India, caste e politica, equazione complessa

Continua in India l’interminabile tornata elettorale che si concluderà il 1° giugno. La struttura sociale delle caste continua a sopravvivere, adattandosi all’evoluzione socio-culturale dei tempi. Le caste hanno avuto un ruolo chiave in tutte le elezioni che si sono svolte nel Paese, fin dalla sua indipendenza nel 1947
India festival Indù Ansa EPA/IDREES MOHAMMED

Sebbene il ruolo delle caste sia più evidente a livello locale e, quindi, nelle elezioni dei cosiddetti panchayat (villaggi e comuni), taluqa (suddivisione territoriale che raccoglie più villaggi) e distretti (equiparabili alle nostre provincie), l’influenza si avverte anche in quelle politiche a livello nazionale. In effetti, tutti i partiti devono fare i conti con questo elemento della società indiana che rappresenta un fondamento ineludibile della vita sociale sia quotidiana che di largo respiro.

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Bandiera India Foto  Pexels

Per quanto concerne la politica non sono pochi i partiti – forse meglio dire partitelli – che hanno la loro origine proprio nell’appartenenza castale sia dei fondatori che dei sostenitori e, dunque, anche dei candidati proposti. È inoltre bene tener presente che come conseguenza indiretta del sistema castale vi sono anche le cosiddette riserve di seggi in Parlamento, assicurati a membri di gruppi che non fanno parte della struttura castale, in quando sono di origine tribale o ritenuti fuori casta (dalit o harijians). Questi conglomerati costituiscono le Scheduled Castes (SCs) o Scheduled Tribes (STs) che, di fatto, determinano certi equilibri di cui i politici e le dirigenze dei partiti devono tener conto, sia nella scelta dei candidati che in campagna elettorale. Altro elemento che sfugge a osservatori esterni è l’infinita suddivisione dei quattro gruppi castali principali che a livello locale si manifestano in sottogruppi, che finiscono per avere una notevole importanza sia negli equilibri sociali locali che in quelli politici globali.

La questione castale non è limitata solo al partito attualmente al governo. Sebbene Modi col suo Bjp (Bharatiya Janata Party) intenda perseguire l’agenda dell’Hindutva (l’India nazione indù), anche l’opposizione con il Partito del Congresso, che ha fatto la parte del leone nei decenni successivi all’indipendenza, è caratterizzato dalla questione castale e dall’essere attento agli equilibri che questa richiede. Il Bjp di Modi, per esempio, nella recente campagna sembra aver perso i membri della potente casta dei Rajput, originariamente appartenenti al gruppo dei guerrieri/militari, principi, che continua ad avere ancora un grande peso negli equilibri interni del Paese, soprattutto al nord.

Se questo può suscitare qualche preoccupazione a Modi, il suo partito da anni lavora per conquistare i gruppi più piccoli della struttura sociale, cercando di assicurare vantaggi anche a quelli di loro che si trovano nella parte inferiore della scala sociale.

Per accattivarsi le loro simpatie, recentemente l’onorificenza più alta concessa dalla Repubblica dell’India (Bharat Ratna) è stata assegnata a due rappresentanti di gruppi secondari come ruolo sociale, ma molto numerosi. Una tecnica collaudata per accumulare voti fra gli appartenenti di comunità sociali che logicamente dovrebbero votare per l’opposizione. Ovviamente, il partito al governo gode ormai dell’appoggio incondizionato delle comunità castali più alte (brahmini e kshatrya), soprattutto negli stati del nord, tradizionalmente definiti hindi belt (la cintura indù). In alcuni stati, negli ultimi tempi, si è realizzato un censimento castale, processo assolutamente inviso a Modi e al suo partito che si è dovuto inchinare alla decisione della Corte Suprema che ha dichiarato costituzionale il processo di indagine sull’appartenenza castale.

Le cose sono ancora più complesse al sud, dove, nei due stati principali – Kerala e Tamil Nadu – il Bjp non è ancora riuscito ad imporre la sua agenda. Tuttavia, nel Karnataka, lo stato la cui capitale è la metropoli di Bengaluru (Bangalore), centro mondiale del software, un’importante comunità di brahmini (lingayat) sembra essersi spostata verso i valori proposti da Modi.

Lui stesso, nato in una famiglia di umili origini, il padre era un chaiwala, un venditore di tè sulla strada, ha dovuto lottare non poco per imporsi e farsi riconoscere come leader politico credibile. Il suo carisma e la sua retorica, anche di tipo religioso, e il suo essere non sposato e visitare templi officiando cerimonie religiose, lo hanno aiutato non poco nell’ascesa al potere che ora detiene con sicurezza e che sembra ben lontano dal lasciare.

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