A urne chiuse e dopo qualche giorno per sedimentare la vittoria per alcuni, la sconfitta per altri e la non vittoria per molti, è tempo di analizzare i risultati delle elezioni nella più importante regione del Mezzogiorno d’Italia, dove spesso si gioca la partita nazionale, che, seppure con la vittoria netta del centrosinistra, lascia dietro qualcosa di sinistro.
Roberto Fico, sostenuto da una coalizione di centrosinistra e Movimento 5 Stelle (M5S), il cosiddetto campo largo, è il nuovo presidente della Regione Campania, avendo ottenuto una vittoria netta con il 60,63% dei voti nelle elezioni del 23 e 24 novembre 2025, alla guida di una coalizione che aggregava Partito Democratico (PD), M5S, A Testa Alta (lista di riferimento del presidente uscente Vincenzo De Luca), Avanti Campania, Casa Riformista, Alleanza Verdi Sinistra, la lista di Fico Presidente, Noi di Centro noi di Sud, la lista di Clemente Mastella, democristiana sì, ma con qualche ospite di + Europa. Questo è sinistro o sinistra?
Il PD si è confermato il primo partito della regione per numero di preferenze, ottenendo circa il 18,41% dei consensi, seguito dalle altre liste della coalizione vincente. La vittoria in Campania, assieme a quella in Puglia, rappresenta un risultato significativo per il campo largo di centrosinistra a livello nazionale, scongiurando i timori di alcuni di una crisi che proprio le elezioni campane avrebbe ingenerato.
L’usato sicuro Clemente Mastella, poi, si è dimostrato vincente nel suo caro vecchio feudo beneventano, segno che i legami solidi contano ancora e tanto, non solo per lui. Il suo partito, che è il primo del Sannio con il 17,68% dei voti, meglio di Forza Italia (16,8%) e del PD (13,3%), porta in consiglio regionale il figlio Pellegrino. Il sindaco di Benevento e signore di Ceppaloni ha osservato che «in Campania il centro è forte e c’è un sentimento democristiano diffuso», ammesso che qualcuno sappia ancora cos’era la Democrazia Cristiana che, secondo alcuni, sarebbe distante anni luce dalla politica di oggi, anche dei cattolici sparsi in tanti partiti.
Il candidato di centrodestra, Edmondo Cirielli, alla guida di una coalizione che comprendeva partiti come Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Noi Moderati, UDC ed altri, si è attestato al 35,72% dei consensi. Forza Italia vede crescere di molto i suoi consensi, grazie anche all’afflusso di alcuni transfughi deluchiani, mentre la Lega è in caduta libera.
Gli altri candidati al di fuori dei due poli, invece, non hanno superato la percentuale di sbarramento per avere rappresentanti in seno al nuovo consiglio regionale. Nello specifico, Giuliano Granato, di Campania Popolare, che pure ha visto molti giovani supportarlo con un voto disgiunto verso candidati consiglieri della coalizione di centrosinistra, ha raggiunto il 2,03%, Stefano Bandecchi, per Dimensione Bandecchi, lo 0,49%, Carlo Arnese, per Forza del Popolo, si è fermato allo 0,17%.
Infine Nicola Campanile, di Per – Per le persone e la comunità, che mirava a raccogliere il voto dei cattolici di buona volontà e che aveva avuto anche il supporto esplicito dei vescovi della Campania, ha raggiunto una percentuale di consensi da prefisso telefonico, attestandosi allo 0,95%. Inglobava anche Insieme, l’aggregazione politica che fa riferimento a Stefano Zamagni. Evidentemente, per questi ed altri cattolici si pone la necessità di una riflessione sulla dimensione della loro rappresentanza ed anche sul valore stesso che la partecipazione democratica riveste oggi per coloro (pochi) che ancora frequentano le chiese, dove la conoscenza della dottrina sociale della Chiesa è carente se non nulla.
Il neo-eletto presidente della Regione Campania ha espresso grande soddisfazione e un forte senso di responsabilità. Nel suo primo discorso, Fico ha ringraziato i cittadini campani per la scelta netta e ha promesso un governo basato su competenza e innovazione. Ha dichiarato che sarà presidente di tutti e al fianco degli ultimi, sottolineando che l’obiettivo sarà ridurre le disuguaglianze e affrontare temi cruciali come sanità, trasporti e creazione di lavoro. Inoltre, Fico ha ribadito l’unità della sua coalizione e la volontà di lavorare per le istituzioni, mettendo da parte le fazioni politiche.

Il candidato alle regionali in Campania per il centro destra Edmondo Cirielli, nel corso della conferenza stampa dopo il risultato dello spoglio elettorale, Napoli, 24 Novembre 2025. ANSA/CESARE ABBATE
Edmondo Cirielli ha riconosciuto la sconfitta e si è congratulato con Fico, facendogli gli auguri di buon lavoro, evidenziando però il miglioramento del risultato del centrodestra rispetto a cinque anni fa, un dato che, a suo dire, raddoppia il consenso della coalizione nella regione e riflette una base importante di elettori, commendando che «il centrodestra migliora ma dovevamo fare di più», aggiungendo che le valutazioni future spetteranno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al suo partito.
Quanto successo in Campania, e non solo, è sinistro anche se guardiamo all’affluenza alle urne, dove ha votato solo il 44,06% degli aventi diritto, l’11% in meno rispetto alle scorse elezioni regionali, in linea però con le ultime elezioni europee, quando aveva votato il 44% degli aventi diritto. Nello specifico, il dato peggiore è quello di Napoli, dove l’affluenza è stata del 39,59%, quasi cinque punti sotto la media campana. Nella provincia di Benevento l’affluenza è stata del 41,18%, a Caserta con del 46,99%, a Salerno del 49,71%, dieci punti in meno rispetto al 59,6% dell’ultima tornata elettorale regionale, mentre ad Avellino l’affluenza si è attestata al 51,53%.
Chiara e condivisibile l’analisi di Antonio Bassolino, già presidente della Regione Campania, secondo il quale «si conferma e si aggrava dunque il grande problema dell’astensionismo che è da tempo una grave questione nazionale», considerando che «non è il vecchio qualunquismo di una volta, quanto piuttosto «una scelta politica, è un essere contro». Difatti, «è come se fosse un partito, il più grande partito italiano», palesemente «segno di una forte distanza della politica dalla vita concreta delle persone», mentre «è dovere delle istituzioni, dei partiti, delle associazioni, di ognuno di noi fare la propria parte per favorire la partecipazione democratica».
Indubbiamente, queste elezioni dimostrano, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che ormai il voto è un voto di apparato, dove si mobilitano solo coloro che frequentano i partiti, o quello che ne resta, oppure coloro che sono stimolati dagli attivisti delle forze politiche in campo, oltre alcune lobby o gruppi organizzati di potere, spesso sistemici. I leder carismatici, invece, lasciano il tempo che trova un tramonto sull’asteroide del Piccolo Principe. Probabilmente, l’unico che mobilita ancora un voto di opinione, in Campania, è Francesco Emilio Borrelli, deputato dei Verdi, impegnato contro i parcheggiatori abusivi, che denuncia le illegalità sul territorio, con seguitissime dirette sui social media.
Se il consenso si fa nella piazza virtuale invece che nella piazza reale pure è un problema, considerando che non tutti hanno gli strumenti per essere attivi online e che le piattaforme social, per come sono costruite, creano le cosiddette camere dell’eco, dove, spinte dagli algoritmi, si aggregano solo persone che la pensano in uno stesso modo ed è impossibile un vero confronto con persone che hanno altre opinioni.
Se poi le piazze reali, che siano sedi di partito o navate delle chiese, pure sono vuote, bisogna interrogarsi su come costruire una nuova dimensione di partecipazione democratica e cura del bene comune che, probabilmente, non può che partire dall’educazione e la formazione: la scuola, l’università, le associazioni, i sindacati, le aggregazioni laicali, le parrocchie: ma, vi prego, non chiamiamola educazione civica, non usiamo un termine sinistro, altrimenti scappano tutti, come quando sentono il corso di catechismo.