Anche io vado a caccia di Pokémon

Il nuovo gioco che sta facendo impazzire i giovani, e non solo, spiegato da un giocatore di 12 anni, che ci presenta vantaggi e pericoli. Citato anche dal presidente della Repubblica Mattarella, Pokémon go è stata l'applicazione mobile più scaricata nella settimana di lancio
Pikachu

È stata da poco lanciata la nuova applicazione della Nintendo games di Pokémon go, disponibile dal 15 luglio in Italia. Questa applicazione, o per meglio dire gioco, consiste nel girare per il proprio quartiere o per la propria città in cerca di questi  mostriciattoli chiamati pokémon che sbucano da ogni dove nel bel mezzo dell’esperienza virtuale. Per catturarli servono delle pokeball, proprio come nel celebre cartone animato dei pokémon. Queste pokeball vengono prese tramite i pokestop che si trovano nei luoghi di cultura o nei musei della propria città.

 

Come in ogni gioco, ci sono delle cose buone, ma anche altre meno buone. Iniziamo dalle cose buone: per giocare a questa applicazione bisogna per forza alzarsi dal proprio divano o poltrona e camminare per riscuotere le pokeball. Si può dire che la Nintendo games è riuscita a creare un gioco per far muovere i ragazzi. I pokestop si trovano appunto nei luoghi di cultura e nei musei e quindi i ragazzi riescono anche ad imparare qualcosa giocando.

 

Le cose meno buone invece sono altre: alcune persone, giocando, hanno cercato pokémon correndo anche in posti in cui bisognerebbe riflettere e meditare, come i campi di concentramento di Auschwitz, e non sono mancate proteste e richieste di esclusione di tali luoghi dal gioco. I pokémon si possono trovare anche per strada, e proprio per questo è anche successo che alcune persone stavano per fare – o hanno avuto – un incidente. Sui media sono state anche fatte delle foto di dubbia provenienza dove alcuni cartelli luminosi avvertivano di non giocare a Pokémon go alla guida.

 

Un’avvertimento all’inizio del gioco recita così: «Durante il gioco presta sempre attenzione all’ambiente che ti circonda» per avvertire appunto i giocatori che non bisogna sempre avere gli occhi fissi sullo schermo, ma occorre guardarsi intorno ed evitare pericoli ed incidenti.

 

Ancora una volta siamo coinvolti in un mondo in cui il confine fra il reale e il virtuale è un confine debole e difficilmente tracciabile. Sta a noi capire che si è immersi in un mondo virtuale e a noi saperne uscire arricchiti e divertiti.

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