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Trump escluderà il Sudafrica dal G20 del 2026 a Miami?

di Armand Djoualeu

Trump ha ribadito le sue accuse di genocidio al Sudafrica e minaccia di escluderlo dal prossimo G20. Secondo alcuni osservatori potrebbe trattarsi di una ritorsione per la denuncia sudafricana alla Corte internazionale di giustizia contro Israele per condotta genocida. 

L’incontro alla Casa Bianca tra il presidente americano Donald Trump e quello sudafricano Cyril Ramaphosa, il 21 maggio 2025, quando Trump mostro dei video – bollati poi come falsi – a sostegno della teoria del “genocidio bianco” in Sudafrica. EPA/JIM LO SCALZO

Si pensava che la frattura tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, risalente alla prima presidenza Trump, fosse ormai alle spalle fin dall’inizio del secondo mandato alla Casa Bianca, lo scorso anno.

Tuttavia, Donald Trump ha minacciato di escludere il Sudafrica dal prossimo vertice del G20, che si terrà a dicembre 2026 a Miami, negli Stati Uniti.

Il motivo? Il presidente Trump ha ribadito le sue accuse contro il Sudafrica in merito a un presunto “genocidio” degli afrikaner, i discendenti dei primi coloni europei.

«Questa è una palese disinformazione sul nostro Paese», ha dichiarato Cyril Ramaphosa il 30 novembre. «Dobbiamo chiarire che il Sudafrica è uno dei membri fondatori del G20 e quindi ne è membro a pieno titolo. Continueremo a partecipare come membro a pieno titolo, attivo e costruttivo del G20», ha aggiunto Ramaphosa. «Come Paese, siamo consapevoli che la posizione adottata dall’amministrazione americana è stata influenzata da una prolungata campagna di disinformazione condotta da gruppi e individui all’interno del nostro Paese, negli Stati Uniti e altrove».

Washington ha boicottato il vertice dei leader del G20 tenutosi a Johannesburg sotto la presidenza sudafricana il 22 e 23 novembre scorsi. Il presidente Ramaphosa ha sottolineato che, nonostante la frattura diplomatica, le imprese e i gruppi americani della società civile hanno partecipato al G20 di Johannesburg. Dopo una prima reticenza, il Sudafrica ha alla fine ceduto la presidenza del G20 agli Stati Uniti martedì 25 novembre, durante una cerimonia discreta presso il ministero degli Affari Esteri sudafricano. Imperterrito, Donald Trump ha rimproverato il presidente sudafricano sul suo social network, Truth: «Il Sudafrica ha dimostrato al mondo di non essere un Paese degno di far parte di alcun gruppo». Ma la risposta della presidenza sudafricana è stata rapida. «È deplorevole che, nonostante gli sforzi del presidente, nonostante i numerosi tentativi di Ramaphosa e del suo governo di rilanciare le relazioni con gli Stati Uniti, il presidente Trump continui ad applicare misure punitive contro il Sudafrica, basate su disinformazione e distorsioni», ha lamentato la presidenza sudafricana.

«Il Sudafrica è un Paese sovrano, costituzionale e democratico e non gradisce insulti da parte di un altro Paese riguardo alla sua appartenenza e alla sua capacità di partecipare ai forum globali», ha aggiunto la presidenza sudafricana, dichiarando la sua intenzione di partecipare a tutte le riunioni del G20.

A maggio, alla Casa Bianca, Donald Trump aveva teso un’imboscata a Cyril Ramaphosa mostrandogli un video pieno di immagini manipolate, presumibilmente a dimostrazione delle sue accuse di genocidio contro i bianchi, che il Sudafrica respinge. Una narrazione di “genocidio bianco” è stata diffusa e amplificata negli ultimi anni ad opera di gruppi millenaristi come gli Suidlanders, i principali propagandisti di una ideologia complottista che presenta i bianchi sudafricani come vittime di un “genocidio” effettuato dal governo sudafricano. Teorie che hanno trovato eco negli ambienti della destra internazionale, in particolare negli Usa. Non esistono infatti fonti accademiche che documentino il presunto fenomeno.

Il Sudafrica è, dopo la Nigeria, la più grande economia del continente africano. Ma ha anche il più alto tasso di criminalità del continente.

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