Afghanistan, appello dei vescovi europei per i più vulnerabili

I vescovi europei lanciano un appello alla comunità internazionale affinché le persone più vulnerabili in Afghanistan ricevano protezione
Afghanistan,AP Photo/Jose Luis Magana

Le chiese europee, in una dichiarazione congiunta, esprimono profonda solidarietà al popolo sofferente dell’Afghanistan, facendo appello alla comunità internazionale affinché protegga le persone che sono bersaglio dell’oppressione e le cui vite sono a rischio, come donne, bambini, attori della società civile, difensori dei diritti umani, giornalisti, artisti e membri di minoranze etniche e sessuali, nonché i cristiani e appartenenti ad altre comunità religiose.

I vescovi europei si dicono «profondamente scioccati nel ricevere notizie dall’Afghanistan che manifestano la sofferenza e l’impotenza della popolazione afghana, dimostrando innegabilmente la loro angoscia e le paure esistenziali». Essi esprimono anche preoccupazione «per coloro che necessitano ancora di evacuazione, così come per i gruppi vulnerabili, che corrono un grande rischio di perdere opportunità e affrontare potenziali maltrattamenti». Allo stesso tempo, essi esprimono gratitudine a «coloro che sono stati impegnati nell’evacuazione e negli sforzi umanitari nonostante le precarie condizioni di sicurezza».

I vescovi europei invitano tutte le parti in campo a «lavorare incessantemente per la pace attraverso il dialogo e il rispetto dello stato di diritto e dei diritti umani fondamentali». Oltre che fare appello alla comunità internazionale affinché protegga le persone più vulnerabili, essi chiedono «una maggiore protezione di tutto il personale in fase di evacuazione e di coloro che sono coinvolti in operazioni umanitarie».

Sono accolti con favore i passi dell’Unione europea (UE) per aumentare l’assistenza umanitaria in Afghanistan. Del resto, i vescovi europei esortano i leader europei a mostrare umanità e ad agire con determinazione nell’affrontare la tragedia umanitaria attualmente in corso nel paese. È infatti giunto il tempo di «mostrare umanità nel mezzo della crudeltà affrontata dagli afghani, di dimostrare che i valori dell’UE non sono una vuota retorica ma sono principi guida pratici che portano ad azioni basate su standard etici, al di là di mere considerazioni politiche o economiche».

Tuttavia, l’UE deve vigilare affinché «gli aiuti possano raggiungere in modo rapido e sicuro, in particolare ai più colpiti, senza discriminazioni e inutili ostacoli amministrativi». Inoltre, l’assistenza «dovrebbe anche basarsi sul lavoro di reti locali fidate, tra cui quelle della società civile e degli attori della Chiesa, che rimangono presenti nel paese e nella regione, fornendo servizi umanitari e sociali indispensabili».

Le chiese europee sono consapevoli che «un afflusso considerevole di rifugiati afgani potrebbe riversarsi nei paesi vicini e oltre». Per questo e per scongiurare una crisi umanitaria senza precedenti, i vescovi esorano l’UE e i suoi Stati membri a «guidare gli sforzi di solidarietà comuni e coordinati compiuti dalla comunità internazionale per aiutare gli afghani a fuggire dalla violenza e dal terrore».

Sebbene la protezione umanitaria in loco sia importante, l’UE è esortata «a contribuire alla creazione di corridoi umanitari, al reinsediamento e altri passaggi sicuri, per portare i rifugiati in luoghi sicuri al di fuori dell’Afghanistan.

Mentre gli Stati membri dell’UE sono incoraggiati a «garantire la residenza agli afghani già presenti nell’UE e a fermare gli sforzi di espulsione verso l’Afghanistan», è cruciale che «i rifugiati afghani non siano confusi con i migranti economici».

Una volta che si sarà attenuata la crisi umanitaria, «i membri della comunità internazionale devono impegnarsi in una profonda riflessione sul fallimento della guerra, traendo lezioni per le loro politiche estere, di sicurezza, commerciali e di sviluppo». Per quanto riguarda l’UE e i suoi Stati membri, nello specifico, «ciò implica innanzitutto un riorientamento verso la promozione della sicurezza umana e dello sviluppo umano integrale come obiettivi strategici chiave, pur rimanendo fedeli ai valori che hanno ispirato le fondamenta stesse del progetto europeo di pace e riconciliazione».

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