Alla radice di una scelta

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La società civile si muove in difesa della legge sulla procreazione artificiale. Movimenti e associazioni ecclesiali, esponenti della ricerca scientifica, della medicina, della cultura; dirigenti delle associazioni professionali ed esponenti politici dei diversi schieramenti, della società civile e del lavoro, si stanno organizzando per lanciare una campagna di informazione e di mobilit zione dei cittadini italiani in vista dei referendum che intendono introdurre sostanziali modifiche alla legge 40/2004. Cattolici e non cattolici intendono dare vita ad un Comitato che si moltiplicherà capillarmente in tutta Italia, per suscitare una grande dibattito civile che, a partire dal valore della vita considerato in tutti i suoi aspetti, proponga una visione dell’uomo e della società capace di affrontare le sfide del nostro tempo – in particolare quelle poste dalla ricerca scientifica – rimanendo fedeli e approfondendo i valori etici universali, condivisi da tutti coloro che mantengono una coscienza retta. Dando loro la parola, si comprende la molteplicità e la profondità delle motivazioni che hanno determinato la decisione di intraprendere la campagna. A partire da questo numero, Città nuova, attraverso brevi interviste, ospita sia singole personalità, sia i rappresentanti delle associazioni e dei movimenti impegnati nella campagna. Cominciamo con Paola Bignardi, Carlo Casini, Edoardo Patriarca. UNA CAMPAGNA DI EDUCAZIONE ALLA VITA E DI TESTIMONIANZA Intervista a Paola Bignardi, presidente dell’Azione cattolica italiana. Dott.ssa Bignardi, come viene vissuta dall’Azione cattolica italiana la campagna, promossa in particolare dal laicato cattolico, relativa alla legge sulla procreazione artificiale ai referendum che vogliono modificarla? Noi vorremmo che la questione dei referendum fosse l’occasione per una campagna educativa sulla vita e ci stiamo organizzando per questo, a partire dai gruppi associativi parrocchiali, perché la questione tocchi le persone più alla base della vita della chiesa. È un’occasione in cui, da credenti, ci mettiamo di fronte al grande valore della vita e ne ricomprendiamo tutta la dignità. Ma da credenti ci mettiamo di fronte anche a tutte quelle situazioni nelle quali oggi la vita è mortificata: la credibilità della nostra posizione sulla questioni suscitate dai referendum passa anche attraverso un impegno complessivo per la promozione della vita ovunque sia minacciata e umiliata. La vita di chi è debole deve diventare – in maniera molto forte – l’assillo di ciascuno di noi, delle nostre famiglie e dei nostri progetti associativi. Dunque, occasione per una grande campagna culturale, ma anche di sensibilizzazione che metta in discussione i nostri stili di vita rispetto alla vita in tutti i suoi aspetti. Dunque questa iniziativa non ha nulla a che fare con una posizione di partito, o con gli attuali schieramenti politici? No, la nostra è una posizione culturale, è il ravvivare il nostro impegno ecclesiale di accogliere la vita a partire dalla vita dei più poveri, e nessuna vita è più povera di quella di colui che non è nato. Attraverso questo impegno noi diciamo in che chiesa crediamo: una chiesa che difende tutto l’uomo, inteso come via della chiesa. Abbiamo la convinzione che oggi l’evangelizzazione passi attraverso la nostra capacità di dire la bellezza e il valore della vita. Il vangelo è per la vita; noi non annunciamo un vangelo astratto: non convincerebbe nessuno, rischierebbe di diventare perfino ideologico. Presidente, lei è donna e l’Azione cattolica è innervata dall’azione di molte donne: come valutate la posizione di altre donne che su questi temi sono su posizioni opposte? Credo che sul tema della vita vi siano delle diversità che hanno radici culturali moto lontane e molto profonde. Ad esempio io, da donna, penso che un figlio sia un dono, non sia un diritto. La maternità che una donna esercita non ha esclusivamente la forma della maternità fisica, per cui si debba avere un figlio a tutti i costi. Ci sono molte forme di maternità che danno espressione all’essere donna e al desiderio di una donna di essere madre. Noi crediamo al valore sacro, indisponibile della vita e questo ci porta ad avere un atteggiamento, prima di tutto, di rispetto, piuttosto che di possesso, cioè di considerare una persona – e dunque anche il figlio – solo in relazione a me. PRIMA DI TUTTO, I DIRITTI DEL FIGLIO Intervista a Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita. Presidente Casini, quali sono, a suo avviso, i punti principali sui quali focalizzare l’attenzione della campagna? Secondo me la questione fondamentale resta quella dell’uomo. Il principio dell’uguale dignità di ogni essere membro della famiglia umana è una grande conquista della modernità. Pronunciamenti laicissimi, qual è la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, sostengono che non contano le apparenze e le funzioni dell’essere umano – cioè ciò che ognuno sa fare e le sue forme – ma conta il fatto di essere partecipi di una comune umanità. Un principio che abbiamo ormai affermato in tutti i campi, basti pensare agli schiavi, agli stranieri, alle donne, ai bambini; ora, quando si parla di un bambino in provetta, bisogna rispondere inevitabilmente alla domanda razionale se egli sia una cosa oppure un essere umano. E devi rispondere prima ancora di generare, e decidere se colui che sarà generato potrà essere distrutto oppure no. Anche solo il fatto di porre una tale domanda è un elemento di grandissima rilevanza. Posto che è legittimo indire dei referendum sulla legge riguardante la procreazione artificiale, quali aspetti spingono a rifiutare tali referendum? Anzitutto il fatto che dietro questa legge ci sono anni e anni di lavori e di discussioni; vari governi di diversi orientamenti politici, dal 1984 in poi, avevano incaricato commissioni di scienziati per l’approfondimento del problema. Non è certo una legge nata per caso e, dunque, in qualche modo ripugna che una discussione così prolungata e approfondita venga risolta, senza una adeguata sperimentazione della legge stessa, attraverso un referendum che semplifica al massimo questioni complesse. D’accordo sulla complessità delle questioni, ma qual è il principio ispiratore della legge che, a suo avviso, dà la motivazione più forte per difenderla? Al di là dei dettagli, il principio ispiratore della legge è semplice e razionale: nella procreazione artificiale sono coinvolti gli interessi di molti soggetti ma, certamente, il primo interesse da tutelare è quello del procreato, del figlio. La legge difende i diritti di tutti i soggetti coinvolti, in particolare quelli del concepito. Dunque, seppure si vuole ammettere la procreazione artificiale – dico seppure perché c’è una riserva di fondo da parte dell’antropologia cristiana – almeno si dia una speranza di vita al concepito e una paternità e maternità vere secondo ogni aspetto e conosciuta. I referendum, ciascuno per la sua parte e, a maggior ragione, se considerati globalmente, introducono nuovamente il far west procreatico, cioè avrebbero lo stesso effetto del referendum – abrogativo dell’intera legge – che la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile. Bisogna rendersi conto che c’è un far west eccezionale, costituito dalle mamme-nonne, dagli uteri in affitto, ecc.; ma c’è anche un far west quotidiano che era la produzione di embrioni generati sapendo che si sarebbero dovuti distruggere: selezione pre-impianto, produzione in soprannumero, congelamento, sperimentazione sugli embrioni; e, ancora, la riduzione fetale, cioè l’aborto di uno o più feti, nel caso la gravidanza fosse plurima: tutto questo è ciò che i referendum vorrebbero reintrodurre. IN GIOCO LA PERSONA E LA DEMOCRAZIA Intervista a Edoardo Patriarca, già presidente dell’Agesci, oggi esponente del Terzo settore. Prof. Patriarca, perché ritiene necessario impegnarsi in questa campagna? L’ho percepito anche come un segno della Provvidenza, perché per noi, cattolici impegnati dentro la storia di questo Paese, può essere una grande occasione per convincere – con pacatezza e mitezza, oltre che con testimonianza ferma e coraggiosa – di come la vita sia un bene prezioso e che dietro questo tema della vita e della persona c’è anche il tema della democrazia; infatti, se la democrazia si riduce a un mero sistema di regole senza contenuti, può cadere in mano ai poteri forti; solo una democrazia davvero attenta alla dignità della persona e fondata sui valori della vita potrà avere un futuro. Ci spetta di dare testimonianza; non perché siamo i più bravi, ma perché su questo tema la comunità cristiana e in particolare il laicato cattolico, anche nel secolo scorso, ha maturato una grande esperienza. A volte si nota, all’interno del mondo cattolico, una sorta di divisione – che in parte poi si ripercuote anche a livello politico – tra coloro che si occupano del valore della vita e coloro che sono più attenti ai valori sociali. Lei è stato sempre – e continua ad esserlo – nell’impegno sociale, e oggi ha abbracciato questa campagna per la vita: che rapporto c’è fra le due cose? Credo che noi cattolici dobbiamo compiere un passaggio di maturità; ho sempre pensato che la dottrina sociale della chiesa, il magistero… tutto ciò che il Signore ci ha donato attraverso l’esperienza di questi anni, non può essere ridotto ad uno spezzatino, né possiamo farci condizionare dallo strano bipolarismo politico italiano: i cristiani sono dalla stessa parte sia quando difendono la vita, la famiglia, sia quando si fanno promotori della pace, e sono stati vicini al papa quando ha detto no alla guerra in Iraq. Credo che dovremmo essere gli stessi; non dobbiamo accettare di farci leggere come cattolici di sinistra, che sono quelli visti come più attenti ai temi della pace e dell’economia, o come cattolici di destra, che sono quelli più vicini alla famiglia e alla vita; credo che il messaggio sia unico, e dobbiamo testimoniare che ha una sua bellezza e una sua unitarietà.

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