Fabio e Serena stanno cercando di superare una crisi. Prima erano in un rapporto che col tempo hanno entrambi imparato ad identificare come simbiotico: Serena chiedeva a Fabio una presenza costante e Fabio era sempre disponibile mettendo spesso da parte i suoi bisogni e i suoi spazi. Poi è arrivata una grossa frattura, un periodo di separazione e ora il tentativo di rimettere insieme le loro vite, entrambi spinti da un forte sentimento verso il partner. Il punto è che Fabio non è più disponibile al rapporto simbiotico di un tempo, ora non mette più in secondo piano i suoi bisogni e anzi li reclama con forza e Serena non lo riconosce più. Vuole il Fabio di prima completamente annullato, completamente devoto perché per lei l’amore è questa postura qui: una totale fusione. Per Fabio invece non è più così. Dopo la crisi, avendo profondamente sofferto per la loro separazione, “viaggia col freno a mano tirato”, come lui stesso dice. E Serena interpreta questo nuovo atteggiamento di Fabio come una freddezza insopportabile.
La loro situazione ci dà modo di approfondire un aspetto importante delle relazioni di coppia: l’esistenza di due bisogni di base fondamentali per l’essere umano. Il primo è il bisogno di attaccamento, per cui ricerchiamo la connessione con gli altri e il senso di appartenenza. Il secondo è il bisogno di autonomia cioè la necessità di autodefinirci, esprimere noi stessi ed essere rispettati nel mondo che ci circonda. È possibile immaginare questi due bisogni come le due gambe che ci sorreggono e con cui camminiamo. Se agiamo spinti solo da uno dei due bisogni, è come se camminassimo con un gamba sola e quindi il nostro equilibrio sarebbe precario e la nostra andatura barcollante.
Fabio prima della crisi probabilmente preferiva accondiscendere alle richieste di Serena per evitare il conflitto che, tuttora – dice – fatica ad affrontare. Ora, dopo la crisi, Fabio ha cominciato a darsi il permesso di ascoltare il suo bisogno di autoaffermazione e sembra essere diventato sordo alle richieste di Serena. Serena, a sua volta, interpreta questa nuova ricerca di autonomia di Fabio come una disaffezione nei suoi confronti e non riesce ad apprezzare questo nuovo modo di essere del compagno.
Una delle più recenti psicoterapie di coppia, la Schema Therapy di coppia, afferma che, a seconda di come questi bisogni di autonomia e di attaccamento si strutturano all’interno della coppia, si creano dei “cicli” interpersonali più o meno funzionali e questi cicli disegnano il legame di coppia in modo più o meno stabile. Così è stato per Fabio e Serena per molto tempo: il loro rapporto fusionale viaggiava sempre allo stesso modo. Ma poi la loro solita dinamica si è interrotta, l’equilibrio si è perso ed ora si rende necessario un nuovo “adattamento”. Riusciranno a trovare un modo nuovo di relazionarsi?
Per far questo occorre probabilmente farsi alcune domande. La prima è senz’altro chiedersi: perché questi bisogni di Fabio e Serena emergono ora in maniera così pregnante e sembrano in conflitto gli uni con gli altri? Sempre la Schema Therapy di coppia suggerisce come il mancato soddisfacimento dei bisogni emotivi primari di un bambino (come sicurezza, autonomia, espressione di sé) porti alla formazione di schemi maladattivi precoci. Questi schemi si riattivano nelle relazioni adulte, creando cicli disfunzionali in cui la coppia non riesce a soddisfare i propri bisogni reciproci. Quindi, se c’è un problema nella coppia, questo potrebbe originare dal fatto che i bisogni fondamentali nell’infanzia non sono stati soddisfatti e questo ha portato alla formazione di schemi maladattivi, ovvero modelli di pensiero, emozione e comportamento distorti. Di conseguenza, la coppia non riesce a soddisfare i propri bisogni emotivi reciproci e l’incapacità di soddisfare questi bisogni genera comportamenti disfunzionali che alimentano il conflitto.
Nella coppia di cui parliamo, Serena, per esempio ha sviluppato, non avendo trovato soddisfazione al bisogno di attaccamento sicuro durante l’infanzia, uno schema di deprivazione emotiva. Questo schema continua a farle percepire, anche in età adulta, che i suoi bisogni emotivi non potranno mai essere adeguatamente soddisfatti nelle relazioni con gli altri e che nessuno potrà mai fornirle sufficienti cure, comprensione e protezione. È proprio questo in effetti che Serena rimprovera a Fabio: non si sente compresa e dice che in realtà soffre perché si sente sola e sente di non poter contare davvero su nessuno che possa esprimerle abbastanza affetto, calore o attenzioni. Così Serena, aspettandosi di non poter ottenere ciò di cui ha bisogno, nel rapporto attuale con Fabio trova conferma dello Schema appreso precocemente: ovvero che gli altri non potranno mai davvero aiutarla e sostenerla.
Fabio a sua volta ha appreso nella sua infanzia che chiedere attenzioni e tempo in maniera esplicita è disdicevole, pertanto lui non chiede mai direttamente a Serena ciò di cui ha bisogno ma, anzi, si aspetta che lei gli legga la mente intuendo ciò di cui ha bisogno e nello stesso tempo applica questa regola :”È disdicevole chiedere” anche a se stesso. Esattamente come accadeva quando da piccolo non esprimeva le sue emozioni, ma sperava che i genitori le capissero e se ne prendessero cura.
Lavorare su di sé con queste consapevolezze ha aiutato Fabio e Serena a comprendere come i loro bisogni non soddisfatti da bambini si incastrano perfettamente gli uni con gli altri e come da adulti possono assumersi la responsabilità di non lasciarsi condizionare da vecchi schemi maladattivi. Di qui può nascere una nuova relazione: sana, funzionale capace di soddisfare in sé i bisogni e dell’attaccamento e dell’autonomia validandoli entrambi come legittimi.