Studente in ingegneria Alberto Michelotti, alle prese con la leva militare Carlo Grisolia. Due ragazzi di Genova di appena vent’anni, amici per la pelle, scomparsi nel 1980 a distanza di 40 giorni l’uno dall’altro: a causa di una caduta in un canalone, Alberto, e di un cancro, Carlo, lasciando dietro di loro non lo sgomento per una morte così precoce, ma una testimonianza radicale ed autentica di Vangelo vissuto nel carisma dell’unità di Chiara Lubich. Nel 2005 la Chiesa ha aperto per questi due ragazzi un unico processo di beatificazione. Michele Zanzucchi ha raccontato la loro storia nel libro Il tuffo in Dio per Città Nuova.
Siamo negli anni della contestazione giovanile, della ricerca dei trasformazioni radicali sia da un punto di vista culturale che sociale. Il sentirsi protagonisti di un cambiamento in Carlo e Alberto trova la giusta dimensione nell’impegno profuso a preparare le iniziative dell’operazione Africa (lanciata da Chiara Lubich nel 1978 a favore del villaggio di Fontem in Camerun) o nel provare e riprovare le canzoni per un incontro in parrocchia o a Stella Maris, un vecchio locale vicino al porto con marinai di colore che« non hanno nulla da mangiare, da vestire. Lì da alcuni mesi i gen ( i giovani del Movimento dei focolari, ndr.) stanno aiutando un sacerdote solo in questa situazione disperata» scrive Alberto.
Nato e vissuto con la sua famiglia alle porte di Genova, nella frazione di Staglieno, Alberto aveva sempre frequentato la parrocchia. Lì conosce il Movimento dei focolari grazie ad sacerdote. «Gesù, nei tre giorni di Bergamo – scrive nella lettera al Congresso Gen alla fine del 1978 –, mi ha chiamato alla Sua maniera; cioè senza riserve.. .È bello quando ti accorgi di dover cambiar pagina su tante cose; soprattutto in casa, a scuola, con la ragazza, con gli amici, non sei tu Alberto, ma è Gesù; cioè o doni del divino oppure è meglio che lasci tutto». Ha un carattere estroverso, da vero leader potremmo dire. Si iscrive alla facoltà di ingegneria. Brillante e trascinatore com’è, è un punto di riferimento tanto per gli amici del muretto che quelli della frazione, ma anche dei gen. Nel 1979 Alberto diventa responsabile di un gruppo gen della Valbisagno. Lì conosce Carlo, classe 1960, e una famiglia che conosce già il Movimento dei focolari e la sua spiritualità. È un ragazzo più introverso rispetto ad Alberto. Sensibile, poetico e sognatore, con la chitarra sempre in mano. Seppur nella differenza di carattere e temperamento , Carlo e Alberto condividono progetti e ideali, ed un autentico amore per il Vangelo vissuto.
Ed eccoci al 1980. L’ultimo scatto, ma uniti. Allo stadio Flaminio il 17 maggio del 1980, in occasione del Genfest (Manifestazione dei giovani dei Focolari, ndr.) Alberto è in prima fila nell’organizzazione. Carlo non c’è: è partito per il militare ma non manca di far sapere quanto è vicino a tutti i giovani.
Qualche mese dopo Alberto parte per Val D’Aosta per trascorrere le vacanze. Ma la più bella delle scalate delle Alpi Marittime, il massiccio dell’Argentera, per lui diventa la sua ultima scalata Muore precipitando per svariate centinaia di metri giù per il canalone della Lourosa. Tra gli assenti al funerale c’è Carlo, il suo grande amico. Quello stesso giorno gli viene diagnosticato una neoplasia. Una malattia che lo porterà via nel giro di un mese e mezzo, i 40 giorni che separano i due amici da quell’ultimo, ma intenso viaggio. Nel periodo della malattia Carlo si rivela un uomo forte: «Mamma, è giunto il momento del tuffo in Dio» dirà. Muore il 29 settembre.
Mille e più persone al suo funerale. Alcuni mesi addietro Chiara Lubich aveva detto ai giovani dei Focolari: «Vi auguro di farvi santi, grandi santi, presto santi. Sono sicura di darvi in mano la felicità». E Carlo e Alberto, nel vivere per Gesù e ad incontrarlo in ogni fratello, quella felicità l’hanno trovata.
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Quando insieme si può
- Fonte: Città Nuova
Per la prima volta un unico processo di beatificazione per due amici. Sono Carlo e Alberto, giovani aderenti al Movimento dei focolari, scomparsi a distanza di 40 giorni l’uno dall’altro
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