A proposito dei farmaci equivalenti

Si tratta di farmaci che vengono commercializzati a prezzi inferiori del 20 per cento rispetto a quelli originali, quando questi ultimi perdono il diritto all’esclusiva perché il loro brevetto è scaduto.
Tante pillole

Il signor Matteo R. ci chiede chiarimenti sull’uso dei farmaci equivalenti messi da qualche anno in commercio. Si tratta di farmaci che vengono commercializzati a prezzi inferiori del 20 per cento rispetto a quelli originali, quando questi ultimi perdono il diritto all’esclusiva perché il loro brevetto è scaduto. Gli equivalenti debbono avere le stesse caratteristiche farmacologiche degli originali e di ciò si fanno garanti organismi nazionali e internazionali di livello europeo a ciò preposti. In Italia l’Istituto Superiore di Sanità, organo scientifico del ministero della Salute, si occupa di verificare se le caratteristiche qualitative e quantitative del farmaco in questione sono analoghe a quelle dell’originale.

Si è constatato che in alcuni equivalenti l’eccipiente al lattosio ha dato luogo a fenomeni di intolleranza. In tal caso il Servizio Sanitario concede la prescrizione del farmaco originale, riducendo il ticket. Nonostante ciò, è tuttora in atto una polemica tra il presidente dei produttori di farmaci equivalenti e l’ordine dei medici che rivendica la completa autonomia e libertà di prescrizione da parte dei propri iscritti. Nasce così il sospetto che a creare questo conflitto sia l’ignoranza delle disposizioni vigenti, o interessi da parte di entrambe le case produttrici che potrebbero influenzare a vari livelli la filiera che porta alla vendita di uno piuttosto che dell’altro medicinale.
Ovviamente le case produttrici non hanno gradito questa scelta italiana ed europea, ma noi italiani, gravati da un debito di circa duemila miliardi di euro, dobbiamo essere lieti di sapere che nel 2010 abbiamo risparmiato, solo per questa voce, 600 milioni che possono andare su altri settori della sanità che ne hanno bisogno. In un momento così difficile per la nostra situazione economica sarebbe opportuno che ognuno di noi rinunciasse ad effimeri vantaggi, nell’interesse della parte economicamente meno agiata della collettività. Se non comprendiamo ciò, come possiamo pretendere che altri ci aiutino ad uscire dalla crisi?
 

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