A proposito di quanto accade in Egitto e… in Italia

Da due fonti diverse mi è stato segnalato un articolo, L'Egitto vittima delle parole, senza dubbio provocatorio sulla situazione nel Paese del Nord Africa. E sono sorte spontanee alcune riflessioni
Proteste in Egitto a sostegno dell'ex presidente Morsi

Ancora una volta, mi sono reso conto di quanto sia fuorviante credere tout court a quanto i nostri media in Occidente, in particolare in Italia, ci propinano ogni giorno. Ho avuto, nei mesi scorsi, esperienze molto interessanti proprio con i recenti sollevamenti di piazza che hanno avuto luogo in Turchia e in Egitto.

Cosciente, devo essere sincero, del grande pericolo di fraintendimenti, se ho scritto qualcosa è sempre stato su suggerimento di fonti locali, che, avendo accesso anche ai media occidentali, si rendevano conto delle discrepanze pericolose che apparivano fra quanto accaduto veramente e quanto presentato. Inoltre, i giudizi e le valutazioni di merito erano ancora più canalizzati a senso unico. In secondo luogo, quanto scritto l’ho sempre verificato, se non altro per una questione di etica professionale, con coloro che vivono sul campo e che hanno il polso della situazione reale, non offuscato da interessi di alcun tipo.

Quale il risultato? Innanzitutto un grande arricchimento personale. Mi sono reso conto ancora una volta di quanto la tentazione eurocentrica sia sempre in agguato e di come l’ascolto dell’altro sia utile prima di cominciare a scrivere. Un secondo aspetto è stato, tuttavia, anche l'esporsi a critiche, alcune severe, da parte di lettori che bollavano gli articoli con l'accusa di voler distorcere i fatti. Soprattutto in un caso, il tono del commento – ad un articolo sulla Turchia e la rivolta di Piazza Taksim – è stato davvero aspro ed offensivo. Ma l’intero testo era ispirato a una testimonianza oculare. Mi ero limitato a ordinarla e a renderla scorrevole, chiedendo poi a chi me l'aveva inviata di controllare che fosse fedele ai fatti.

Queste esperienze mi hanno fatto apprezzare in modo davvero particolare quanto ho ricevuto questa mattina dal Cairo. Il link dell’articolo in merito mi è arrivato da un autorevole accademico che si trova nella capitale egiziana da diversi decenni e da un amico che vive lì da una decina di anni. Entrambi amano l’Egitto e gli egiziani e vivono in prima persona sulla propria pelle quanto noi ci limitiamo a guardare sugli schermi di televisioni e computer o, addirittura, nelle foto riportate dai nostri quotidiani. Entrambi non sono facili né a semplicistici entusiasmi né a critiche ad oltranza, ma si rendono conto che nella complessità di quanto il Paese vive attualmente è necessario essere molto attenti a dare giudizi di merito e valutazioni che rischiano di essere davvero imprudenti, oltre che estremamente superficiali.

In modo specifico mi è venuta alla mente una considerazione: come possiamo ergerci a giudici di una svolta epocale in un mondo non lontano da noi, quando da giorni, da ore ed ore, siamo in attesa, noi cittadini e i nostri media, della conferma o meno della sentenza di un nostro politico? Mentre milioni di egiziani si confrontano su temi fondamentali per il loro futuro, noi, milioni di italiani, stiamo seguendo dibattiti logorroici, collegamenti in diretta su quanto potrebbe emergere dalla Camera di consiglio dei giudici della Cassazione.

A me pare che sarebbe necessario riprendere contatto con la realtà, quella vera dell’uomo e della donna d’oggi, dei popoli e della loro storia, che è anche la nostra. Ma siamo disposti a farlo?

Intanto, se qualcuno desidera avere un’opinione diversa in merito a quanto succede in Egitto consiglio questo articolo. Non voglio assolutamente dire che sia oro colato, ma forse potrebbe mettere in crisi le nostre certezze sugli altri e vedere quanto costi vivere e lottare per una vera democrazia, a fonte della decadenza della nostra.

Per stuzzicare l’appetito ecco i primi passi del testo a cui mi riferisco:
«Quanto si ricava dai media occidentali sull’Egitto è un’immagine che sembra non presentare alcun elemento di ambiguità. La versione dei fatti è trasversale e univoca, e a surrogarla sono le cancellerie e gli uffici diplomatici. “Mohammad Morsi è stato democraticamente eletto, è stato deposto da un colpo di Stato, il generale El-Sisi ha assunto le redini del potere, molti sostenitori di Morsi sono stati uccisi dalla polizia con colpi di arma da fuoco, il Paese è spaccato in due e si trova sull’orlo di una guerra civile”. Non credo serva aggiungere altro. Questa è a grandi linee l’immagine che si è radicata presso l’opinione pubblica occidentale. Se poi aggiungiamo le deduzioni degli esperti il quadro è completo: “L’Egitto è tornato a un regime militare, la giunta ha strumentalizzato la piazza per riprendere il potere, il popolo egiziano non è pronto per la democrazia, si sta ripetendo lo scenario dell’Algeria”».

Per chi desiderasse continuare http://www.nazioneindiana.com/2013/07/30/legitto-vittima-delle-parole/

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