Agli italiani piace l’acqua del sindaco

Controllata e buona da bere, economica e rispettosa dell’ambiente. In Italia per l'acqua pubblica è boom di richieste, anche dall'estero. Resta il grave problema della dispersione idrica.

Nel nostro Paese è aumentata la richiesta d’acqua pubblica da parte dei cittadini. Attualmente, ci sono più di duemila chioschi sul territorio italiano che erogano acqua pubblica microfiltrata, buona da bere e soprattutto economica e attenta all’ambiente. Il suo uso infatti contribuisce ad abbattere il numero di bottiglie di plastica in commercio.

Secondo una ricerca realizzata da Open mind research, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua che si celebra il 22 marzo, il 73,7 per cento della popolazione, nel corso del 2017, ha scelto l’acqua del sindaco e il 44 per cento la utilizza ormai in modo abituale. Sono percentuali che segnano un incremento di circa 10 punti in più rispetto ad appena quattro anni fa.

“Siamo in presenza di un cambiamento epocale” commenta Lauro Prati, presidente di Aqua Italia, l’associazione delle imprese che realizzano le strutture per il trattamento degli impianti. “Partivamo da zero, con gli italiani prigionieri dell’acqua minerale, e adesso ci ritroviamo con un popolo che ha modificato un suo stile di vita”.

E proprio i chioschi dell’acqua rappresentano uno degli incentivi al cambiamento. Nel 2010, ad esempio, erano appena 200 in tutta Italia. Ora siamo a circa 2.021 rubinetti.

Gli italiani hanno notato soprattutto la riduzione di spesa e sono stati ben propensi a cambiare il proprio stile di vita alimentare, soprattutto in questi ultimi anni di crisi economica.

Come funzionano i chioschi?
È molto semplice: il cittadino può ritirare l’acqua – naturale o gasata, a temperatura ambiente o refrigerata – con la propria bottiglia (possibilmente in vetro). Il costo si aggira intorno ai 5 centesimi al litro, ma diversi comuni hanno scelto la strada più vantaggiosa cioè di lasciare che l’acqua del sindaco sia gratis e per tutti.

Dietro i chioschi c’è un’industria del made in Italy che dà lavoro a tante famiglie, e per la prima volta lo scorso anno sono arrivate richieste di forniture dalla Gran Bretagna e dalla Francia. «Siamo riconosciuti come un settore all’avanguardia per innovazione e per design in Europa, e questa è un’opportunità per l’economia nazionale», dice Prati.

Ma è sicura l’acqua del sindaco?
Alcuni cittadini hanno qualche dubbio sul rischio di contaminazioni chimiche. Ma è solo un 14% rispetto alla maggioranza degli italiani che ha capito che i controlli dell’acqua pubblica sono più frequenti rispetto a quelli sull’acqua confezionata. Senza contare che queste ultime, prima di arrivare nello scaffale del supermercato, passano in ambientazioni diverse – depositi freddi, parcheggi sotto al sole, etc – che possono alterare lo stato dell’acqua.

Resta solo un problema: l’enorme dispersione che avviene all’interno della rete idrica. Secondo i dati Istat, la percentuale media di acqua che non arriva ai rubinetti, e quindi neanche ai chioschi, è del 35,4 per cento, con punte che superano il 70 per alcuni comuni del Sud. Uno spreco che non possiamo più permetterci.

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