Addio a Virna Lisi, la signora del cinema italiano

Se ne è andata a 78 anni, lasciandoci tristi a ripensare alla sua grazia, alla sua elegante sobrietà, al suo incantevole modo di essere donna. In America veniva indicata come l'erede di Marilyn Monroe, ma alle parti frivole, preferiva i ruoli impegnati. Molto legata alla sua famiglia, era anche una donna di fede, con una grande devozione per la Madonna
Virna Lisi

Bellissima, ma non solo. Perchè ad esaltare il suo viso chiaro e delicato, illuminato dall'azzurro limpido e brillante dei suoi occhi, ci ha sempre pensato un talento cristallino, capace di farla scorrere con leggerezza lungo sessant'anni di televisione, di teatro e di cinema non solo italiano.

Virna Lisi se ne è andata a 78 anni, lasciandoci di colpo tristi a ripensare alla sua grazia, alla sua elegante sobrietà, al suo incantevole modo di essere donna. Iniziò a recitare prestissimo, quando in Italia andavano di moda i cosiddetti melodrammi “strappalacrime”. Mise il suo volto di nemmeno vent'anni in quei film d'amore e di dolore dove i giovani, spesso appartenenti a ceti sociali differenti, si innamoravano attraversando mille sofferenze. Ne girò una manciata, tra cui Lettera napoletana di Giorgio Pastina (1954) e Luna nuova di Luigi Capuano (1955). Poi passò dal magone e dai fazzoletti inzuppati di pianto a tante commedie italiane del dopoguerra, piccole e grandi.

Andò per gradi, partì da film cerniera come Le diciottenni di Mario Mattoli (1955): un po' melodramma e un po' morbido reportage sui giovani italiani del primo benessere. Di anni, durante le riprese, ne aveva diciotto per davvero, e una freschezza meravigliosa che gli valse la partecipazione al film Lo scapolo di Antonio Pietrangeli (1955) e poi il ruolo della protagonista nel film La donna del giorno di Francesco Maselli (1956): un altro melodramma, stavolta sociale, il tentativo di denunciare i pericoli nascosti nella nascente società dello spettacolo, dove la smania di successo può portare alla morte. Fu un film fortunato soltanto per lei, che riuscì a mettere in gioco tutte le sue capacità drammatiche e ad ottenere i consensi della critica. Non le servirono, probabilmente, per il carosello che nel '57 ne moltiplicò la popolarità, quello di un dentifricio nel quale doveva soltanto sorridere, ma le furono utili poco più tardi, quando l'altra televisione, quella dei grandi sceneggiati, la scelse per interpretare gli importanti Orogoglio e pregiudizio (1957) e Ottocento (1958).

Virna Lisi era ancora giovanissima, ma il suo volto era già popolarisimo e amato dalla gente. Quando si sposò e fu madre, però, all'inizio degli anni '60, disse che con l'arte di recitare aveva chiuso. Non ci riuscì, non mantenne la parola. Per fortuna di tutti si sbagliava, e poco dopo era di nuovo nelle case degli italiani per nuovi sceneggiati, e nelle sale cinematografiche con film diretti da diversi maestri del cinema leggero italiano, come Mario Mattoli, Steno e Sergio Corbucci, mentre in teatro, forse per riequilibrarsi da una leggerezza cinematografica a tratti eccessiva, veniva diretta da registi come Giorgio Strehler e Luigi Squarzina.

Intorno alla metà degli anni '60, il suo versatile talento e la sua bellezza per nulla intaccata dalla maturità, si offrirono ad alcuni dei grandi autori umoristici italiani: da Dino Risi (Le bambole, 1965) a Mario Monicelli (Casanova '70, 1965); da Nanni Loy (Made in Italy, 1965) fino ad Eduardo De Fillppo, per il quale recitò in un episodio del film collettivo Oggi, domani e dopodomani (1965). In quel periodo, però, la sua agenda iniziò a riempirsi di importanti viaggi di lavoro: volò prima in Francia, dove lavorò con Christian Jacque e Jospeh Losey, e poi in America, dove Hollywood  era a caccia di un'erede di Marilyn Monroe. Solo che Virna Lisi di incarnare il tipo della bella bionda bambolona, non aveva molta voglia, e nei tre anni che trascorse negli studios (con un contratto che ne prevedeva sette), girò appena quattro film, di cui il migliore, forse non a caso, è proprio il primo: Come uccidere vostra moglie (1965), dove recita accanto a un attore pazzesco come Jack Lemmon.

Oltreoceano, va detto, la diva italiana duettò con altri giganti, su tutti Tony Curtis e Frank Sinatra, che di lei finì pure per innamorarsi; ma quando le proposero Barbarella di Roger Vadim, poi interpretato da Jane Fonda, la nostra Virna pensò che era tempo di tornare in patria, dove per altro l'attendeva una delle commedie più corrosive della seconda metà degli anni '60, quel Signore & signori di Pietro Germi (1966) che vinse la Palma d'Oro Cannes. Lei era Milena, una cassiera di provincia che mollava tutto per amore, ma le cose finivano male. In realtà, Virna Lisi non ha mai smesso di girare il mondo e di lavorare con autori di calibro internazionale, basti pensare che nel '94, diretta dal francese Patrice Chéreau, ha vinto il premio come miglior attrice al Festival di Cannes. Il film è La regina Margot, mentre in Italia ha sempre continuato a confrontarsi con registi vecchi e nuovi, da Carlo Lizzani ad Alberto Lattuada, da Luigi Comencini a Liliana Cavani, da Gianni Amelio a Cristina Comencini, con la quale ha lavorato due volte, per Il più bel giorno della mia vita e per Va dove ti porta il cuore, che gli è valso il sesto Nastro d'argento della sua lunghissima carriera. Nessuno, in Italia, ne ha ottenuti di più.

L'ultima sua apparizione fu in occasione della Via Crucis del 2014: aveva una fede forte, Virna Lisi, ed una grande devozione verso la Madonna. Sta anche in questo, probabilmente, il segreto della sua immortale bellezza.

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