Spartaco Lucarini: cristiano, giornalista, focolarino

Un ricordo affettuoso del primo direttore di Città Nuova, collaboratore di Chiara Lubich nella fondazione del Movimento dei Focolari. Modello del “focolarino sposato”.

Il 6 maggio 1924, nasceva a Cortona, una piccola cittadina dell’Aretino in Toscana Spartaco Lucarini. Sposato nel 1949 con Iolanda Castellani (Lalla) ebbero 5 figli; Maria Chiara, Gianni, Piergiorgio, Bernardette, Fatima. Stretto collaboratore di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, venne da lei definito il modello del “focolarino sposato”.

Ha lasciato un segno indelebile anche nella sua città natale, per le numerose iniziative a cui ha dato impulso, e la città natale a distanza di quasi 50 anni dalla morte, periodicamente lo ha commemorato.

Ma chi è Spartaco Lucarini? Ci parlano di lui i suoi scritti e le testimonianze di chi lo ha conosciuto o scritto su di lui. Da qui si capisce il suo pensiero sulla famiglia, dove traspare evidente la sua esperienza di marito e di padre. Il suo impegno nella difesa della vita, la sua convinzione contraria all’aborto, ma anche la sua apertura sulle reali difficoltà di una donna tentata di abortire. Affrontò il problema del divorzio, un grande tema degli anni 70 che divise anche gli stessi cristiani.

Per quanto riguarda il suo modo di essere giornalista, politico e scrittore, vediamo che si immedesimava nei problemi con sincerità, e profondità insieme, e cercava di coglierne il significato valorizzando anche coloro che non ne davano la sua stessa interpretazione.

Aveva un altissimo concetto della donna, ne esaltava l’insostituibile ruolo nella società, il grande dono della maternità, la particolare sensibilità e accoglienza che sa esprimere in modo unico. Era un cristiano autentico, profondamente convinto, un puro, ma non un integralista. Sempre aperto al dialogo. Insieme alla passione per il suo lavoro esprimeva l’urgenza di fare sempre tutta la sua parte, in ogni circostanza.

La politica era per lui un servizio alla persona, un impegno per il bene comune. Puntava sempre all’unità fra gli uomini e fra i popoli, benché consapevole delle ingiustizie sociali e delle disparità esistenti tra Paesi ricchi e Paesi poveri, sui diritti umani, sul lavoro e sulla mentalità consumistica dilagante che favoriva la sperequazione retributiva.

Si impegnava a che le società e le aziende non misurassero il loro impegno solo sui risultati economici, ma si interessassero anche di tutelare i cittadini che non hanno a sufficienza ciò che occorre per vivere. Viene ricordato da chi lo conosceva anche il suo impegno quotidiano a seguire direttamente persone in difficoltà e per gli ‘ultimi’, per dare voce a chi non ce l’ha.

Sapeva smontare subito i toni della retorica, con una battuta, un silenzio, un sorriso. Era soprattutto un ottimista, ma non di un ottimismo ingenuo: un ottimismo che gli veniva dalla sua fede senza compromessi, sincera, convinta, limpida e dalla sua convinzione che l’amore può vincere tutto.

I suoi libri ed i suoi articoli sono stati spesso frutto di indagini personali riportati poi su Città Nuova di cui è stato direttore per 19 anni e sui tanti giornali con i quali collaborava come il Messaggero di Sant’ Antonio, l’Osservatore Romano e altri giornali e riviste italiani.

Ha affrontato temi di denuncia sulla corruzione, irregolarità economiche e amministrative, sugli emarginati, sui drogati. Il suo libro, Dossier sulla droga fu, oltre ad un successo editoriale anche un documento adottato nelle scuole. Venne ripubblicato in ben 7 edizioni.

Venne anche definito un precursore su alcuni fatti della politica. Come uomo del dialogo metteva in guardia dal pericolo di praticare atteggiamenti che potevano richiamare posizioni oltranziste di un radicalismo intransigente, che non aiuta la politica. Diceva che rimanere vincolati al proprio orientamento è di ostacolo a una visione più ampia per l’ottenimento di soluzioni condivise. Lamentava che la politica manca di anima, che ha dimenticato di essere al servizio dell’uomo e della comunità.

Aveva delle intuizioni che in qualche caso sono risultate profetiche, come quando sostenne che un giorno sarebbe crollato il comunismo, oppure che l’inquinamento rischiava di danneggiare l’umanità (all’epoca non si parlava ancora di ecologia).

Una volta prospettò anche la moneta unica come espressione di unità prima europea e poi mondiale e qualche decennio dopo abbiamo visto c’è stata la moneta unica europea.

Pensò ad una politica economica nella cultura del dare. Poi nel 1991, diversi anni dopo la sua morte, Chiara lanciò in Brasile come modello di gestione proprio l’economia del dare, nello spirito di unità per le imprese economiche come aveva intuito Spartaco. Fu molto significativo che il primo polo imprenditoriale del progetto di economia di comunione in Brasile lanciato da Chiara fu proprio intitolato a Spartaco Lucarini.

Lamentava che il mondo cristiano aveva perso gran parte dell’interesse alla missione sociale, al servizio del cittadino. Nel libro La dottrina sociale della Chiesa, Spartaco ricorda che nella vita di ogni cristiano non si devono distinguere l’impegno spirituale e l’impegno sociale, ma devono essere vissuti insieme.

Nel Movimento dei focolari fu responsabile dei Focolarini Sposati, membro nel Consiglio di Coordinamento dell’Opera[1], rappresentante delle Famiglie Nuove[2]

In ogni iniziativa, in ogni sentimento, ha interpretato il cristiano autentico. Cioè uno che testimonia Cristo nel mondo, evangelizzando con la parola e con la vita. Non occorreva indicarne il cognome «…perché Chiara disse che tutto il Movimento ha in onore, in cuore, in mente un solo nome: Spartaco».

È stato detto che Spartaco è uno di quegli uomini che non muoiono mai. Chiara, che ne aveva capito le potenzialità, gli propose di trasferirsi da Firenze a Roma per dedicarsi con lei all’Opera che si stava costruendo.

Spartaco accolse, con la famiglia, questa proposta, sebbene con dolore per le difficoltà che questo trasferimento avrebbe comportato. Erano confidenti che nel fare la volontà di Dio, Dio non si sarebbe lasciato vincere in generosità. Così il 4 giugno del 1955, Spartaco, un giovane di 31 anni, con la sua famiglia formata in quel momento da Lalla e tre figli, di 5 anni, 3 anni, e una di pochi mesi, si trasferirono a Roma.

Chiara Lubich sul tetto della basilica di Lourdes con la famiglia Lucarini. Da sinistra: Gianni, Iolanda Castellani (Lalla), Chiara, Maria Chiara e Spartaco

Nelle sue molteplici attività nell’Opera e nel lavoro aveva sempre presente che l’impegno per la famiglia prevaleva su qualunque altro impegno.

Quando Spartaco iniziò ad avere problemi di salute non gli diede importanza addirittura li sottovalutò. Il 24 aprile del 1974 si sentì molto male fu l’inizio di un percorso che in poco più di un anno lo portò alla morte. Chiara gli era molto vicina per fargli sentire che era importante per lei come collaboratore e focolarino disse che per lei Spartaco era l’Opera.

Dopo alti e bassi sembrava che Spartaco avesse vissuto anche un miglioramento sensibile da far pensare che il problema forse fosse totalmente passato. Ma non era affatto passato e a breve la malattia si presentò in maniera sempre più grave. Mentre diceva ai famigliari che stava bene, viveva tutte le difficoltà che gli procurava il male: l’eroismo sostenuto dalla fede. Visse un nuovo rapporto con Dio e una nuova comprensione di Maria.

Diceva che ci vogliono queste grosse prove per cogliere l’essenziale della vita. Le opere di Dio non sono Dio. Le consolazioni di Dio non sono Dio. Ebbe anche una nuova comprensione dell’Opera. La vide come voluta da Dio per i tempi moderni, per riportare la cristianità nel mondo.

I numerosi interventi chirurgici, le cure, i dolori pur senza far trasparire la sofferenza che pativa, accrescevano la consapevolezza che non ce l’avrebbe fatta a guarire. La sua corsa finì il 23 novembre del 1975 quando Spartaco tornò alla casa del Padre.

La notizia della morte di Spartaco fece subito il giro del mondo, sembrava una cosa impossibile e fu molto dolorosa per tutti.

Chiara disse che anche se pensiamo che tutte le persone si possono sostituire, Spartaco per le sue qualità, nel lavoro nell’opera, il suo impegno a Città Nuova come direttore, scrittore, giornalista, non si può sostituire.

Qualche giorno dopo la sua morte cominciarono ad arrivare anche notizie di fatti straordinari attribuiti all’intercessione di Spartaco.

I figli ricordano Spartaco padre eccezionale, che sapeva mettersi al loro livello, che scherzava sempre, che sapeva soffrire fino in fondo quando anche pensava che le loro decisioni potevano essere sbagliate, ma li lasciava comunque liberi di fare la loro esperienza.

Spartaco usava raccogliersi in preghiera la mattina in modo da affrontare la giornata senza preconcetti su cose che potevano presentarsi, come ostacoli, con le persone che avrebbe incontrato e le attività che avrebbe dovuto affrontare.

Guardando alla figura di Spartaco vediamo un personaggio del nostro tempo, da cui si può apprendere molto come persona e in particolare come focolarino. Sapeva sempre mettersi in discussione per trovare una soluzione condivisa in ogni cosa.

Certo si potrebbe dire che Spartaco avrebbe potuto ancora dare molto, ma il Signore lo ha chiamato a sé stabilendo che il suo disegno era compiuto. I suoi talenti li aveva spesi nel modo migliore. Era stato umile e incisivo, senza lasciare nulla a caso. Aveva vissuto nella piena carità, aveva amato e sofferto nella sua vita, quindi tutto era compiuto e poteva andare a prendere il posto riservato per lui nella vita eterna. Il suo pensiero era di voler vivere sempre con Dio nel cuore e nell’amore al fratello.

Ha vissuto la sua breve vita accettando la malattia in modo eroico, condivideva ogni cosa con la necessaria consapevole riservatezza. L’umanità è prima di tutto un’unica famiglia, diceva, dove i singoli uomini e le nazioni fanno parte di un solo corpo.

Nei peccati planetari del nostro tempo, un libro uscito dopo la sua morte, scrisse che oggi potrebbe sembrare che non vi sia più il senso del peccato, che il peccato sia morto, che non esiste. Invece, non è così! È più vivo di prima addirittura più ampio perché chi fa del male non si turbi soltanto perché ha trasgredito ad un precetto, ma si turbi perché ha commesso qualcosa contro una persona come lui e contro la comunità.

 

Dopo la sua morte il figlio Piergiorgio scrisse una lettera al padre in Paradiso, in colloquio intimo e affettuoso per chiedere come era la sua salute lassù. La lettera conclude «non stare a rispondermi perché sento che presto sarò da te per sempre». Giorgio è deceduto nel 2004

Possiamo concludere questa pennellata sulla figura di Spartaco, magari ponendoci la domanda: che cosa ci lascia Spartaco Lucarini, qual è stato il suo messaggio nella sua breve vita?

Forse ci comunica di imitarlo nel fare la nostra parte mettendo in luce i talenti che Dio ha donato ad ognuno di noi. Ma lasciamo anche che sia Igino Giordani a rispondere:

«In Spartaco s’è visto come un professionista, un uomo politico, un padre di famiglia possa e debba essere in ogni iniziativa e in ogni sentimento il cristiano, cioè uno che testimonia Cristo nel mondo, evangelizzando con la parola e con la vita…il lavoro è preghiera , è una quotidiana liturgia che si fa con Dio nel cuore … e in questo contesto Spartaco impersona un po’ il tipo del nuovo monaco che lavora nel mondo … Spartaco per quel che fece e scrisse e parlò a me appare un pioniere, paolinamente parlando, a me appare un santo».

[1]          Centro di coordinamento: organismo centrale per la gestione e l’organizzazione del Movimento dei Focolari

[2]          Famiglie Nuove: movimento che comprende famiglie rinnovate dal carisma dell’unità

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