Abdil, il sacrificio di un sindacalista

Abdil Belakhdim, sindacalista della sigla Si Cobas, è stato travolto e ucciso il 18 giugno da un camion che voleva evitare una manifestazione dei lavoratori. Il senso del suo impegno per gli altri.

Abdil Belakhdim, 37 anni, sindacalista del Si Cobas, è stato travolto e ucciso da un camionista il 18 giugno durante una protesta dei lavoratori a Biandrate, vicino Novara. Adbil era un sindacalista nato, un sindacalista per scelta di prossimità, di vicinanza, di fratellanza con gli altri lavoratori del suo stesso settore: la logistica,  la distribuzione, l’impacchettamento, dove ci sono turni anche di 14 ore per 800 euro al mese e si può arrivare a 1300 euro con gli straordinari. Un lavoro che conosceva bene di persona per aver affrontato i turni massacranti, i pochi diritti da far rispettare, i turni, i bassi stipendi, le angherie dei dirigenti. Ci sapeva fare, era in grado di generare una empatia naturale con i lavoratori. La moglie Assia Lucia Marzocca su Repubblica lo ricorda come «carismatico» capace di «parlare con tutti».

Per Nicola Zaccardi, sindacalista della Fistel Cisl si tratta di «un fatto gravissimo. Non accadeva da anni che un sindacalista morisse in un presidio di difesa dei lavoratori. La logistica è un settore caratterizzato da regole da far west. Non ci sono norme certe. Vige lo sfruttamento delle persone per il profitto di pochi. Ora, però, i lavoratori si stanno organizzando per difendersi da condizioni di sfruttamento generalizzato e il sindacato Si Cobas di Abdil è tra i più attivi nel territorio, per le strade, dove fanno presidi nei luoghi di lavoro».

Come gli infermieri, i medici, il personale sanitario, le forze dell’ordine e tante altre categorie sono state rivalutate, apprezzate, nel tempo della pandemia, anche i sindacalisti che fanno il loro dovere per passione, per amore dei loro colleghi, proprio nella stagione calda che si prospetta nel mondo del lavoro andrebbero rivalutati. L’esempio di Abdil non è, infatti, un caso isolato ed è singolare che una persona proveniente dal Marocco si sia subito così ben inserita, nel lavoro, nella rappresentanza sindacale, con una bella famiglia e due figli piccoli.

Abdil è un lavoratore ucciso da un altro lavoratore mentre stava svolgendo il suo servizio sindacale. Forse, un incidente, forse un atto voluto. La magistratura appurerà, ma in ogni caso è una indicazione del livello della tensione crescente nel Paese da non sottovalutare anche in vista del prossimo sblocco dei licenziamenti. «Un capo magazziniere – commenta Maurizio Di Schino, sindacalista e consigliere Fnsi e Asr – è stato schiaffeggiato durante una intervista perché rappresenta la classe dirigente. È il segnale di una frattura che si divarica sempre di più tra i lavoratori stessi e tra i lavoratori e i dirigenti di azienda».

A tanti dirigenti forse converrebbe rammentare la loro storia, da dove sono venuti, da dove sono partiti prima di fare carriera. Aiuterebbe a comprendersi, a capire le difficoltà l’uno dell’altro. «Ci vuole una coscienza – aggiunge Maurizio Di Schino -,  e i dirigenti di una azienda non possono far sentire i lavoratori come se avessero dei ladri in casa. Ci vuole una classe dirigente che sappia creare relazioni significative tra i lavoratori, che abbiano reali competenze perché il livello della cultura del lavoro si sta ulteriormente abbassando».

Diritti e doveri dei lavoratori sono i binari su cui corre la giustizia nel lavoro. «Competenze e cultura, i diritti mai sconnessi dai doveri, – commenta Di Schino – vanno sempre di pari passo, non si possono separare».

La dinamica dell’incidente non è ancora chiara. Secondo i lavoratori è stato investito di proposito per evitare il presidio e di essere bloccato. Alle 7 e 30 del mattino del 18 giugno il Sì Cobas, Adil era il coordinatore di Novara, aveva indetto una mobilitazione per poter aprire una trattativa contro il licenziamento di 245 persone nel Piacentino della ditta Fedex.Tnt. È stata bloccata la via di uscita del magazzino Lidl e tre camion erano già in fila. L’autista Alessio Spaziano, 26 anni, di Caserta, che lavora per una ditta di Lodi, avrebbe superato i tre camion fermi e nella corsia opposta avrebbe travolto Adbil e ferito altri sindacalisti che cercavano di impedirgli la fuga. Secondo l’avvocato difensore dell’autista, il sindacalista Abdil si trovava in un punto in cui non poteva essere visto. L’autista si era dato alla fuga ma poi, convinto dal suo padrino di cresima, un poliziotto del Casertano ha deciso di costituirsi.

Resta il ricordo di Abdil nelle parole dei suoi colleghi, della moglie, un lavoratore e un padre esemplare. Al servizio di tutti. Ieri una manifestazione nazionale a Roma lo ha ricordato. Servirà questa morte assurda a fare luce sulla situazione dei lavoratori della logistica italiana per generare una nuova fraternità tra lavoratori, tra lavoratori e dirigenti?

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