Al servizio della comunione dei carismi

In Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, un gruppo di religiosi, composto da un cottolenghino, un fratello delle scuole cristiane, un domenicano e due somaschi, anima la vita dei religiosi membri del Movimento dei Focolari.
Stoffa colorata

“Non si tratta… di credere a lui è presente solo per fede, perché lui l’ha detto. No: Gesù fra noi, se c’è, si fa sentire, se ne può avere l’esperienza”. “Egli attesta, dimostra di non essere una realtà soltanto di un tempo passato, perché è Colui che, mantenendo la sua promessa: ‘Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28, 20), è presente, vivo, luminoso, amante anche oggi tra i fratelli. Portare Lui in mezzo a noi è il nostro grande dovere”.

Queste parole di Chiara Lubich, che descrivono la realtà di Gesù “in mezzo a noi”, costituiscono il fondamento del nostro gruppo. Il nostro incontrarci si perde nei piani misteriosi dello Spirito che guida la Chiesa di Cristo nelle sue grandi o piccole manifestazioni. Vivere con la costante presenza di Gesù “fra noi” è l’impegno di tutti i religiosi membri del Movimento dei Focolari, ma a noi è stato chiesto di metterci concretamente a servizio della comunione dei religiosi di diverse Famiglie, anzitutto vivendo una profonda vita fraterna.

Ancora oggi è nostra abitudine non dare mai per acquisita la certezza della presenza di Gesù “fra noi”. Il nostro ritrovarci si edifica sempre sulla solida base del richiamo: “Prima di tutto l’amore reciproco, perché Gesù sia in mezzo a noi”. Non è un ritornello, per quanto significativo: è una porta aperta per dare pieno significato alla meditazione, alla comunione di vita e allo scambio delle esperienze con cui iniziamo i nostri incontri.

Avere Gesù “in mezzo a noi” è il nostro Ideale, anche quando non siamo riuniti insieme. Chiara ci ha insegnato che “si può mantenere la presenza di Gesù in mezzo anche da lontano… attingendo, ognuno di noi, alle fonti di Dio, che sarebbero: l’amore alla croce, il vivere la Parola, la preghiera, l’Eucaristia…”. Ma, conclude Chiara: “Naturalmente, quando poi ci si incontra, è bene fare un bagno nell’unità: raccontarsi, magari, le proprie esperienze spirituali per l’arricchimento reciproco, stabilire un bel patto di rimanere sempre uniti e di crescere, per poter far crescere anche [gli altri]…”.

È quello che cerchiamo di realizzare, sulla scia di due luminosi e indimenticati testimoni: Felice Beneo, somasco, che iniziò questa esperienza nella nostra zona, e Gianfranco Polimeno, lasalliano, di cui la Rivista offre un profilo in questo numero.

Prima di tutto la comunione

Prima di ogni cosa sentiamo l’esigenza di essere profondamente uniti, di essere un nucleo di religiosi che vive in pienezza il carisma di Chiara al di là delle difficoltà e delle differenze di età, di carattere e di sensibilità. Dopo una settimana vissuta nella lontananza fisica, ci ritroviamo, a volte quasi camminando in una nebbia che, però, man mano svanisce con il crescere della presenza del Risorto tra noi. Quando riusciamo pienamente nel nostro intento e ci sentiamo liberi di presentarci con la trasparenza della nostra realtà interiore, allora proviamo quello che dice Chiara: con Gesù in mezzo “si deve sperimentare pace…, gioia, amore, ardore… si deve sperimentare che ha senso la nostra vita”.

Lo possiamo affermare con sincerità: quante volte dal nostro cuore si alza schietto l’inno di ringraziamento a Dio che ci ha chiamati all’ideale dell’unità, capace di illuminare la nostra vita che a volte trascorre nel buio di un ménage un po’ intristito dalla pesantezza dell’ordinario o vissuto senza lo slancio delle forti motivazioni interiori. 

Unità e… telefonino

Non abbiamo dubbi che la nostra esperienza di vivere con Gesù “in mezzo a noi” costituisce il richiamo più forte per il nostro incontro settimanale, voluto al di là dei nostri… troppi impegni, nel quale cerchiamo di vivere con tutta la profondità e l’intensità di cui siamo capaci gli strumenti della spiritualità collettiva. È il momento più forte, il momento della grazia da cogliere in tutto il suo valore. Tutti gli altri impegni gravitano attorno a questo trovarci privilegiato, come i satelliti attorno al sole. Perché… una sola cosa è necessaria: che il Risorto viva fra noi!

Tuttavia, avvertiamo l’esigenza di rinnovarci quotidianamente nell’unità e il mezzo più adatto è il telefono, il telefonino o un sms, conciso ma carico di significato. Avvertiamo quanto sia prezioso questo strumento, soprattutto quando nel nostro quotidiano si presenta l’ombra del dubbio o della prova e abbracciare Gesù crocifisso e abbandonato richiede la forza dell’unità.

Comunione e varietà di carismi

La comunione che sperimentiamo ci dà quasi l’impressione di far parte di “un’unica famiglia religiosa”, la famiglia della Chiesa, tanto fluisce normale il nostro dialogo tra interessi che ci vedono pienamente uniti. Quando il discorso si fa più profondo ed emergono le realtà delle nostre comunità e delle nostre Congregazioni, prendiamo atto di essere espressione di una nuova realtà nella Chiesa: la comunione dei carismi antichi e nuovi nella spiritualità dell’unità.

Attraverso la comunione delle nostre esperienze sentiamo nostra la Congregazione del fratello, nostro il suo Capitolo Provinciale, o il pericolo della chiusura di una casa, o il momento della visita canonica nella sua comunità. Il paragone, sovente portato da Chiara, in cui descrive gli Ordini e le Congregazioni religiose come aiuole fiorite che arricchiscono il giardino della Chiesa, ci sembra di tutta attualità tra noi. Così cresce l’amore per i nostri fondatori e per le nostre opere, perché siano espressione fedele del loro carisma oggi nella Chiesa.

Le situazioni positive sono fonte di gioia comune, quelle di disagio, specialmente la carenza di unità, ci vedono uniti nell’accettare insieme la prova, con la forza di Gesù crocifisso e abbandonato che trasforma il dolore in amore. Dopo questo “bagno di unità”, torniamo come nuovi nelle nostre comunità, con dentro la gioia che vogliamo comunicare a tutti, anche senza la possibilità di darne la spiegazione.

Gli incontri del martedì

Tra le varie iniziative proposte per servire la comunione tra i religiosi, un incontro di particolare significato è quello del primo martedì di ogni mese, incontro rivolto a tutti i religiosi che aderiscono al Movimento dei Focolari. Vederci è una festa, anche se non sempre riusciamo a esserci tutti. Di anno in anno cerchiamo di approfondire il carisma di Chiara, sia come conoscenza, sia con lo scambio di esperienze. Naturalmente sentiamo preziosa la presenza dei focolarini che ci aiutano ad andare sempre più in profondità nei temi portanti del carisma dell’unità.

Indipendentemente dai programmi, questi incontri, come una goccia che rivela la sua azione negli anni, mirano a realizzare il sogno di Dio sugli Ordini e le Congregazioni religiose, così come ce lo ha fatto vedere Chiara. “Queste spiritualità – ella scrive – nate attraverso i secoli, debbono ritrovare la loro essenza, il loro principio: tutte sono Gesù, sono amore incarnato”. Ogni volta ripartiamo più domenicani, più oblati, più cottolenghini, più comaschi, più casalliani e più radicati nel carisma dell’unità. Lo rivela ogni mese la gioia di ritrovarci.

Il terzo martedì del mese, invece, visitiamo i religiosi della nostra zona che in varie città si incontrano tra loro regolarmente con il nostro stesso scopo: vivere con “Gesù in mezzo”, camminare nella comunione alla luce del carisma dell’unità. I frutti di questo cammino sono diversi, ma ne evidenziamo uno in particolare: lo sguardo positivo sulla vita religiosa che, prima dei problemi, mette in evidenza le molte cose positive che sono presenti nella vita consacrata. Puntare sulla bellezza della sequela di Gesù in comunione è un allenamento che ci riempie sempre il cuore di gioia ed è questa la vera soluzione ai problemi.

Il quarto martedì del mese è quanto mai prezioso, perché lo dedichiamo ai religiosi soli, anziani o in difficoltà, oppure a religiosi con cui è iniziata una conoscenza e una comunione più intensa. Quando siamo fedeli a questo impegno è veramente un momento privilegiato, perché sperimentiamo che ciò che conta non è il fare, ma l’essere membra di quest’unico corpo.

Con tutto il Movimento

Costruire comunione è il nostro primo “impegno” e questo non solo con e tra i religiosi. Poiché la nostra esperienza nasce nella famiglia del Movimento dei Focolari, che ha il dono del carisma dell’unità, è una vera grazia poter partecipare alla vita del Movimento nella nostra zona di Torino. La comunione con tutte le altre vocazioni (sposati, sacerdoti, gen, volontari…) in occasione delle Mariapoli o di giornate particolari, ci fa sperimentare con evidenza concreta che l’ut omnes è possibile. In queste occasioni sperimentiamo la bellezza della Chiesa una, dove tutti sono protagonisti di una divina avventura, tutti costruttori di un’opera di Dio, pur nelle diverse vocazioni.

Non solo: è un dono speciale anche la comunione con i religiosi sparsi in tutto il mondo, dall’America all’Asia, all’Africa e all’Oceania. I momenti particolarmente intensi di questa originale e affascinante esperienza sono l’incontro annuale dei religiosi europei a Castel Gandolfo (Roma) e l’incontro estivo a St-Maurice (CH) con i rappresentanti dei religiosi dalle varie zone del mondo. In queste occasioni sperimentiamo ancor più fortemente l’unità che nasce dall’amore reciproco di religiosi di molte Famiglie religiose, come pure di età e sensibilità diverse.

Da questi incontri torniamo sempre a casa con una grande gioia e con un amore rinnovato per la Chiesa che ci appare più bella, perché più unita e stabiliamo relazioni fraterne che, anche a distanza, diventano sempre più profonde, arricchiscono e rinnovano la nostra vita quotidiana, rendondoci “incapaci” della routine.

Sempre con Gesù “in mezzo a noi”

Nel nostro cammino, a volte pianeggiante, a volte accidentato, i programmi che formuliamo si rivelano imperfetti rispetto agli ideali e le realizzazioni sempre insufficienti a esprimere la pienezza della vita del carisma dell’unità. Ci conforta però l’invito di Chiara a “soprannaturalizzare tutti i vostri rapporti… voi dovete vedere Gesù, Gesù, Gesù, Gesù e tenere il rapporto tra voi e Gesù”.

Sono parole che solo Chiara sa dire con tanta convinzione. A noi bastano, per confermarci nel nostro proposito di fondare il nostro gruppo sempre e solo su un unico impegno: “tenere Gesù in mezzo a noi”, perché lui possa essere presente anche tra le nostre Famiglie religiose per vederle come risposta alla preghiera di Gesù al Padre: “Che tutti siano uno, perché il mondo creda” (cf. Gv 17, 21).

 

 

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