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Italia > Iniziative

Una rete di imprenditori di solidarietà

di Angelo Bricca

Una banca, tanti imprenditori, una piattaforma di fiducia. Breve diario di viaggio tra le aziende dei possibili finanziatori dei progetti dell’Ospedale Chiara Lubich di Lubumbashi, in Congo. Intervista a Roberto Ricciardi

Foto ricordo del viaggio. Roberto Ricciardi è al centro.

Venerdì, 22 novembre. Partiamo da Milano, direzione Napoli Afragola. Viaggio in treno con Eugenio – il dottor Eugenio Ferri, medico –, carissimo amico rientrato tre giorni fa dal Congo. Poco più di quattro ore di viaggio. 650 chilometri. Durante il viaggio mi arriva un messaggio di Roberto – il dottor Roberto Ricciardi, banchiere – con il programma dei giorni che ci aspettano. Roberto è una persona piacevolissima e un vulcano sempre attivo di idee, progetti, ma anche molto concreto ed organizzato. Nonostante i suoi molti impegni, starà due giorni con noi, per visitare le aziende dei possibili finanziatori dei progetti dell’Ospedale Chiara Lubich di Lubumbashi, in Congo, dove Eugenio, da anni, mette al servizio le sue competenze chirurgiche dei giovani medici della regione.

Arriviamo a inizio pomeriggio. Prima dell’inizio del tour, alle 15.30, ci attende una graditissima sorpresa: Roberto ci aspetta in Banca, con i suoi più stretti collaboratori. L’atmosfera è semplice, familiare e ricca di significato. Scopriamo immediatamente quanti valori condividiamo. La BCC Terra di Lavoro ci presenta le sue iniziative. Mi colpisce, fra l’altro, il Manifesto dei Valori, appena scritto e approvato, frutto di un’esperienza formativa vissuta a Bruxelles lo scorso settembre: è il manifesto di una banca che vuole impegnarsi per una cooperazione autentica, mutualistica e orientata al bene comune. È una bussola: umiltà, servizio, dare l’esempio, passione, fiducia, appartenenza, competenza e ascolto attivo, con la volontà di essere un vero agente di trasformazione sociale, con la convinzione convinta che una finanza etica possa generare sviluppo umano, solidale e senza confini.

Sabato, 23 novembre. Il tour inizia alle 10.00. Mi chiedo cosa accomuni le realtà tanto diverse che ci vengono presentate: edilizia, impianti fotovoltaici, riciclaggio dei rifiuti, una rinomata azienda agricola. Sono aziende sane, solide, dirette da imprenditori che raccolgono l’eredità di una tradizione nata generazioni fa. Gente fiera del loro lavoro e desiderosa di mostrare ciò che rende unici i loro prodotti. Ci accolgono con cordialità, con quello sguardo limpido tipico di chi ama ciò che fa. Forse è questa autenticità il filo che lega tutto. Caffè e dolci non mancano.

Incontriamo persone che non si accontentano del profitto. Hanno un cuore sensibile alla sofferenza e non restano indifferenti ai racconti di Eugenio, che cinque anni fa ha lasciato un ospedale del Nord Italia per trasferirsi in una periferia di Lubumbashi, nel sud del Congo e lì aiutare per la costruzione dell’Ospedale Chiara Lubich. Nato dal desiderio della gente del posto, in un quartiere povero e al servizio di chi più ha bisogno: tariffe accessibili per le mamme nelle visite pre- e post-parto e tariffe possibili per le visite ai piccoli in età prescolare. L’ospedale non riceve sussidi dallo stato, ma per i malati gravi o in pericolo di vita le porte sono aperte. Una fiducia disarmante nella Provvidenza motiva il personale dell’ospedale a seguire perseguire questa scelta di solidarietà concreta e necessaria.

Già nel maggio scorso la BCC Terra di Lavoro aveva donato 10.000 euro per coprire le prestazioni sanitarie dei più poveri. Questo weekend segna un nuovo passo avanti: la Banca vuole metterci in contatto con imprenditori che uniscono successo economico e sensibilità sociale. C’è chi crede in una cultura di solidarietà tramandata da padre in figlio e chi ha conosciuto la durezza della vita e ha maturato una sensibilità dalla generosità.

Gli imprenditori che ascoltano il racconto di Eugenio, restano profondamente colpiti: “Mi piacerebbe venire in Congo a gennaio. Voglio vedere con i miei occhi l’ospedale. Solo così capirò come essere più utile.”, dice uno di loro. Un altro anticipa le mie parole: ha già letto l’articolo su Anastase Ngoy Kazembe – per tutti papà Anastase – ha contribuito alla costruzione dell’ospedale, della strada d’accesso e del pozzo per la popolazione. Malato da alcuni anni di una malattia incurabile, scopre di dover la vita che gli rimane ancora alla presenza dell’ospedale e pur potendo permettersi strutture più costose, ha voluto trascorrere lì le ultime settimane della sua vita. Un imprenditore di successo che aveva iniziato dal nulla. Seguiva la spiritualità ignaziana e nel suo percorso aveva compreso che la sua vocazione non era quella di diventare monaco, ma quella di essere un imprenditore al servizio della comunità, generando lavoro e speranza. La sua storia ha incontrato la sensibilità degli imprenditori che stiamo incontrando e alcuni di questi hanno raccolto, in poco più di due settimane, i fondi necessari per acquistare un nuovo macchinario diagnostico per l’ospedale.

Il sogno di Roberto.

Qual è allora il sogno imprenditoriale del dottor Ricciardi, imprenditore di successo, presidente della BCC Terra di Lavoro, e ideatore di questo fine settimana?

Quali linee guida hanno ispirato i tuoi primi sei anni di presidenza della BCC Terra di Lavoro?

I miei primi sei anni alla guida della BCC Terra di Lavoro sono stati ispirati da una serie di principi fondamentali che ci riportano alla radice del credito cooperativo, pur proiettandoci nel futuro. Il nostro dovere primario è rafforzare il legame indissolubile con la Terra di Lavoro. Siamo la banca della comunità e questo significa sostegno mirato e costante alle famiglie e alle piccole e medie imprese locali, agendo come un vero motore di sviluppo economico e sociale. Ho messo al centro la solidità patrimoniale e la trasparenza gestionale. La fiducia dei soci è un patrimonio che si consolida con una gestione prudente, chiara e l’investimento in innovazione tecnologica che rende i nostri servizi rapidi ed efficienti, senza perdere il contatto umano. Il principio della mutualità non può fermarsi ai confini della nostra regione. La BCC deve promuove l’etica, la sostenibilità e l’aiuto verso chi è in difficoltà, sia qui che altrove. In questi anni abbiamo raggiunto traguardi importanti, oltre quelli economici e finanziari: abbiamo sostenuto decine di progetti culturali, sportivi, associativi e di solidarietà. Abbiamo premiato le eccellenze giovanili con decine e decine di borse di studio ogni anno. Abbiamo ottenuto sia la certificazione ESG per la sostenibilità e l’impatto etico e sia la certificazione per la parità di genere.

Che cosa ti ha spinto a dedicare un intero weekend ad accompagnare Eugenio e me tra gli imprenditori locali?

La ragione per dedicare un intero weekend ad accompagnarvi tra gli imprenditori locali che hanno donato per l’Ospedale Chiara Lubich è profonda: non si è trattato di un semplice giro di raccolta fondi, ma di un atto di riconoscimento e di coinvolgimento emotivo. Ho voluto che vedeste con i vostri occhi l’eccellenza e la generosità del tessuto produttivo della Terra di Lavoro. Quell’impegno non è solo filantropia. E’ la dimostrazione che i nostri imprenditori hanno un cuore grande e una visione che va oltre il profitto immediato. La Banca, facilitando questo incontro, si posiziona come catalizzatore non solo economico, ma anche morale. Il mio sogno è di realizzare una rete di solidarietà con imprenditori soci e clienti della banca, per potenziare lo sforzo e l’impegno continuativo a favore dell’ospedale.

È saggio aiutare “chi è lontano” quando anche il nostro territorio vive difficoltà?

Questa è una domanda che ogni Banca di Credito Cooperativo deve porsi e che tocca il punto nodale dei nostri valori. La mia risposta è un convinto sì, è saggio e necessario. Siamo la BCC San Vincenzo de’ Paoli. Il nostro stesso nome ci vincola ai principi della carità e della solidarietà universale. Non possiamo ignorare una sofferenza così evidente in Africa. La mutualità, per noi, non è solo una regola bancaria, ma un imperativo etico. Aiutare ‘chi è lontano’ non significa dimenticare i nostri. Significa piuttosto integrare i due aspetti. La responsabilità sociale che mostriamo verso l’Africa rafforza la nostra reputazione e il senso di comunità qui in Italia. Inoltre, il sostegno a progetti come l’Ospedale rafforza il principio che un mondo più stabile e sano in ogni sua parte è un mondo migliore per tutti, inclusa la nostra Terra di Lavoro.

Aziende così diverse possono collaborare in progetti di cooperazione internazionale senza generare rivalità?

Assolutamente sì. Possono collaborare senza generare rivalità e la loro diversità è un punto di forza.  L’obiettivo comune e superiore – salvare vite umane in Congo – agisce come un potente collante. È compito della Banca, in qualità di facilitatore e garante, assicurare la trasparenza nella destinazione dei fondi e dei beni. Noi creiamo la piattaforma di fiducia necessaria perché la collaborazione funzioni. La nostra esperienza dimostra che, quando si tratta di un bene comune così alto, i nostri imprenditori sanno mettere da parte ogni campanilismo per agire in modo unito e solidale.

Domenica, 24 novembre. In treno, tornando verso Brescia, abbiamo in cuore la gratitudine per la generosità sperimentata, l’accoglienza e in bocca ancora i sapori dei prodotti d’eccellenza che quella terra ci ha fatto gustare. Abbiamo in cuore, soprattutto, la gratitudine e la sorpresa per i volti incontrati e per aver toccato con mano gli ideali che, tra Italia e Congo, sono gli stessi: essere al servizio del bene comune, senza dimenticare chi ha più bisogno.

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