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Ambiente > Testimonianza

Il ponte tra Kharkiv e Roma per un Avvento di solidarietà

di Vito D’Ettorre

- Fonte: Città Nuova

La parrocchia San Giuseppe da Copertino a Sud della Capitale ha accolto la scorsa estate 32 ragazzi ucraini per una visita dal papa. L’amicizia continua e si lavora per regalare materassi e coperte ai bambini ucraini rimasti orfani, seguiti dal sacerdote don Serhii Palamarchuk

Dimenticare gli occhi di chi vive ogni giorno sotto i bombardamenti è impossibile. Per entrare in Ucraina occorre prudenza. Uscirne richiede forza, perché lasci dietro di te un dolore che non si spegne. Il ritorno a casa non è mai un ritorno alla normalità perché sai che le persone con cui hai condiviso la vita in guerra, sono ancora lì. Non sanno se durante il sonno saranno colpiti da un missile, se il giorno dopo ci sarà elettricità, se potranno rivedere i familiari rimasti nei territori occupati. I bambini sono quelli che pagano il prezzo più alto: molti non ricordano più cosa vuol dire vivere in pace.

A Kharkiv, città a 30 chilometri dal confine russo, le scuole sono chiuse da 4 anni. Alcune classi sono state ricavate nei sotterranei della metropolitana, ma non bastano: su 20 mila studenti, solo 2 mila possono frequentare. Nella cattedrale greco cattolica di Kharkiv ho conosciuto suor Oleksia, una donna coraggiosa che ogni giorno cerca di far socializzare i bambini, consapevole che le ferite dell’isolamento resteranno a lungo. Ricordo ancora le sue parole: «Le esplosioni qui sono continue e, quando finalmente gli attacchi si fermano, questi bimbi ringraziano Dio per essere ancora vivi. La guerra ha portato via tanti loro familiari: alcuni sono morti, altri sono al fronte, altri ancora sono nelle prigioni russe».

Durante uno dei nostri incontri, suor Oleksia mi dice: «Immagina che gioia sarebbe portare questi ragazzi dal papa..». Tornato a Roma, ho condiviso questo desiderio con la parrocchia di San Giuseppe da Copertino. Quando ho riferito alla comunità le parole di suor Oleksia, le famiglie non si sono limitate ad ascoltare: hanno risposto con una disponibilità sorprendente per dire: «ci siamo, siamo pronti».

I ragazzi di Kharkiv, arrivati a Roma con suor Oleksia per il programma di accoglienza. Credit: Vito D’Ettorre.

Il 9 giugno è arrivato a Roma un pullman da Kharkiv con 32 ragazzi tra gli 11 e i 17 anni. Dopo tre giorni di viaggio erano finalmente lontani dalle sirene e dalle esplosioni. La settimana seguente avrebbero incontrato papa Leone, un’emozione immensa. Ma mancava una ragazzina: Maria, 13 anni, uccisa insieme alla madre durante un bombardamento mentre erano a fare la spesa. Sognava questo viaggio da mesi. Quando il papa ha visto la sua foto e ascoltato la sua storia, è rimasto profondamente colpito. La foto di Maria con la mamma, benedetta da papa Leone, è stata donata al padre della giovane ucraina, unico sopravvissuto.

Sono passati 6 mesi, ma il legame tra i ragazzi di Kharkiv e la parrocchia di San Giuseppe da Copertino è rimasto forte. Le festività rendono più intensa la nostalgia e più fragile la solitudine. È in questo tempo che la parrocchia ha sentito ancora più forte il desiderio di far sentire ai “loro” ragazzi di Kharkiv un abbraccio, un segno concreto di vicinanza e di cura. In Ucraina i doni si scambiano il 6 dicembre, giorno di san Nicola. Per questo sono stati spediti a Kharkiv tre scatoloni di dolci natalizi e si stanno raccogliendo fondi per aiutare suor Oleksia a offrire ai ragazzi un momento di festa e serenità. Quel giorno, le famiglie che hanno accolto si collegheranno in videochiamata con Kharkiv per gli auguri e per dire ai ragazzi: «Vi aspettiamo quest’estate».

Accanto a questo progetto, ce n’è un altro altrettanto importante. Nell’est dell’Ucraina il sacerdote greco-cattolico don Serhii Palamarchuk ha dovuto cambiare 4 volte chiesa, in seguito all’avanzata dell’esercito russo. Con lui vivono una quindicina di bambini orfani di guerra: se fosse scappato da solo, magari sarebbero finiti in istituti russi, lontani migliaia di chilometri da casa. Nella nuova chiesa, però, mancano letti e materassi: molti piccoli dormono su soluzioni di fortuna. E così, le stesse famiglie che questa estate hanno accolto i ragazzi di Kharkiv hanno scelto ora di fare un passo in più: regalare letti e materassi ai bambini orfani di don Serhii. La parrocchia sta vivendo l’Avvento in questo modo: come un tempo di attenzione, carità e vicinanza concreta unendo Roma e l’Ucraina con un filo di solidarietà che la guerra non può spezzare.

Per informazioni o per sostenere il progetto è possibile scrivere a: info@sangiuseppedacopertinoroma.it

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