Al ritmo della vita umana

È passato quasi un anno da quando il papa, con una di quelle decisioni che si intuisce suggerita dal suo cuore al carisma di pastore della chiesa, ha indetto l’anno del rosario. “Sì, c’eravamo anche noi in piazza San Pietro quel giorno, era il 16 ottobre dell’anno scorso”. Mario è manager in una grossa catena di distribuzione commerciale. “Che impressione ne hai avuto?”. “Se devo essere sincero, mi sono subito chiesto che significato avesse riproporre una preghiera come quella del rosario, che nell’immaginario del cattolico medio di oggi è forse quella che più conserva i caratteri della vocalità, della ripetitività, del sentimento. . .”. “E ti sei dato una risposta?”. “Beh, anzitutto – interviene la moglie Adele – il papa lo rivaluta in modo geniale. Anche per me era una pratica, diciamo così, accettata ma lontana dalla vita. Devo dire che la lettera me l’ha fatta riscoprire come una realtà avvincente, piena di contenuto, uno spazio che, nella giornata, ti interroga sempre, ti disarma, ti mette davanti alla verità dell’esistenza e delle cose in cui credi”. “A casa tua si diceva il rosario?”. “No, i miei erano atei”. “Io invece ho ricordi bellissimi”, dice Mario, scene da Albero degli zoccoli. I nonni erano contadini nel lodigiano. La sera, attorno al camino o nella stalla per scaldarsi col calore delle bestie, si pregava insieme. A ogni Ave Maria mia nonna ricordava una persona. La stalla, nella mia fantasia, si riempiva di tutti i volti della famiglia, dei parenti, degli amici, dei vicini” Una preghiera corale”. “Direi una preghiera sociale – precisa Adele -. C’è una particolare vicinanza tra Maria di Nazaret e la famiglia. Per merito suo, la famiglia è diventata ambiente e testimone di fatti che hanno cambiato la storia del mondo. Sono realtà grosse, ma la famiglia le vive con naturalezza, con la disarmante semplicità di un rosario”. Quest’anno del rosario ha cambiato qualcosa nelle famiglie? Con questo interrogativo siamo arrivati a La Thuile, in Val d’Aosta, ai piedi del Monte Bianco, dove 210 famiglie (insieme a 130 loro bambini), “animatori” di Famiglie Nuove, trascorreranno una settimana di riflessioni, ricerche e dibattiti sull’oggi della famiglia. Un’occasione d’oro, ci sembra, per cogliere risposte dalla loro stessa vita. Per l’oggi Laura e Dino di Verona: “Abbiamo tre figli, già grandi. Il rosario in casa, noi lo diciamo sempre, alla sera. E i figli che fanno? Beh, in casa non ci sono. Due sono sposati e l’altra va e viene, ma loro sanno che noi preghiamo insieme” Abbiamo sempre dato questa testimonianza. Soprattutto quest’anno, è una cosa che è andata in profondità; prima magari era una preghiera saltuaria. Anche perché quest’anno abbiamo un dolore particolare, quindi il rosario è arrivato proprio giusto. Una roba segreta? No, che vuoi, purtroppo oggi è normale. La nostra prima figlia sposata ha problemi col marito. All’inizio lo abbiamo vissuto come una cosa da dover risolvere noi a tutti i costi al più presto possibile. Poi abbiam capito che se lo mettevamo in mano alla Madonna, lei se lo faceva suo. Così allarghi il cuore anche alle altre famiglie che hanno magari preoccupazioni più grandi della tua. Non vedo l’ora che Dino torni a casa alla sera, per dire insieme il rosario. Alle volte lo dico anche da sola e lui lo dice in negozio. Fa il parrucchiere per uomo. Però poterlo dire insieme è un’altra cosa, è una fortuna. È vero che il dolore ti avvicina di più a Dio”. Nicoletta e Felice di Foggia: “Abbiamo tre figli già adulti. Da quando il papa ha parlato, cerchiamo di dire il rosario ogni giorno, sempre alla stessa ora, quasi come un appuntamento. Noi di grane famigliari potremmo riempire un libro. Ti dico solo l’ultima. Una nostra figlia doveva vendere l’appartamento per acquistarlo in altro paese dove si era trasferita per lavoro. Erano più di due anni che tentava, ma niente. Abbiamo pensato: perché non lo chiediamo col rosario? Dopo pochi giorni ab- biamo trovato gli acquirenti. Abbiamo raccontato la cosa ad una famiglia vicina. L’indomani, all’ora giusta, qualcuno bussa; è la loro figlia che ci chiede: “Posso unirmi anche io?”. Poi bussano ancora, è la nuora e fa la stessa domanda. Poi arriva il marito” Questa famiglia è in un momento difficile: la sorella è ricoverata in ospedale per seri problemi, la figlia ha perso il lavoro, un figlio ha problemi con la partner, l’altro è partito per l’Iraq con il contingente italiano lasciando la sposa che partorirà tra poco” Dicono che solo nel momento del rosario ritrovano la serenità e la forza per sostenere la famiglia “. Per il futuro Stefania e Saverio, trentenni di Torino: “Siamo sposati da cinque anni. Saverio è ingegnere informatico. Siamo genitori di Maddalena, due anni, vivacissima. Anch’io sono ingegnere, ma ho deciso di lavorare nel settore educativo. Un mesetto fa, mentre scendevo di casa con mia figlia, all’improvviso all’improvviso mi è venuto in cuore, nitido, il ricordo di una mia nonna che aveva la fissa del rosario, come mi dicesse: “Tu devi pregare di più per Maddalena, non preoccuparti solo della sua salute””. Lo stesso succede il secondo giorno, il terzo giorno. Al quarto giorno la mia formazione scientifica ha vacillato: adesso non posso fare finta di niente, mi sono detta. Poco dopo Maddalena si è addormentata e ho pensato: va bè, dico il rosario e la affido alla Madonna perché incontri Gesù. È il regalo più bello che possiamo fare ai nostri figli, che s’innamorino di Gesù. Iniziando ho detto: Maria, io ti affido Maddalena. Però mi sono fermata e mi è venuto da pensare quasi come risposta: “E no, sono io che l’ho affidata a te e tu, come migliore investimento, la riaffidi a me”” Allora ho pensato che i figli sono come talenti, non nel senso di cose, ma di realtà vitali da accogliere, far crescere, da sviluppare al massimo delle loro potenzialità” Come famiglia, far fruttare al massimo un figlio è riaffidarlo al Creatore. Alla sera, quando è tornato Saverio gliel’ho detto perché mi sembrava di doverlo vivere insieme, e ci siamo presi l’impegno ogni giorno di dire una diecina per la nostra bimba. I migliori investimenti come genitori, per lei e per i figli che verranno, sono riaffidarli ogni giorno a Dio e far crescere l’unità tra di noi per loro, perché in casa incontrino l’amore”. Stephania e Luca, quarantenni di Verona: “Il ph nel nome è perché sono nata negli Usa. Nel nostro gruppo di famiglie, sono undici, ci è stato chiesto di fare qualcosa per rispondere al papa. Alcune non sapevano neanche cos’era il rosario, soprattutto quelle più giovani, per cui ci siamo trovati una sera a casa di uno, poi a casa dell’altro, o per telefono, a spiegare, come dire? quante Ave Maria eccetera, cioè proprio dalle basi. Poi in gruppo a recitarlo, è stato forte, così, tutti insieme, con solennità. Un momento davvero. Dopo c’è stata una confidenza nel parlare tra di noi che ha lasciato il segno”. “Abbiamo due figli, di 10 e 8 anni e mezzo – interviene Luca -. Anche noi cerchiamo di dirlo in casa il rosario, ma abbiamo tempi ristrettissimi. Ultimamente sfruttiamo le trasferte in macchina. Ai bambini non abbiamo imposto niente, ci mancherebbe, loro ci ascoltano, certe volte senti che rispondono, altre volte no, è una cosa che ha cominciato a far parte della loro vita. Vediamo che di solito hanno bisogno di motivazioni forti, tipo una guerra, i terremotati, e allora Mattia ci chiede: diciamo il rosario per questo” Sentono la preghiera come necessità, come aiuto per gli altri. Per noi il momento importante è alla sera, c’è il dialogo con i bambini, c’è la preghiera tradizionale, c’è il pregare tutti insieme” Però poi diventa spontaneo il raccontarsi com’è andata la giornata. A volte siamo troppo stanchi, e loro: ma non ci raccontiamo niente questa sera? Una volta è successo che eravamo talmente distrutti che noi due ci siamo addormentati così com’eravamo sul letto, dimenticandoci delle preghiere. E loro da soli si sono messi lì e le hanno dette, senza tentare di svegliarci. La mattina ce l’hanno detto: “Abbiamo pregato da soli, abbiamo visto che eravate cotti”””. Se la vita è dura Daniela da Roma: “Nei primi anni di matrimonio c’è stato un momento molto forte di dolore. Mio marito aveva perso il lavoro ed eravamo in una situazione molto difficile. Non lo riconoscevo più, sentivo che davanti a me c’era una persona diversa da quella che io avevo scelto per il futuro della nostra vita e a volte dentro mi venivano delle reazioni anche impulsive nei suoi confronti. Ad un certo punto ho sentito che potevo dire un’Ave Maria in quei momenti” e mentre la recitavo, sentii nel cuore una presenza che mi diceva: ci sono io, non ti preoccupare. Mi veniva in mente la Madonna dei nodi, quella esposta ad Augsburg, che scioglie ogni nodo con le sue mani. Siamo sposati da nove anni. Quando è uscita questa lettera del papa sul rosario, mi sono ricordata che questa preghiera l’ho imparata da mia nonna paterna che ci prendeva nel lettone e piano piano ci insegnava i misteri. Poi è continuato coi genitori”. Allora con Antonio ci siamo detti: perché non conserviamo la tradizione anche con i nostri bambini? Così abbiamo provato, siamo riusciti a dire solo una decina, perché abbiamo due bambini piccoli, ma abbiamo visto che è proprio un momento che crea un’unità nuova tra di noi”. Davide di Napoli: “Una sera mi trovai a parlare con un amico della fede in Dio, e gli confidai che temevo, avendola persa, che le cose mi andassero male. Un sentimento irrazionale. Quella sera stessa, rientrando in casa, l’atmosfera già carica di difficoltà tra me e mia moglie esplose. Il nostro matrimonio era finito. Vedevo davanti a me crollare la cosa che amavo di più: la famiglia. Uscii di nuovo, pieno di amarezza, e rientrando in me stesso pensai a mia madre che recitava il rosario; una figura familiare alla mia infanzia, perché ogni giorno lo faceva e mi chiedeva di farlo con lei. Sentii la presenza di Maria invadermi l’anima, raccogliendo tutto il dolore che c’era. Volevo a tutti i costi salvare il mio matrimonio, non quello che s’era già rotto, ma l’altro, quello che Dio aveva pensato. Solo la Madonna, sentivo, poteva realizzare un sogno così. Ho incominciato a dire il rosario tutti i giorni, pur nel buio della fede e di una razionalità esasperata. C’è voluto tanto tempo e buona volontà e con Luisa lentamente tutto si è ricomposto. Quel periodo doloroso della nostra famiglia è stato la preparazione dell’incontro con un ideale di vita cristiano che ci ha risolto. Ora ci sentiamo una famiglia nuova”. Ho potuto riportare una piccola parte delle confidenze raccolte a La Thuile: conservo nel cuore l’emozione di un affresco ineffabile, dove i dolori più atroci si mescolano al sorriso ed al calore dell’amore in tutte le sue sfumature. Dicendo il rosario, sono parole del papa, “il nostro cuore può racchiudere tutti i fatti che compongono la vita dell’individuo, della famiglia, della nazione” dell’umanità. Vicende personali e vicende del prossimo e, in modo particolare, di coloro che ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore. Così la semplice preghiera del rosario batte il ritmo della vita umana”.

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