A Khlong Toey, una delle periferie del mondo

Il mercato situato in uno dei distretti periferici di Bangkok espone merci 24 ore su 24. La gente lo ha salvato dalla speculazione edilizia ma non dalla violenza, prostituzione, miseria: qui ci si picchia anche per un lecca lecca. Un gruppo di ragazze di Points Coeur vi porta la bellezza e la generosità
Mercato di Bangkok

Non è certo il  luogo tipico dove i turisti vanno in cerca di bei paesaggi o per qualche compera dell’ultimo oggettino esotico: per questi c’è il famoso mercato del fine settimana di Jatujak. Li si può trovare il regalino originale da portare agli amici in Europa. A Khlong Toey no. Gli stranieri sono rari qui e accettati con sguardi che ti chiedono: «Ma parli thailandese?», oppure: «Che ci fai qui?».

Qui la gente è semplice e parla birmano, laotiano, karen e thai, naturalmente: ma non inglese. C’è l’odore tipico di un mercato vivo e vero: pesce salato, carne, pollame d’ogni misura; poi frutta, rane, riso, cavoli, cocomeri, e di tutto quanto si può pensare. Non chiude mai Khlong Toey: 24 ore su 24. Un terreno  grande, in tutto circa 14 chilometri quadrati, accoglie il mercato più contestato della città di Bangkok. Il Port authority of Thailand voleva vendere questo terreno che vale oro per  ogni sua zolla e farne appartamenti; lotte che portano il tempo indietro di più di 30 anni, ma la gente ha resistito: questo posto non si tocca. Si è passati allora a bruciare le baracche; niente. Poi con i sicari in giro al mercato a sparare. La gente ha resistito ed ha vinto: almeno per ora.

Si pensa che questo mercato dia occupazione ad almeno un milione di persone, direttamente o indirettamente, soprattutto vende merce a basso costo e questo disturba i negozi della grande distribuzione. La merce a Khlong Toey è davvero a buon mercato e arriva da tutta la Thailandia, in genere dopo le ore 21, quando il traffico cittadino è ormai passato. Le ore scandiscono il tipo di merce venduta. Da un’ora all’altra lo scenario cambia. Mi sono trovato in mezzo alla zona della vendita del pollame alle 23 di notte: in 12 minuti circa, sono sparite tutte le bancarelle dei polli e al loro posto ne sono arrivate altre col pesce. Incredibile! Tutto fatto in uno spazio limitato al millimetro. Ognuno sa dove andare e cosa fare: nessuno urla o impreca: tutti soffrono per le stesse cose ed è saggio tacere nella difficoltà. Filosofia orientale!

Khlong Toey è anche prostituzione, Hiv, sfruttamento, miserie e disperazione. Una piccola comunità principalmente laica, originaria della Francia, vi si è stabilita da alcuni anni: Points Coeur. Sono ragazze che provengono principalmente da Francia, Svizzera, Stati Uniti e altri Paesi; dopo un periodo di preparazione a Vieux – Moulin (Oise), in Francia, partono alla volta di Filippine, Argentina, India, cioè verso le periferie esistenziali e sociali della terra, per vivere con i più poveri per circa nove mesi. Le conosco da tempo e ne ho viste molte susseguirsi a Khlong Toey, ti toccano il cuore. Parlano poco thailandese ed offrono alla gente il loro tempo, la loro amicizia, il sorriso e la compagnia sincera. Niente aiuti finanziari, niente di materiale: solo un sincero calore umano. La gente di Khlong Toey è entusiasta di queste quattro ragazze, tra l’altro carine. Perché qui, in questi luoghi, quello che manca è proprio la bellezza della speranza, del sorriso; la voglia di vivere una vita diversa che non sia la lotta anche solo per un lecca lecca.

A Khlong Toey la violenza è di casa, è giornaliera e costante. E le ragazze che volontariamente spendono i nove mesi assegnati qui hanno la possibilità di offrire un mondo diverso: donano la certezza che qualcuno è vicino agli ultimi. Le ragazze di Points Coeur oltre che vivere nella baraccopoli di Khlong Toey si occupano degli stranieri nelle carceri della polizia di frontiera: sono le peggiori carceri del Paese, la “frontiera nella frontiera”, coloro che sono destinati, in genere, ad essere deportati verso il Paese di provenienza: Pakistan, Sri Lanka, Vietnam, Cambogia e così via.

La vita quotidiana di queste ragazze laiche (solo il 10 per cento sceglie, in genere, la vita consacrata) è scandita dal tempo per la preghiera e l’adorazione quotidiana: poi fuori verso l’impegno tra la gente. La loro casa? Una baracca tra le baracche, niente di più, niente di meno.

E così il mondo cambia, mi sono detto. Sono stato con loro alcune ore, in mezzo ai bimbi, cercando di separare tre di loro che lottavano, davvero, per cose inutili; qualche dolcetto mi ha aiutato a dividerli e calmarli. Ho promesso che ritornerò, ne porterò altri, ma niente più lotte contro il più debole!

Papa Francesco ci sta aiutando ad aprirci, a vedere le perifiere che sono accanto a noi: Khlong Toey è a circa cinque minuti di macchina da casa mia. Tra una settimana vi ritornerò, sia per fare qualche spesa e così aiutare la gente, che per stare con i bimbi e dare qualche sorriso e qualche lecca lecca: è qui che dobbiamo portare la speranza di un mondo nuovo; anche Khlong Toey può cambiare e già sta accadendo.

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