Angola, Guinea-Bissau, Mozambico

Tre missionari, tre Paesi, tre storie dei primi passi del Movimento dei Focolari nel continente africano.
Angola

di Gabriele Bortolami, o.f.m. cap. – Manuel Gatchalian s.v.d. 

Prima di arrivare nell’84 in Angola, scrissi una lettera a Chiara Lubich chiedendole a chi potevo rivolgermi per poter condividere la vita d’unità che avevo conosciuto da studente a Venezia. Lei mi diede l’indirizzo di Bernadette e Cipriano, una famiglia che abitava in un quartiere di Luanda.

Più tardi conobbi don Celestino, allora segretario del Nunzio Apostolico, una religiosa della Congregazione dell’Amor de Deus, Carlos dei Maristi e Rodolfo dei Redentoristi che viveva a Huambo. Nei nostri primi incontri a Luanda, ascoltavamo Chiara attraverso delle cassette che avevo portato dall’Italia e che i ladri ci rubarono.

Nell’estate dell’84 vennero a trovarci Ciaccio e Pino, focolarini di Fontem. Con loro abbiamo fatto la nostra prima Mariapoli1 in una chiesetta dei Cappuccini a Luanda. Tutto era in comune: il cibo, la casa, perfino la macchina della missione, era bellissimo!

Nell’ottobre dell’84 caddi in un’imboscata e fui deportato nelle foreste del Sud dell’Angola. Iniziò per me un’avventura tutta speciale nelle basi militari dei guerriglieri dove, dopo qualche anno di prigionia, ho trovato due gen2 con i quali ho potuto vivere la spiritualità dell’unità anche nella foresta.

Ci impegnammo a mettere tutto in comune, perfino le ciabatte e le calze. I nostri incontri erano alimentati dal Collegamento3, un pensiero spirituale che Chiara offriva ogni mese a tutto il Movimento, che ricevevo attraverso la Croce Rossa. In una delle sue lettere Chiara ci disse che attraverso la nostra unità si sarebbe accesa una piccola fiamma di speranza per la pace in Angola. Nell’88 uno dei gen venne ucciso e l’altro divenne Commissario Politico dei guerriglieri.

Nel 1991, dopo sette anni di permanenza tra i guerriglieri, riabbracciai la comunità del Movimento a Luanda. Nel ‘92 Chiara inviò a Luanda tre focolarine e così abbiamo avuto il dono di un focolare in Angola.

Adesso la guerra, durata quarantuno anni, finalmente è terminata. Intanto il Movimento dei religiosi è cresciuto. Anche se siamo distanti e siamo immersi nelle molte attività di ogni giorno, viviamo con Gesù in mezzo a noi e ci incontriamo ogni mese.

 

Guinea-Bissau

di Celso Corbioli, o.m.i.

La Guinea-Bissau era per me un paese molto lontano. Divenne un po’ più vicino nel 1995 con un viaggio fatto insieme ai responsabili del Movimento dei focolari dell’Africa Occidentale.

Incontrammo tutti i religiosi con i quali eravamo in contatto e alcuni studenti francescani. Fu una buona occasione per approfondire la nostra conoscenza e il nostro impegno. Mai avrei pensato che un giorno sarei ritornato come missionario.

Nel 2003, quando sono arrivato, nessuno di quei religiosi era rimasto. Alcuni erano in Paradiso, altri avevano lasciato la missione per ragioni di salute o di età. Alcuni studenti nel frattempo avevano terminato il noviziato e partecipavano al Movimento come gen-re, la seconda generazione dei religiosi.

Il primo anno ero da solo: un’esperienza completamente nuova per me. Ero abituato alla vita di Fontem e mi trovai di colpo senza nessuno che condividesse la vita del Movimento. Alcuni erano addirittura contro. Così ho dovuto ricominciare da zero e ho sperimentato ancora una volta che l’ideale dell’unità può essere la chiave che apre ogni porta.

Un anno dopo il mio arrivo, sono ritornati due religiosi che erano stati in Guinea precedentemente: Mario Faccioli pime e Renato Chiumento ofm. Abbiamo cominciato di nuovo a tener viva la presenza di Gesù in mezzo a noi e poi con le altre persone.

Attualmente mi trovo a N’Dame, nel centro diocesano di spiritualità, dove in vari modi (ritiri, esercizi, ecc.) posso comunicare la spiritualità dell’unità. Dio ha disposto le cose in modo tale che noi tre abitiamo molto vicini e possiamo incontrarci ogni settimana. È un’opportunità straordinaria per rinnovare e mantenere sempre viva la nostra unità.

 

Mozambico

di Leonardo Odorizzi, o.f.m. cap.

Nel 1969 Francesco Maria, Celestino ed io, cappuccini, arrivammo in Mozambico. Tutti conoscevamo il Movimento dei focolari. In un primo momento cercammo di ambientarci e di capire il mondo africano e missionario dove eravamo stati catapultati. Fra l’altro eravamo stati collocati a distanze notevoli l’uno dall’altro.

Ben presto nacque simpatia intorno a noi, non solo fra i cappuccini che ci avevano preceduto nel ventennio precedente, ma anche tra altri missionari e religiose che lavoravano nelle stesse missioni. Scoprimmo che molti religiosi e religiose erano entrati in contatto con il Movimento, soprattutto in Portogallo e spontaneamente nacque una rete di corrispondenza e incontri fra di noi.

Dal 1971 all’inizio del 1974 ci fu un notevole sviluppo di vita ideale in vari centri (Mocuba, Vila Continho, Dondo) dove eravamo in contatto con Arminda Mendes, Micaela Garces e Celina Heleio (Amor di Dio); Oreste e Lodovico Festi, cappuccini; Elisabete (Albertina Crespo), Daniele Stanchina, Ezequiel Gwembe sj e Zilda (Dorotea), insegnanti in una scuola di magistero, Irene Pequito (S. Cuore di Maria), direttrice di una scuola professionale.

Per la presenza di tanti giovani nelle scuole nacquero molti gruppi della Parola di vita e le esperienze circolavano nel bollettino “Parola di Vita”. In Mocuba organizzammo nel 1972 e 1973 due Mariapoli con persone provenienti dalle tre province suddette e catechisti provenienti dalle missioni più vicine. Pubblicavamo la traduzione della Parola di vita in portoghese e etxuabo.

Dalla seconda metà del 1974 all’inizio del 1975 il paese arrivò all’indipendenza. L’esercito di liberazione di stampo marxista entrò progressivamente e spazzò via il bene e il male, perché voleva ricostruire tutto da zero. Prese in mano scuole ed ospedali in modo tale che il personale ritornò al paese di origine o fu spostato. Si trattò di un vero ciclone. In tutti questi anni eravamo in contatto con Marilen e Lucio di Fontem, dove verso la fine del 1974 ho vissuto per due mesi.

L’indipendenza, così come era stata programmata, scatenò quasi immediatamente una guerra civile che è durata quindici anni, durante i quali siamo riusciti a mantenere almeno i contatti con chi era rimasto: Lodovico, Giuseppe Simonini, Micaela Garces, Saverio Torboli, ucciso in un agguato nel 1984, e pochi altri.

Solo a partire dal 1990 c’è stata una vera e propria rinascita anche per l’arrivo di nuovi missionari. Il nostro punto di riferimento si spostò verso Maputo, la capitale, dove arrivò per qualche tempo Valentino Vadagnini ofm cap., che incontravo spesso per lavoro, e dove in seguito fui trasferito anch’io. Anche Micaela Garces si trovava vicino la capitale, dove incontrammo: Benigna di Jesus Pereira della Congregazione di S. Joào de Deus, Umberto Kuipers (sacramentino olandese), Antònio Pequito (società missionaria) e più recentemente Rogelio della Consolata.

Nello stesso periodo ritornarono i mozambicani che per studio o lavoro erano stati ospiti della DDR (Repubblica Democratica Tedesca) e avevano conosciuto il Movimento in quel paese: Filisberto J. Langa e la moglie Adelaide T. Guirrrugo, Anna Pedro e il marito Guilherme e altri.

Apparvero subito persone nuove come Nazarè (che ha passato un mese nella Mariapoli Piero), Maria Teresa Xissaque, Dina, Zaidinha, Pedro Raul Xaquisse. Si faceva l’incontro mensile per la Parola di vita e esperienze.

I focolarini, prima di Johannesburg e poi di Luanda, ci visitavano periodicamente. In occasione della loro venuta organizzavamo un incontro di un giorno o due con tutti quelli che ci conoscevano. Un gruppetto partecipò alla Mariapoli del Sud Africa e quasi ogni anno fino ad ora. Nel 1992 Valentino aveva iniziato una formazione più sistematica con alcuni, ma l’iniziativa durò pochi mesi, perché poi dovette fermarsi per la salute.

In questi anni alcuni di noi hanno avuto la grazia di poter incontrare Chiara: Valentino e Micaela a Nairobi nel maggio 1992; io, Adelaide e Cipriano nel maggio del 2000 a Fontem. Mons. Germano Grachane, vescovo di Nacala, ha partecipato a Roma ad un congresso dei Vescovi amici e a qualche incontro a Maputo.

Particolarmente intenso fu il 2003, per la presenza di Rogelio. Con lui e Adelaide, una mamma di famiglia, c’è stata una bella vita di unità: preparavamo l’incontro mensile della Parola di vita che si svolgeva in una domenica al mese e i frutti si vedevano.

 

1 Le Mariapoli sono una convivenza temporanea o stabile di persone d’ogni categoria sociale, età e vocazione, caratterizzate dalla pratica, da parte di tutti i suoi abitanti, del comandamento nuovo di Gesù: “Amatevi a vicenda come io ho amato voi” (cf. Gv 13, 34).

2 Gen, “generazione nuova” del Movimento dei focolari, sono giovani impegnati a vivere la spiritualità dell’unità in prima persona con radicalità.

3 Il Collegamento, che contemporaneamente mette in comunicazione vari punti nei cinque continenti, è composto da un pensiero di Chiara e dalle notizie sugli avvenimenti più importanti della vita del Movimento dei focolari nel mondo.

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