Alitalia, privilegi e bene comune

Dopo il recente spostamento dei voli Alitalia da Milano-Malpensa a Roma-Fiumicino, atterrando in quest’ultimo aeroporto bisogna mettere in preventivo, rispetto agli orari ufficiali, anche l’infinito tempo necessario per raggiungere in bus il terminal dalla remota area in cui spesso l’aereo parcheggia per carenza di accessi diretti. In partenza, invece, bisogna prevedere altrettanto tempo per i controlli di sicurezza e per l’attesa in coda prima del decollo. Questo è il risultato dello spostamento dei voli da Malpensa a Fiumicino, giustificato dall’imperativo di ridurre i costi di gestione di una Alitalia quasi in stato di insolvenza. Perché i costi si riducono? Perché gli aerei Alitalia spostati a Roma evitano i costi di volo e pernottamento a Malpensa degli equipaggi residenti a Roma che si sono sempre rifiutati di trasferirsi nelle brume del Nord. Un privilegio da 200 milioni di euro all’anno. Vengono al pettine i nodi degli ultimi 20 anni e le responsabilità della presente situazione vanno ripartite tra tutti i soggetti coinvolti in Alitalia, dai governi ai manager pubblici e privati che si sono susseguiti in azienda, ai lavoratori e alle rappresentanze sindacali. Nei fatti, nessuna azienda al mondo, quando apre una nuova sede, è disposta a pagare per anni tempi e costi di trasferta ai suoi dipendenti. A casa nostra possono permetterselo solo aziende che agiscono in condizioni di monopolio; per fortuna l’Unione europea ha imposto anche all’Italia voli alternativi. Così l’Alitalia si è dovuta adeguare alle tariffe della concorrenza, ma non lo ha ancora fatto per i costi di gestione! Vendere o non vendere? Air France certo non compera se non le si permette di eliminare i privilegi, assieme all’eccesso di personale creato negli anni da una gestione di monopolio, inquinata da gravi interferenze politiche, che hanno, tra il resto, concentrato su Roma le assunzioni. Attendere non serve a nulla, dicono ormai oltre 400 dipendenti che sfiduciano i sindacati e che vedono in Air France la possibilità di una gestione che dia prospettive di sviluppo. Alitalia è sull’orlo del fallimento. Venderla è diventata una necessità. Per i sindacati, sia confederali che di categoria, adesso il problema cruciale è quello di contenere la portata degli esuberi e rinunciare ai privilegi esistenti per ridare competitività all’azienda e un rilancio nel contesto internazionale. Dirigenza, maestranze e sindacati sono chiamati ora a mettere al centro la cultura del bene comune: offrire un buon servizio aereo agli italiani e a quanti vogliono venire a visitare il Bel Paese.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons