Anche la medicina oggi ha la sua “notte”?

Èdi queste ultime settimane la tragedia di otto morti avvenuta in un ospedale del sud Italia per errata connessione di tubi erogatori di gas anestetici ed ossigeno. Certamente il nostro paese riscuote la stima dell’Organizzazione mondiale della sanità per il sistema sanitario realizzato, ma non per questo si deve omettere di denunciare la superficialità ed il malaffare che si annida purtroppo in alcune di queste strutture. E non si può ignorare che le numerose riforme avvenute in questo settore negli ultimi anni sia servito ad eliminarli. Ma il problema non riguarda solo il nostro Paese. Un mese fa il dr. Raymond Towey, tornato in Inghilterra dopo 14 anni di duro lavoro in Africa, ha aperto una dura polemica dalle pagine del British Medical Journal. Qui si fanno interventi a cuore aperto a cani e gatti, mentre in Africa rimandiamo pazienti a casa perché non si possono operare. La disparità tra le cure mediche che il mondo occidentale eroga agli animali domestici e quelle che gli essere umani si possono permettere nell’Africa Sub-sahariana è oscena. Da qualche tempo importanti case farmaceutiche impiegano sempre maggiori risorse per la scoperta di farmaci adatti agli animali, considerato che il suo mercato è in progressiva crescita. Sempre rimanendo nella cronaca di questi giorni, il New England Journal of Medicine pubblica due editoriali nei quali denuncia la morte per grave danno epatico di alcuni pazienti trattati con un nuovo, costoso antibiotico, nonostante fosse stato approvato dalla Federal drug administration, quella che una volta era considerata la severa agenzia che approvava l’ingresso in commercio dei farmaci. Dopo questa denuncia sono invocate nuove leggi per rendere il controllo dei farmaci più efficace, sia in fase di sperimentazione, sia di prescrizione al pubblico. Sempre la stessa rivista, in un precedente editoriale dell’inizio di aprile, riferisce di un nuovo dispositivo, una sorta di pace-maker, da applicare sul collo di persone affette da depressione persistente e non suscettibile di controllo coi soli farmaci. Anche in questo caso la Fda avrebbe concesso il nulla-osta per la sua applicazione, suscitando polemiche autorevoli sulla sua effettiva efficacia. Attualmente l’Agenzia ha richiesto ulteriori approfondimenti e studi, prima di approvarne l’introduzione nella pratica clinica. Tuttavia, quasi contemporaneamente, i media italiani annunciano l’applicazione del dispositivo in questione ad alcuni pazienti italiani presso un importante ospedale del nord Italia. Il dispositivo sarebbe stato importato dalla Germania. E poi una nuova serie di insuline e di farmaci orali per la cura del diabete che, se non dannosi, sono, con quelli già disponibili, superflui. Detenuti americani sottoposti a sperimentazione di nuovi farmaci: persone od oggetti? Ci fermiamo qui, ma potremmo citare la deregulation che avviene nell’ambiente universitario e ospedaliero italiano e del mondo occidentale. Potremmo fare un’analisi storica per dimostrare come sia in atto da tempo un declino della medicina moderna che del resto attraversa trasversalmente un po’ tutta la società contemporanea. Tuttavia alcuni segni di luce cominciano a risplendere. Ne parleremo nella prossima rubrica.

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