A Vancouver vince il fair-play

Mentre il calcio italiano continua a vivere di isterismi, dalle olimpiadi canadesi arrivano lezioni di vero spirito sportivo.
slittinisti

L’ultima settimana di serie A non ha fatto registrare (purtroppo) nulla di nuovo. Dirigenti delle più blasonate società che litigano tra loro. Presidenti che sfiduciano i loro allenatori. Tecnici e tifosi che manifestano platealmente il loro dissapore verso gli arbitri. Insomma, uno spettacolo a cui siamo abituati. «Penso che tutti noi dovremmo abbassare i toni. A cominciare dalle dichiarazioni che rilasciamo durante la settimana, per proseguire con i comportamenti che teniamo in campo e i commenti post-partita. Il calcio non è solo business, ma ha dentro di sé valori sociali importanti». Beppe Marotta, amministratore delegato della Sampdoria, commenta con una certa amarezza gli ultimi giorni vissuti dal calcio italiano sul filo dei nervi. Dove sembra che nessuno sappia accettare il verdetto del campo, che nessuno sappia perdere, né tantomeno vincere. Nelle stesse ore, fortunatamente, dalle olimpiadi di Vancouver continuano ad arrivare molte storie che vanno in senso opposto, riconciliandoci con il vero senso dello sport.

 

 

Favoriti fuori dal podio

 

Christian Oberstolz e Patrick Gruber sono una coppia di slittinisti molto affiatata. Nella loro carriera hanno vinto due coppe del mondo, ma nelle grandi occasioni un pizzico di sfortuna li ha spesso privati di una medaglia (sono arrivati tre volte quarti ai campionati del mondo e quinti a Torino 2006). A trentadue anni, Vancouver è la loro grande occasione, e alla vigilia della gara anche l’autorevole rivista statunitense Sports Illustrated li indica tra i principali favoriti. Dopo la prima manche i nostri rappresentanti sono terzi, la medaglia tanto sognata è finalmente ad un passo. Nella seconda ed ultima manche i tedeschi Leitner e Resch sono però autori di una discesa perfetta, e alla fine precedono i nostri ragazzi che si piazzano quarti. Per soli 72 millesimi restano ancora una volta fuori dal podio. Ai giornalisti che chiedono loro come vivano l’ennesimo “insuccesso” hanno risposto: «Non siamo affatto delusi per la mancata conquista della medaglia. Abbiamo fatto due ottime manche, anche se non perfette. Non abbiamo sbagliato noi, sono stati più bravi i tedeschi a rimontare».    

 

 

Sprint con un sorriso

 

Nella prova sprint di fondo nessuno avrebbe scommesso un solo euro su una possibile medaglia di Magda Genuin. Anche perché l’atleta bellunese, che in Canada sta disputando la sua terza olimpiade, è esperta della tecnica libera, mentre a Vancouver questa gara si disputa in tecnica classica. Dopo aver brillantemente superato le qualificazioni, l’azzurra passa con autorevolezza quarti di finale e semifinale raggiungendo una insperata finale. Alla fine giunge quinta dietro atlete che in questo momento rappresentano l’élite del fondo mondiale. Ma, viste le poche medaglie sin qui raccolte dalla squadra azzurra a queste olimpiadi, a qualcuno questo risultato sembra solo l’ennesima opportunità perduta. «Non scherziamo, questo piazzamento mi rende molto felice. Mi sono divertita e adesso cercherò di togliermi altre soddisfazioni, magari già dalle prossime gare (insieme ad Arianna Follis può fare molto bene nella prova sprint a coppie, ndr), ma il mio pensiero va oltre allo sci di fondo». Magda infatti è laureata in pedagogia e negli ultimi tempi ha lavorato con dei bambini autistici. E a soli ventisette anni sa già dare il giusto valore ad ogni cosa, anche ad un quinto posto che per qualcuno più che un bel risultato sembra solo una occasione persa.    

 

 

Ripescata senza polemica

 

Johanna Schwarz si presenta alle Olimpiadi senza nessuna pressione. Lei ai giochi non doveva neanche esserci. Era stata infatti esclusa, non senza qualche perplessità, dal primo elenco dei convocati italiani per Vancouver. Poi l’infortunio occorso a Nadia Fanchini, la nostra migliore discesista, a pochi giorni dalla partenza per il Canada, ed il conseguente “ripescaggio” della venticinquenne di Bressanone. La prima gara va abbastanza bene, un ventiduesimo posto nella discesa libera vinta da sua maestà Lindsey Vonn, una delle atlete più celebrate di questa edizione a cinque cerchi. La seconda gara va ancora meglio: ottava in supercombinata. Viene così il giorno del Supergigante. Johanna scende per trentesima, le migliori sono già tutte al traguardo. La Vonn sta festeggiando la conquista di un’altra medaglia quando per un attimo ha un brivido osservando la discesa della ragazza altoatesina che, sorprendendo un po’ tutti, alla fine giunge quarta, miglior piazzamento di sempre a questi livelli, a soli 11 centesimi dalla statunitense. Quando si rende conto del risultato ottenuto, Johanna esplode in un sorriso. Polemiche per il fatto di essere giunta ad un passo dal podio quando inizialmente non era stata neanche convocata? Rimpianti per la mancata conquista della medaglia? Niente di tutto questo: «Ma quali polemiche, per carità, anzi è davvero un peccato che Nadia non sia qui con noi. Delusa per la mancata medaglia? Assolutamente, sono stata così contenta quando ho visto di essere quarta. Sono scesa al massimo, ci ho dato dentro fino all’ultimo, va bene così».

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