All’Onu di Ginevra

L’Onu nell’ottobre di ogni anno indice nella sede di Ginevra la Giornata internazionale per lo sradicamento della povertà: quest’anno New Humanity, l’Ong del Movimento dei focolari con status consultivo speciale presso Onu, ha presentato in questo ambito, in collaborazione con l’Alto commissariato per i diritti umani, il progetto dell’Economia di Comunione (EdC). In un’ampia sala del Palais Wilson di Ginevra, sede dell’Alto commissariato per i diritti umani e di altri enti dell’Onu, nel pomeriggio del 18 ottobre 2004 si è tenuta una tavola rotonda sul tema: Povertà e sviluppo nella prospettiva della reciprocità. La proposta dell’Economia di Comunione. Apertura affidata alla messicana Maria Francisca Ize-Charrin, assistente dell’Alto commissariato per i diritti umani, e la moderazione a Ricardo Espinosa, colombiano incaricato dei rapporti con le Ong riconosciute all’Onu. Alberto Ferrucci ha presentato la storia dell’EdC e Luca Crivelli, economista, una riflessione su povertà ed l’economia dal volto umano. Ma la vera novità – nelle sale avvezze agli annunci ed alle argomentazioni più sofisticate e diverse – è stata la successiva testimonianza di José Luis Berriel, uruguayano, padre di sei figli, che ha fatto rivivere la realtà della sofferenza di un popolo afflitto dagli effetti collaterali della globalizzazione. E ha dimostrato, grazie a tanti episodi concreti, la novità di un modo diverso di affrontare queste situazioni, possibile quando si è informati da una cultura di comunione. Non poco stupore è stato manifestato dal moderatore Ricardo Espinosa, avvezzo a tutti i contributi delle Ong nel mondo, il quale con grande capacità ed intelligenza ha sottolineato la novità che risuonava in quella sala, cioè l’applicazione della fraternità. Nel nostro quartiere – ha detto José Luis Berriel – ogni giorno aumentava il numero di donne e bambini bisognosi di aiuto, perché costretti a vivere in situazioni limite; quando i nostri vicini iniziarono ad innalzare recinti attorno alle proprie case per proteggersi dai furti, dal momento che tutto quanto avevamo era un regalo di Dio, la nostra preoccupazione fu piuttosto quella di far sì che chiunque suonasse alla nostra porta ricevesse qualcosa: cibo, vestiti, un sorriso, un momento di compagnia. Con il tempo alcuni dei vicini, vedendo questo movimento, iniziarono a portarci vestiti ed altro dicendoci: Se non servono a voi, certamente saprete a chi potrebbero servire; così nella nostra casa fu creato un angolo nel quale erano conservati i beni da condividere. Con grande semplicità José poi ha aggiunto: All’inizio degli anni Novanta stavo lavorando in una multinazionale in qualità di tecnico elettromeccanico, quando un giorno il mio superiore mi confida che il management ha deciso di chiudere la produzione in Uruguay. Per questo, dei cinque posti di lavoro del nostro settore se ne sarebbe salvato solo uno. Essendo io l’unico collaboratore in grado di svolgere certi lavori, avrebbero tenuto me. Parlandone con i colleghi, mi rendo conto che per uno di loro perdere il posto di lavoro avrebbe comportato conseguenze terribili, per il fatto che proprio in quei giorni aveva perso il proprio impiego anche la moglie. Nella sofferenza di questo collega intuisco che se voglio essere coerente con le mie idee, questo è il momento buono per dimostrarlo. Confrontandomi con Maria Teresa, subito mi pare evidente che la nostra ricchezza non sta nel tenerci strette le nostre cose, quanto piuttosto nel dare liberamente. Pertanto propongo a questo collega di usare il tempo rimastoci per trasferire a lui le competenze che ancora gli mancano, in modo tale che fosse lui a mantenere il posto. La mia proposta lo sorprende molto ma accetta ed anche il capo è d’accordo. Poco tempo dopo trovo un nuovo lavoro. Non solo è migliore del precedente, ma grazie alla liquidazione dell’impresa che lasciavo riusciamo ad ottenere un mutuo per comperare una vecchia casa per la nostra famiglia. L’esperienza di microcredito del Bangko Kabayan, nelle Filippine, la testimonianza dell’imprenditore belga Philippe Prégardien della vetreria Sprimoglass, quella di Klemens Fritschi e Michele Michelotti della azienda commerciale Ridix di Torino e degli svizzeri Jean-Michel e Patricia Besson hanno completato il quadro della presentazione del’EdC. Al susseguente dibattito ha partecipato Cornelio Sommaruga, già presidente della Croce Rossa Internazionale, che ha messo in rilievo la globalizzazione delle responsabilità e ha sottolineato come molto importante che i princìpi applicati liberamente nell’economia di comunione conducessero alla solidarietà con la povertà. Ha pure aggiunto di essere colpito, nelle esperienze degli imprenditori, dall’onestà personale che veniva ad essi richiesta, definendo l’EdC fraternità ed amore in economia. Conclusione: Oggi ci avete dato l’esempio della forza che rappresenta la società civile. Vedendo come funziona l’EdC si può passare dalla micro alla macro-economia, alla nozione di potere politico. Padre Dominique Peccoud, esperto etico del Bureau international du travail, ha da parte sua sottolineato come una spiritualità – quindi qualcosa che porta alla promozione dei valori – permette di far scaturire un sistema economico efficace, aggiungendo: Il sistema globale delle Nazioni Unite è fondato quasi esclusivamente sui diritti ed assai poco sui valori paralleli a quei diritti. Oggi abbiamo visto come una spiritualità – cioè un incentivo unicamente spirituale – produca risultati che altrove si cerca di ottenere tramite il diritto. Il rappresentante della Santa Sede, l’arcivescovo Silvano Tomasi, ha messo invece in evidenza che il progetto EdC trasforma l’ambiente di lavoro e genera comunione, con il risultato che gli utili sono condivisi con i bisognosi , e sottolineava che questo fatto è un meccanismo che si inserirà nel contesto economico mondiale, creando comunione. Infine, Teny Pirri-Simonian, del Consiglio ecumenico delle chiese, concludeva: Penso che l’EdC avrà grandi frutti. Farà storia, perché non è un’opera umana. E dire che tutto questo ha radice in una donna: Chiara!. L’EdC ha suscitato grande interesse, coinvolgendo per tre ore oltre ottanta persone assai qualificate, tra cui 10 diplomatici, 7 funzionari dell’Onu di vari settori, 9 esperti provenienti da centri di studi e ricerca (tra cui il Consiglio ecumenico delle chiese, il Centro ortodosso e la giapponese Rissho Kosei-kai), 24 rappresentanti di Ong accreditate all’Onu e 15 imprenditori. Il giorno dopo, la Tribune de Genève, maggiore quotidiano della svizzera francese, ha titolato: L’Economia di Comunione ha fatto il suo ingresso all’Onu.

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