Ali bianche su mari anneriti

Quel candido piumaggio degli uccelli in volo contrasta con lo sfondo del mare verde smeraldo che comincia a macchiarsi di petrolio, ormai prossimo alla spiaggia presidiata da un cordolo di protezione. Siamo a metà novembre sulla costa orientale di Crissy Field, San Francisco, negli Usa. La nave Cosco Busan ha appena colpito uno dei pilastri del ponte sulla baia. La settimana successiva nel Mar Nero (un nome, un destino!), una petroliera russa ha perduto 2 mila tonnellate di greggio. Un disastro ecologico dopo l’altro, tanto che la notizia dell’enorme fuoriuscita di petrolio da una supernave di 146 mila tonnellate, avvenuta venerdì 7 dicembre sulle coste vicino a Mallipo, nella Corea del Sud, ha meritato ben poco risalto sui media. L’opinione pubblica non si rassegna a tanta acquisita normalità e preme sulle autorità internazionali in modo che non restino impotenti. Il pianeta non è proprietà esclusiva della generazione attuale. È solo in prestito, per poi consegnarlo a quella futura. In condizioni almeno accettabili.

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