A caval del suo caval Giacomino se ne va…

Il cavaliere Giacomino sul suo cavallo baio si teneva stretto alla sella mentre cavalcava nella foresta...
Illustrazione di Eleonora Moretti

Il cavaliere Giacomino sul suo cavallo baio si teneva stretto alla sella mentre cavalcava nella foresta.
Un vento impetuoso lo afferrava e voleva sbalzarlo giù: era il solito incantesimo di mago Burron, ma comunque avrebbe salvato la principessa Mariettina e lo avrebbe fatto anche a costo della vita.
Il vento imperversava su tutta la foresta e tentava di piegare con la sua furia anche le querce più robuste.
Giacomino si fermò un momento e decise di usare l’astuzia. «Allora, vogliamo discuterne un momento?».
La tempesta si placò e da lontano si sentì la voce roca di mago Burron: «Nessun cavaliere si è mai sognato di discutere con me… Cosa vuoi tu, ingenuo giovanotto?».
«Cosa ci ricavi a mandarmi ’sto guazzabuglio naturale? Diventi forse più potente? La tua cattiveria ti ha portato grandi guadagni? Io faccio il cavaliere di professione, ma questa volta la faccenda è seria. Io e la Mariuccia ci vorremmo sposare e nessuno ci farà cambiare idea. Quindi non capisco questo tuo insistere».
«Dove c’è qualcuno che ha buoni progetti, io arrivo e glieli scombino. È la mia professione, come tu fai il cavaliere, difensore dei deboli!».
«Beh, allora provami che sei forte e battiti con me, senza magie però, altrimenti sei un codardo!».
Giacomino e Burron incrociarono le spade con grande abilità, Giacomino fu ferito, ma non lanciò neppure un urlo, continuando a lottare finché anche Burron cadde a terra, con uno scuarcio a una gamba.
«Va bene cavaliere, hai vinto! Ma perché io dovrei essere onesto e non perseguitarti più?».
«Perché ti invito al nostro matrimonio e quando avremo dei bambini verrai a giocare con loro. Credimi, è meglio che fare il malvagio a vita e non avere nessuno che ti tenga compagnia da vecchio».
E il mago concluse che ne valeva la pena. Come è strana e divertente la vita!

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