Amicizia vera, il miglior regalo natalizio e anche un antidoto

«Vi ho chiamato amici». L’amicizia ci consente di combattere l’avvelenamento dell’indifferenza, causa di insofferenze, di avidità, di intolleranze, di astio, di rabbie, di esclusioni, che ci rubano letteralmente la gioia di vivere e ci consegnano al “male di vivere”
Amicizia. Foto di Sasin Tipchai da Pixabay

Durante la recente marcia della pace a Roma, don Luigi Ciotti ha dichiarato che: «Oggi la differenza la fa l’indifferenza», con ciò mettendo a nudo un’amara verità, ovvero quella di un veleno penetrato nei gangli vitali del nostro vivere, che porta al raffreddamento degli animi e all’isolamento tra gli individui.

A ridosso di un Natale molto problematico, ma sempre stimolante di energie insospettate, la corsa ai regali può, forse deve, arricchirsi di un dono che non richiede un costo monetario, ma piuttosto un salto di qualità nelle relazioni umane, e che può preservarci da un diffuso avvelenamento, perché possiede una spesso ignorata potenzialità di benessere, a cui in genere si crede poco.

L’amicizia vera, invece, è qualcosa di molto avvolgente la vita di ciascuno, per cui si apre con fiducia la porta del nostro animo, che vede aprirsi a sua volta la porta di accesso di un altro animo. Segue poi l’interesse non formale, per cui si passa alla confidenza, inattesa prima, possibile dopo. Ci si vuol vedere e rivedere, da vicino o da lontano ormai, si prova così un senso di appoggio, irrobustito da aiuti e scambi. L’amicizia, se coltivata, produce molta serenità e la diffonde anche alla quotidianità famigliare o lavorativa, aumenta la capacità di empatia, semplifica i momenti difficili, anzi talora li illumina, ci rende più generosi verso un’alterità prima ignota e poi ravvicinata e percepibile.

Così le differenze non fanno più paura, anzi si congiungono su un altro piano. E tutto ciò aiuta a diffondere un clima di pacificazione, come si verifica persino con le tante amicizie che, pur in zone di conflitto permanente, nascono anche tra membri delle parti in guerra, aprendo così nuove possibilità.

E non vale a mio avviso l’adagio che gli amici siano per forza pochissimi, ci sono in verità spazi di nuovi incontri sorprendenti, dipende infatti da noi tirare fuori il patrimonio umano, che giace come un deposito aurifero dentro la nostra interiorità e investirlo in relazioni possibili senza confini o pareti divisorie.

L’amicizia sociale, quindi, di cui parla sempre papa Francesco, come del resto Gesù aveva ben ricordato ai suoi discepoli, chiamandoli appunto amici. Forse è proprio questa la giusta battaglia per combattere l’avvelenamento dell’indifferenza, causa di insofferenze, di avidità, di intolleranze, di astio, di rabbie, di esclusioni, che ci rubano letteralmente la gioia di vivere e ci consegnano al “male di vivere”.  Un regalo perciò non certo solo natalizio, ma sempre a portata di mano e di cuore, e anche un antidoto molto efficace.

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