Conclusasi con avanzamenti diplomatici nella governance climatica globale, la Cop30 ha rafforzato il ruolo dei popoli tradizionali e della protezione forestale, ma ha anche evidenziato un punto cruciale: la crisi climatica approfondisce le disuguaglianze socioeconomiche e colpisce in modo più severo le popolazioni povere e vulnerabili. In questo scenario, il Movimento dei Focolari emerge come una rete globale capace di trasformare accordi multilaterali in azione territoriale, articolando giustizia sociale, economia rigenerativa e diplomazia comunitaria.
Disuguaglianza climatica: quando il riscaldamento globale produce povertà
La Cop30 ha consolidato la consapevolezza che eventi estremi — inondazioni, siccità, ondate di calore, crisi alimentari — non si distribuiscono uniformemente. I più poveri pagano il prezzo più alto: comunità indigene e ribeirinhas sfollate da miniere, dighe e incendi; lavoratori urbani esposti a ondate di calore senza infrastrutture adeguate; famiglie che perdono le case nelle alluvioni senza mezzi per ricostruire; pescatori e comunità costiere colpite dall’acidificazione e dall’innalzamento del mare.
La crisi climatica agisce come moltiplicatore di povertà, mentre la povertà riduce la capacità di adattamento — un circolo vizioso che richiede risposte strutturali, non solo tecniche.
Alleanza con popoli indigeni e comunità impoverite
Con il riconoscimento ufficiale dei popoli indigeni come attori climatici, la Cop30 ha aperto spazio a modelli di gestione territoriale basati su conoscenze locali. Per i Focolari, ciò implica includere anche comunità urbane e rurali impoverite, attraverso progetti di riforestazione comunitaria con generazione di reddito; filiere produttive sostenibili con indigeni, quilombolas e ribeirinhos; supporto giuridico e diplomatico nei conflitti ambientali; formazione tecnica per giovani vulnerabili nella transizione energetica. Non si tratta solo di conservazione ecologica, ma di giustizia socio-territoriale.

I popoli indigeni partecipano alla Marcia globale per il clima in difesa delle foreste, dei diritti territoriali indigeni e della responsabilità globale sul clima a Belém, in Brasile, il 15 novembre 2025. Foto: EPA/ANDRE BORGES via Ansa
Educazione climatica e superamento della povertà strutturale
La formazione proposta dal Movimento deve integrare ecologia e giustizia economica, preparando i vulnerabili a essere protagonisti della transizione. Possibili direzioni: programmi educativi sul clima rivolti a giovani delle periferie urbane e aree rurali; partnership con università per monitoraggi comunitari degli impatti socioambientali; materiali formativi multilingue accessibili a popolazioni marginalizzate. Educare al clima significa formare autonomia, emancipazione e cittadinanza planetaria.
Economia di Comunione: redistribuire valore, non sfruttare risorse
Se la bioeconomia verde viene catturata da élite finanziarie, le disuguaglianze aumenteranno. Come alternativa, il Movimento può finanziare imprese ecologiche gestite da comunità povere, sostenere filiere produttive a basso impatto con valore locale, creare fondi di investimento solidale contro la povertà climatica e rafforzare economie territoriali riducendo vulnerabilità. Giustizia climatica e giustizia economica diventano dimensioni inseparabili.
Presenza territoriale: dove la povertà incontra il collasso ecologico
L’azione diretta è fondamentale nei territori in cui degrado ambientale e vulnerabilità sociale si sovrappongono: zone costiere soggette a erosione e salinizzazione, aree urbane senza servizi igenico-sanitari o resilienza idrica, biomi minacciati da siccità estrema e agribusiness espansivo.
In questi contesti, il Movimento può attuare come supporto comunitario, integrando prevenzione, ricostruzione e protezione territoriale.
La governance climatica del futuro non dipenderà solo dall’Onu, ma dalla capacità di reti transnazionali di ridurre vulnerabilità tra i più poveri, democratizzare conoscenza e tecnologia e proteggere territori ecologicamente strategici.
Con presenza globale e vocazione a una fraternità operativa, il Movimento dei Focolari può assumere un ruolo decisivo nel trasformare spiritualità in giustizia socioambientale, contribuendo a una transizione climatica che non lasci gli ultimi indietro.