Alphonse Mucha, il fascino dell’Art Nouveau

200 opere esposte a Roma, al Vittoriano, celebrano il genio della pubblicità. Manifesti, litografie, oggetti decorativi testimoniano uno stile inconfondibile. Fino all'11 settembre
Alphonse Mucha

Arte della pubblicità, e alla grande. Il fascino di un creatore di manifesti, oggetti decorativi tra fine '800 e primi del '900 rimane immutato nelle oltre 200 opere esposte a Roma, al Vittoriano. Dalle vetrate alle scatole di biscotti e di profumi, dal manifesto per la diva Sarah Bernhardt che lo incontra e gli dice: «Signor Mucha, lei mi ha reso immortale», la sfilata di lavori di questo genio della pubblicità incanta tuttora.

 

Più che le tele patriottiche e storiche della sua Moravia, che sanno oggi di retorica, anche se sincera, rimaniamo stupiti da un’arte cartellonistica che vive di un segno inconfondibile: preciso, elegante, floreale. Un amore per la decorazione sinuosa, dai colori chiari, ammiccante al punto giusto. Sono le sue donne: alte, lineari, dai volti gentili. Sono donne forti e protettive, rassicuranti per i bambini, seducenti per gli adulti: Giovanne d’Arco e Medee, le ignote e le celebrità come Ethel Barrymore, Leslie Carter.

 

La mano leggera di Mucha stilizza, ma non irrigidisce i contorni delle figure, le idealizza, ma non sino a farle algide. La femminilità sinuosa dell’Art Nouveau è il tocco geniale di Mucha, la sua migliore creazione, quella che piace a D’Annunzio e a Proust e a Debussy, più che le tele ideologiche degli anni successivi, quando è al culmine della celebrità.

 

Con lui si passa dalla litografia del 1897, Nestlé's food for infants (sì, la pubblicità per la casa svizzera!) allo Zodiaco – un profilo di donna dai capelli rossi sciolti vivido come un Raffaello del '900 –, dalla Madonna dei gigli del 1905 – un misticismo floreale dell’artista massone – all’Anello Peacock in opale e oro; dal frontespizio del volume Le Pater alla litografia Les Amants: questo è il mondo, per lui vero e reale, di Mucha.

 

Linea trasparente come un brano di Debussy, ricca ma non barocca, decorativa senza altra enfasi se non l’amore per un movimento che è poi vita. In definitiva, musica. È questo il senso più profondo dell’arte di Mucha. Da scoprire.

 

Fino all’11 settembre (catalogo Skira).

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