È spirato nel possesso delle sue facoltà, con una visione calma e serena, fi duciosa del passo grande che stava per fare: presentarsi innanzi a Dio. E per questo, entrare nella sua stanzetta era diventato come avvicinarsi a un santuario. Anche quando le sofferenze più grandi lo tormentavano, non cessava di sublimarle, offrendo tutto a Dio perché compisse i suoi disegni sull’Opera di Maria che tanto egli amava. Ricordare le sue frasi, è ancora commovente per noi che abbiamo potuto essergli vicini in quei momenti: «Dite a tutti quanto è bella la morte, come è semplice. Durante la vita si ha tanta paura della morte, e adesso invece la si vede come una cosa meravigliosa».
E dopo che il sacerdote gli aveva amministrato l’estrema unzione e il viatico, la sua stanza sembrava diventata un luogo dove aleggiavano gli angeli. Non fi niva di ringraziare per questa grande grazia di aver ricevuto l’olio santo in piena coscienza, e perché non gli era stata taciuta la gravità della malattia. Era così veramente felice per il passo che stava per compiere, che, a un certo momento, quando sembrò per un attimo che la malattia avesse un corso più favorevole e si avviasse a una conclusione positiva, parlando con i familiari quasi lamentava: « Ero così preparato – diceva –, così meraviglioso: perché il Signore non mi ha voluto con sé?».
Tanti, che gli sono stati accanto in quei momenti e hanno visto e constatato questa sua straordinaria serenità, non hanno potuto fare a meno di pensare al gesto che egli aveva compiuto venti anni prima, quando aveva detto il suo sì di padre alla fi glia che lo lasciava per iniziare il Movimento dei Focolari.
Forse questa sua morte così soprannaturale è stata un anticipo di quella ricompensa che il Signore riserva ai genitori delle anime che si consacrano a Dio: ricompensa tanto più meritata quando questa consacrazione non ha ancora tutti quei caratteri di sicurezza che solo il tempo e l’esperienza possono dare, e che quindi esige in chi inizia una maggiore fede, una maggior fi ducia in Dio.