Alla scoperta degli Inca

Nel Museo di Lima, un incontro con le antiche civiltà precolombiane del Perù
museo archeologico lima

A Lima, nella Plaza Bolìvar, ha sede il Museo nazionale di archeologia, antropologia e storia del Perù, il più antico e importante del Paese. Vi sono esposte oltre 100 mila testimonianze culturali e storiche delle civiltà precolombiane del Perù:un vero mare magnum in cui saziare gli occhi! Tessuti, ceramiche, sculture, monili – spesso di straordinaria raffinatezza ed eleganza; sempre, anche nei manufatti più umili, di estrema fantasia – sono qui a tracciare storia ed evoluzione artistica delle genti che popolarono una regione che va ben oltre i confini attuali del Perù, dandoci culture importanti e fiorenti come la Chavin, la Vicus, la Nazca, la Wari, la Chimu ed altre; fino a quella degli Inca, a noi più nota, e che certamente eccelse su tutte. Gli Inca, il cui impero favoloso sopravvisse fino al 1533, data dell’assassinio dell’ultimo imperatore Atahuallpa, ad opera dei conquisatdores di Pizarro.

 

Nella totale assenza di fonti scritte, parlano, o dovrebbero parlare, gli oggetti stessi. Vasi, sculture, capi di vestiario, gli utensili più vari, non offrono forse allo sguardo, in un brulichio di immagini e di forme, tutti gli aspetti della vita quotidiana, anche se permeati di una tensione al trascendente? Eppure, proprio per il riferimento al sovrumano, al mondo mitico-religioso, può esserci una rispondenza di significato, può non essere agevole la lettura di questi oggetti fatti per “pensare” più che per “servire”.

 

Facendo di queste riflessioni, sto ammirando una testina in pietra che fungeva da concio in un edificio, quando alzando gli occhi noto tra gli altri visitatori un giovane bruno le cui fattezze mi ricordano certe piccole sculture appena ammirate. «Scusi, lei è peruviano?». È proprio così, e purosangue, come sembrerebbe dal cognome Huallpa, che non ha nulla a che vedere col mondo ispanico.

 

Teofilo parla il quechua, la lingua degli Inca, ed è originario di un villaggio andino di 500 anime appena, che si regge sull’agricoltura e sull’allevamento di pecore e bovini. Non lontana è Cuzco, l’antica capitale dell’impero incaico. Di famiglia molto modesta, Teofilo è in cerca di lavoro; la sua aspirazione è studiare e, chissà, fare un giorno il giornalista. Finora non aveva mai avuto la possibilità di visitare né musei né antiche città, tranne la misteriosa Machu Picchu: solo ora ha questo contatto più diretto con le sue radici.

 

Continuo la visita con lui. È uno scoprire insieme, e questa volta attraverso i suoi occhi. Con gioia e stupore, riconosce i volti, le testimonianze della sua gente; e mi spiega cose che nessun catalogo riporta, usi e costumi antichissimi che tuttora, in parte, sopravvivono. Così, partito dall’ammirazione soltanto estetica, mi è dato un vero incontro con una cultura tanto diversa dalla mia. Grazie a Teofilo, ora sono parte di me.

 

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