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Persona e famiglia > Storie

Anche le suore sognano

di Annamaria Carobella

- Fonte: Città Nuova

Passione per la moda e clausura hanno dato vita ad una sartoria di abiti da sposa in un convento italiano

Provengo da una famiglia poverissima. I miei genitori erano contadini e noi eravamo in 7 fratelli. Nonostante ci mancasse un po’ tutto, ci si aiutava a conservare il buonumore. Tra noi si rideva e si scherzava: riuscivamo a divertirci con poco.

Ricordo i balli nell’aia, le corse, le scoperte condivise, mia mamma, con il suo grembiule, che ogni tanto si affacciava alla porta o ad una finestra per controllarci, quando eravamo piccoli, mio padre che la sera suonava la fisarmonica. A tavola si mangiava poco, ma si rimaneva seduti fino a tardi per raccontarsi ogni avventura.

Ciascuno di noi si dava da fare per guadagnare: il fratello più grande faceva il garzone nel forno del paese e qualche volta riusciva a portarci della farina e del pane. Altri due aiutavano il babbo nel lavoro dei campi. Tre sorelle andavano dalle suore a studiare e ad aiutare: così riportavano a casa dei biscotti e qualche marmellata.

Le suore mi hanno aiutata a diventare sarta, ma avevo la passione per la moda e allora la superiora mi ha fatto studiare Design, realizzando così il mio sogno più grande! Poi mi sono fidanzata con Pietro, mio compagno di giochi, e intanto cucivo abiti da uomo e vestiti da sposa per le ragazze del paese. A 26 anni però, al battesimo di un mio cuginetto, ho avvertito che quella mia vita così semplice, ma già così ricca di relazioni e di gioie, non mi bastava

Spesse volte, fin da piccola, smettevo di giocare e mi rifugiavo sotto un grande castagno a guardare il Cielo e a pregare con le mie parole. Dicevo al mio angelo custode: «Angelo santo, stammi vicino, dammi la mano che son piccina. Fammi conoscere meglio Gesù, non mollarmi, guidami tu». E il mio angelo ha superato ogni mia aspettativa: a 27 anni ho lasciato tutto e tutti, anche il mio ragazzo, e sono entrata in clausura.

Varcando la soglia del Convento, la mia nuova casa, in un’altra regione, mi è sembrato di entrare in Paradiso: si realizzava praticamente un altro sogno, di quelli che ti porti dentro da una vita e che si manifestano improvvisamente! Mi sembrava non di camminare, ma di volare!

La nostra vita di suore è semplice, scandita dal suono delle campane. Ogni suono è diverso: c’è quello che ci invita alla preghiera, un altro al lavoro, ciascuna in un posto diverso, c’è quello che ci ricorda il momento dei pasti o la ricreazione insieme. Ciascuna di noi ha dei talenti: c’è chi disegna o suona benissimo il pianoforte o la chitarra, chi ha la passione per la cucina o per scrivere, o creare oggetti con materiali diversi.

Viene tanta gente a confidarsi e raccontarci di sé: c’è tanta sofferenza, molta ansia, infinite preoccupazioni personali, familiari, lavorative. Tutti ci chiedono ascolto, consigli, preghiere. Noi accogliamo tutto con la certezza che il buon Dio provvederà. Ciascuno ci porta però anche i suoi sorrisi, oltre che le sue lacrime: chi lascia un’offerta, chi qualcosa da mangiare.

Foto: AUREN RICHMOND / UNSPLASH

E poi c’è una mia amica che ci lascia quotidiani e riviste (tra cui Città Nuova) e libri tra cui quello del prof. Rino Ventriglia: Custodi dei sogni. L’ho letto tutto d’un fiato e mi è nata un’idea che ho comunicato subito alla mia superiora. Ho pensato di aprire una sartoria di abiti da sposa riparando o abbellendo quelli usati che tante donne ci portano, per metterli a disposizione di ragazze che non si possono permettere di acquistarli in un negozio. In cambio, chi può, ci lascia un’offerta. È stato un successo!

Vedere la gioia delle future spose che possono scegliere tra tanti abiti, vederle piangere nel poter coronare il sogno di avere un bellissimo vestito per un giorno così importante, mi ha fatto rinascere: sono diventata custode del loro sogno e l’abbiamo così realizzato insieme.

Ho guardato con occhi nuovi il mio saio color sabbia: è il mio vestito da sposa! Sperimento che ogni rapporto autentico ci trasforma, come scrive Rino nel suo libro. Guardando negli occhi ognuna di queste donne, entro nel loro mondo, nella loro famiglia, nella loro vita, ma anche loro entrano nella mia. Ed è una sensazione bellissima!

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