A un passo dal podio

Il quarto posto viene visto come una sconfitta. Una condizione che ha accomunato negli ultimi mesi tanti atleti azzurri. Eppure...
Sport Tuffi

Ci sono tanti modi per perdere una medaglia. Può accadere per un “tamponamento”, come capitato in occasione degli ultimi Mondiali alle ragazze italiane della staffetta di sci nordico. Ma può succedere anche per una discutibile decisione arbitrale, come avvenuto a Erica Barbieri durante i Mondiali di judo.

 

Negli ultimi dodici mesi sono stati tanti gli atleti italiani che hanno mancato una medaglia importante per una piccola imperfezione nel corso di un esercizio, per pochi centesimi di secondo, per una manciata di centimetri o ancora, appunto, per un imprevisto o qualche discutibile scelta dei giudici.

La chiamano “medaglia di legno”. È quel piazzamento che, a caldo, uno sportivo fa proprio fatica ad accettare: il quarto posto. Alessio Boggiatto, uno dei migliori nuotatori azzurri dell’ultimo decennio, ne sa qualcosa. Il ragazzo torinese ha disputato le ultime tre finali olimpiche dei 400 misti battendosi sempre fino all’ultima bracciata con i migliori al mondo, ma ottenendo il medesimo risultato, ogni volta quarto, lì, a un passo dal podio…

 

Il fatto è che normalmente classificarsi quarti in una Olimpiade o in un Campionato del mondo significa essere primi in Italia e molto spesso in Europa. Ma il risultato è lo stesso: si rimane lontano dai riflettori, ci si espone a giudizi ingenerosi da parte dei media («Il nostro atleta è arrivato solo quarto…»).

 È il caso, ad esempio, di Federico Colbertaldo che, nonostante la conquista di due primati europei, ha ottenuto “solo” due quarti posti negli 800 e nei 1500 metri stile libero dei Campionati del mondo di nuoto disputati la scorsa estate a Roma.

Spesso ci si dimentica che già il solo partecipare ad un Campionato del mondo o ad una Olimpiade rappresenta un grandissimo successo. Ci si dimentica che nello sport ci sono anche avversari più forti, che non si può vincere sempre. E se per gli atleti, passato un momento di comprensibile delusione, prevale poi la soddisfazione del risultato ottenuto, per molti addetti ai lavori sembra quasi che la mancata conquista di una medaglia dipenda dal fatto che lo sportivo in questione non abbia dato il massimo e pertanto non sia un vero campione.

 

Sempre a Roma, davanti alla loro gente, hanno “masticato amaro” anche i fratelli Marconi. Nella prova di tuffi sincronizzati dal trampolino i nostri rappresentanti hanno mancato la medaglia per appena 9 centesimi di punto. Ed è andata “ancora peggio” ad Elisa Frisoni, giunta quest’anno due volte quarta nel giro di ventiquattro ore in occasione dei Mondiali di ciclismo su pista. In una circostanza, nell’omnium, per arrivare all’oro sarebbe bastato correre 216 millesimi più veloce! Nell’altra, specialità keirin, è stata beffata sul traguardo per… 5 centimetri. Due risultati che sanno di beffa. Niente podio? E allora niente premi importanti, né titoli sui giornali!

 

Una medaglia sfuggita per un soffio è qualcosa che può far male, anche perché in alcuni casi, soprattutto negli sport cosiddetti “minori”, tra riconoscimenti economici e clamore mediatico che ne conseguono, può addirittura cambiare la vita. Ma prendere una medaglia di legno può capitare a chi fa dello sport. Anzi, molto spesso è proprio questo risultato che può dare la spinta giusta per continuare la propria avventura agonistica all’inseguimento di traguardi ancora più prestigiosi. Con la consapevolezza, che solo chi non si batte per il podio non rischia di finire quarto.

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