Addio a fratel Biagio, uno con i poveri

«Non avevo nulla con me, eppure era come se avessi tutto». Così viveva e così ci ha lasciato il missionario laico che ha dedicato la sua esistenza agli ultimi della società
Fratel Biagio

È morto a 59 anni nella sua Palermo fratel Biagio Conte, fondatore della Missione di Speranza e Carità. Combatteva contro un tumore al colon da diversi mesi, durante i quali ha ricevuto le preghiere e la vicinanza di tanti palermitani che l’hanno accompagnato fino all’ultimo. Alle 7 di mattina di giovedì 12 gennaio il missionario laico si è spento nella sua stanza-infermeria nella Cittadella del povero e della speranza, in compagnia dei suoi “fratelli ultimi” e di altri compagni di viaggio.

Il suo impegno personale per i poveri, i senza fissa dimora, i migranti, i carcerati… insomma gli emarginati ed esclusi della società, l’ha portato a lasciare tutti i suoi beni, sostenere lunghi scioperi della fame, convertirsi in eremita e pellegrino e battersi per gli ultimi fino a farsi uno con loro.

«Nel silenzio e nella meditazione mi sentivo sempre più libero e pieno di pace, non avevo nulla con me, eppure era come se avessi tutto», affermava fratel Biagio. La sua testimonianza è stata luce ed esempio, simbolo di riscatto di una Sicilia colpita da ingiustizie, «un’eredità lasciata alla città da custodire con senso di responsabilità», come ha sottolineato il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.

Anche l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che aveva fatto visita al missionario lo scorso 6 gennaio, aveva dedicato queste parole alla sua persona: «Biagio, con la sua scelta di vita, scegliendo i piccoli, ci ricorda l’unica via che dobbiamo imboccare, l’altra via. Ecco perché fratel Biagio, innamorato di San Francesco d’Assisi, si è fatto povero e per i poveri, ribaltando la logica del mondo».

Le condoglianze sono arrivate anche da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha espresso il suo profondo dolore per la perdita del 59enne, e ha segnalato la necessità di consolidare e sviluppare le sue iniziative «affinché il ricordo della sua figura sia concreto e reale, così come è stato il suo esempio».

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