Abernathy: una vita a fianco di Martin Luter King

Ultimo appuntamento con "Testimoni della fede", con il profilo del pastore delle Chiese battiste che, scomparso nel 1990, fu una delle figure centrali della lotta per i diritti degli afro-americani negli U.S.A.
Abernathy Ralph e Martin Luter King

Nacque a Linden, in Alabama, da William L. e Louivery (Bell) Abernathy. Servì il suo paese durante la Seconda guerra mondiale e nel 1948 fu ordinato ministro del culto. Nel 1950 ricevette un baccellierato dall’Alabama College e una laurea in sociologia dall’Atlanta University nel 1951, dopodiché accettò il suo primo incarico come pastore nel 1951 nella First Baptist Church di Montgomery, in Alabama, e nel 1952 sposò Juanita Odessa Jones, insegnante di una scuola locale.

 

Il rev. A. affrontò il proprio ruolo nella lotta per i diritti civili al fianco di Martin Luther King e altre riflessioni personali nell’autobiografia And the Walls Came Tumbling Down (E le mura crollarono: le molte vite di Martin Luther King), e benché questo libro fosse controverso in quanto l’autore vi svela alcune indiscrezioni sul popolare leader della lotta, Martin L. King, fornisce un quadro prezioso dei meccanismi interni alla Southern Christian Leadership Conference (SCLC, Conferenza dei Capi dei cristiani del Sud). Nelle pagine di questo libro si trova uno scorcio della vita privata ed emotiva di uno dei personaggi più conosciuti e rispettati del mondo.

 

A. conosceva King dai giorni del loro servizio come ministri e in particolare ricorda di aver ascoltato uno dei suoi primi sermoni, intitolato The Christian and Faith. Gli eventi che accaddero a Montgomery nel periodo in cui entrambi guidavano delle comunità parrocchiali, galvanizzarono la loro amicizia che sarebbe durata tutta la vita. Da quel momento in poi divennero inseparabili: King fu sempre la guida; Ralph, l’amico fraterno, era al suo fianco, a sostenerlo. Quando King fu eletto presidente della Montgomery Approvement Association (MIA) ad A. fu affidata la vicepresidenza e quando fu fondata la Southern Christian Leadership Conference King ne divenne presidente e A. tesoriere. Rinunciò addirittura al suo pastorato in Alabama per essere al fianco di King nella lotta ad Atlanta.

 

Fu arrestato 17 volte con King ed era presente quando quest’ultimo scrisse la famosa Letter From a Birmingham Jail (Lettera dal carcere di Birmingham). La natura dell’amicizia di A. e King era tale che gli permise di avere di King una visione che pochi ebbero. Dopo la tragica morte dell’amico A. pronunciò un sermone dal titolo My Last Letter to Martin nel quale riassume l’affetto profondo che lo legava a King, l’ammirazione per coloro che avevano perso la vita nella lotta per il popolo nero e l’ultima speranza e consolazione che viene, a chi soffre, dall’opera escatologica di Dio.

 

Dopo la morte di Martin Luther King il rev. A. fu riconosciuto all’unanimità come il suo successore e immediatamente si impegnò nella ripresa della lotta. Continuò con successo la Campagna dei Poveri a Washington D.C. prevista da King prima del suo assassinio e nel 1969 condusse in Alabama, anche in questo caso con successo, una campagna per spiegare come iscriversi nelle liste elettorali. Molto importanti furono i suoi sforzi, uniti a quelli di altri membri del Congresso, per far riconoscere il 15 gen., data di nascita, come festa nazionale in onore dell’eredità lasciata da King.

 

Gradualmente A. si allontanò da molti leader del movimento, soprattutto da Jesse Jackson il quale, nel 1971, lasciò l’Operation Breadbasket per dar vita alla propria organizzazione, l’Operation PUSH (People United to Save Humanity). Questo evento ridusse gli introiti della SCLC da due milioni di dollari annui a cinquecentomila, obbligando l’organizzazione a ridurre considerevolmente il personale. A. rassegnò le dimissioni, ma il consiglio d’amministrazione non le accettò, così continuò la sua attività come presidente fino al 1977.

 

A. lasciò alle generazioni che seguirono parole di sfida perché non credessero che la lotta per i diritti degli afroamericani e dei poveri fosse finita (…). Il vero modo di dimostrare apprezzamento per il sacrificio di King e A. è l’impegno a rimanere sempre informati sulle condizioni dei poveri e degli analfabeti. E anche le strutture sociali, politiche ed economiche della società dovrebbero essere a servizio di queste categorie di persone. A. ha trasmesso il messaggio centrale del movimento per i diritti civili, ciò per cui lui e King si erano schierati, e ciò che in ultima istanza costò a King e a molti altri la vita proprio nell’era dei diritti civili. Un’eredità che non va solo ricordata, ma deve essere fatta rivivere ovunque tornino a prevalere ingiustizie quali il razzismo, la discriminazione, la povertà e la disoccupazione. Il rev. A. continuò per tutta la vita a percorrere la via della giustizia e dell’uguaglianza, e così A. il pastore, l’attivista, il leader e l’amico di King viene ricordato per i numerosi contributi che diede alla realizzazione di questi grandi ideali.

 

Bibl.: Opere: And the Walls Came Tumbling Down, Harper and Row Publishers, New York 1989.

 

(Tratto da Testimoni della fede nelle Chiese della Riforma, di AaVv, Città nuova 2010)

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