A Sassello con i genitori di Chiara Luce

Diario di un incontro con i genitori della giovane di Sassello, che verrà proclamata beata il prossimo 25 settembre.
Chiara Luce

«Quando avrai nostalgia di me, trovami lassù in una stellina» era la consegna che Chiara Luce aveva lasciato alla mamma Maria Teresa prima della morte. Stasera di stelle ce ne sono un’infinità nel cielo che copre Sassello, il suo paese. Il buio di questa notte le fa splendere, bellissime. Davanti alla cappella dove riposa Chiara Luce, come ogni sera, si è raccolto un bel gruppo per recitare il rosario. Alcuni sono turisti, altri residenti. E pare che proprio lei ci raccolga tutti: stelle e persone in un unico gioioso abbraccio.

 

Viviamo qui la conclusione di un pomeriggio speciale, iniziato col desiderio di trascorrere un’ora con i genitori di Chiara Luce Badano, la giovane di 19 anni che la Chiesa cattolica proclamerà beata il prossimo 25 settembre. Nel fresco giardino di casa Badano, ci ha accolto la squisita gentilezza di Maria Teresa e Ruggero che ci hanno fatto rivivere tanti momenti di famiglia con la loro figliola. Poi di passaggio alla chiesa parrocchiale, dove un altare laterale racconta la straordinaria storia di questa ragazza. Infine, nel piccolo camposanto impreziosito da quelle spoglie che parlano di vita. E’ difficile lasciare questi luoghi.

 

«Ero a Roma insieme a Chiara ad un incontro del Movimento – confida Maria Teresa – Chiara Luce era seduta accanto a me, la vedevo brillare di entusiasmo perché era venuta personalmente Chiara Lubich a fare un tema spirituale. La mia anima cantava e sentivo dentro di me una pace indicibile, avevo la sensazione netta che Maria fosse accanto a me e in una sorta di preghiera spontanea ho detto: “Ti affido questa mia figliola, crescila Tu sono certa che Saprai farlo meglio di me”. Nel tempo scordai l’invocazione a Maria, ma ritornò forte durante la malattia».

 

Pochi mesi dopo la morte di Chiara Luce, Maria Teresa sente forte questa mancanza: «Partendo era come se Chiara si fosse portata con sé la mia maternità, lo sentivo come una cosa fisica, percepivo un vuoto tremendo. Parlo di questo dolore ad un sacerdote che mi rassicura con queste parole: “Pensi davvero che Chiara Luce sia partita senza generare in te altri figli?” Da subito non capisco, sapevo benissimo che non avrei potuto avere altri figli. Ma tornata a casa iniziano tante telefonate. “Mamma Tere possiamo venire?”».  In casa Badano comincia a squillare il telefono ininterrottamente. Sono i primi giovani che dalle città del Piemonte, della Liguria e dintorni vogliono venire a Sassello a conoscere i genitori di Chiara Luce.

 

«Racconto della malattia, del suo amore a Gesù, e mentre parlo li sento figli. Da quel momento la mia maternità è rifiorita e la nostra famiglia si è allargata all’inverosimile», confida Maria Teresa. In questi diciannove anni, Sassello è stata invasa da un popolo di giovani e non, che ogni giorno salgono su queste colline a respirare la freschezza di una vita tutta donata a Gesù. Ruggero, il papà spiega: «Sorpresi da tanto interesse, abbiamo domandato al nostro vescovo Mons. Maritano se potevamo continuare a donare la testimonianza di nostra figlia e lui ci ha rassicurato dicendo che se ce lo chiedevano andava fatto, ma senza prendere noi l’iniziativa».

 

Così tanti giovani cominciano a salire a Sassello, ma anche Ruggero e Maria Teresa percorrono l’Italia e dappertutto dove sono stati invitati hanno donato l’esperienza della loro figliola. Ma le persona cosa vogliono conoscere di Chiara Luce? «Noi raccontiamo della sua fede forte, – rispondono Teresa e Ruggero – della sua tenerezza, della sua capacità di amare, del suo stare consapevolmente “al gioco di Dio”. I più interessati sono i giovani perché affascinati dalla semplicità, dalla purezza d’anima e dalla determinazione. In una parola: tanti vogliono fare sul serio, spendere bene la loro vita e Chiara Luce è il loro modello».

 

L’appuntamento annuale che si celebra la prima domenica di ottobre raccoglie in un happening gioioso centinaia e centinaia di giovani. Vengono fin quassù per ricordare l’anniversario della sua partenza per il cielo, il 7 ottobre 1990. Cantano, pregano, raccontano testimonianze di vita e terminano il programma con la visita al Camposanto. Da diciannove è un appuntamento, con una presenza sempre crescente.

 

«Un pomeriggio – ricorda Maria Teresa – sono andata al Camposanto a pulire la cappella, quando scorgo seduto sul prato all’ombra di un cipresso un giovane  che legge il libro di Chiara Luce. Lo saluto e lui mi chiede: “Lei conosce Chiara?”. “Sono la mamma”. Sorpreso mi dice che viene lì una volta alla settimana a leggere il libro. Poi abbracciandomi e piangendo mi racconta la sua storia. Convivevo con una ragazza e aveva in programma il matrimonio, ma litigavano spesso al punto da troncare tutto. Ha lasciato accanto alla foto di Chiara l’anello nuziale e mi ha chiesto di venderlo e dare il ricavato ai bimbi dell’Africa. E salutandomi mi confida che vorrebbe portar qui l’ex fidanzata per trovare la pace che lui stesso ha trovato». Maria Teresa è un fiume mentre racconta. «Un nostro amico non credente mi ha detto: “Io sono uno che vive come nel deserto, dove non c’è acqua. Quando ti sento parlare di Chiara Luce è come bevessi un’acqua che mi disseta pienamente e spegne dentro quel fuoco che mi brucia”. Da Mortara è arrivato un ragazzo che ha conosciuto Chiara Luce su internet, poi ha convinto i genitori ad accompagnarlo a Sassello. “Quell’incontro – raccontano loro – ha cambiato la vita di nostro figlio e la nostra».

 

Poi ci sono le migliaia di lettere. Ana Ivkovic, serba: «Cerco di conoscere Chiara sempre più profondamente: il suo grande esempio mi aiuta a percorrere la via della santità». Da Foggia: «Sono una nuova amica di Chiara Luce. Anch’io mi chiamo Chiara; sono sposata e ho due bambini. L’ho incontrata, per così dire, nella libreria del santuario di Lourdes dove volevo trovare qualcosa da portare in dono. Scorrendo con lo sguardo i vari scaffali, mi sono sentita osservata: c’erano due occhi dolcissimi che mi fissavano. Era la foto di Chiara sulla copertina del libro ‘Di luce in luce’. Prima di ripartire ho comprato anche un altro libro. Ora li sto leggendo e sento che la Serva di Dio sta entrando nella mia vita giorno per giorno, sempre di più! La considero già un’amica e se nella mia giornata incontro qualche difficoltà mi basta pensare a lei, e la vita torna a sorridermi. Ho capito   che si può essere santi anche oggi». Anna:  “ciao, Chiara: grazie di essere esistita. Sei il mio modello di vita: anch’io vorrei diventare santa. Mi impegnerò a diffonderti nel mondo.

 

Maria Teresa infine ci dona una delle pagine più belle e più intime della sua anima: «Partecipai tempo fa ad una serata che aveva per titolo “Il senso del dolore nella vita umana”. Parlavano un teologo, un filosofo e una giovane gravemente ammalata. Mentre il teologo parlava del dolore nell’esperienza umana, usava il termine non senso e sottolineava il nostro sì a questo non senso. Pian piano scoprivo che anch’io avevo detto il mio sì a questo non senso, quando il medico ci aveva comunicato che Chiara aveva un osteosarcoma. È un’angoscia che non si può descrivere a parole. Quella sera ho sentito di dire: “Gesù ogni giorno ti ringrazio di avermi dato una figlia così, ma non ti ho mai  ringraziato per questo dolore. Mi hai fatto comprendere la grandezza del dolore agli occhi di Dio, quando si riesce a trasformare il dolore in Amore”. Mi sembra che questa sia la testimonianza più grande che ci ha lasciato Chiara Luce, lei ha vissuto così e sta insegnando anche a noi a vivere così».

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