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Giubileo del mondo educativo: generazioni in dialogo

di Vittoria Terenzi

Papa Leone durante la messa di proclamazione di San J.H. Newman a dottore della Chiesa, nell’ambito del Giubileo del Mondo Educativo. ANSA/FABIO FRUSTACI

È da poco terminato il Giubileo del mondo educativo, uno degli ultimi grandi eventi dell’Anno Santo dedicato alla speranza. Giornate ricche di incontri, dialoghi, testimonianze con un denominatore comune: l’incontro con Gesù, l’unico Maestro capace di dare senso pieno alla vita. «Guardate ancora più verso l’alto, verso Gesù Cristo, “il sole di giustizia” (cf. Lc 1,78), che vi guiderà sempre nei sentieri della vita», ha detto papa Leone XIV alle migliaia di studenti arrivati a Roma da ogni parte del mondo insieme ai loro insegnanti.

Per orientare il cammino, proprio all’inizio dell’esperienza giubilare, nella Basilica di San Pietro, il papa firma la Lettera apostolica «Disegnare nuove mappe di speranza», scritta in occasione del LX anniversario della dichiarazione conciliare Gravissimum educationis. Una “bussola” per tracciare percorsi di speranza, che rilancia l’invito a fare rete per educare alla fraternità universale espresso da papa Francesco nel Patto Educativo Globale.

«L’educazione non è attività accessoria, ma forma la trama stessa dell’evangelizzazione: è il modo concreto con cui il Vangelo diventa gesto educativo, relazione, cultura», si legge nel testo della Lettera. «Fin dalle origini, il Vangelo ha generato “costellazioni educative”: esperienze umili e forti insieme, capaci di leggere i tempi, di custodire l’unità tra fede e ragione, tra pensiero e vita, tra conoscenza e giustizia. Esse sono state, in tempesta, àncora di salvezza; e in bonaccia, vela spiegata. Faro nella notte per guidare la navigazione».

Così Leone XIV immagina il mondo educativo cattolico: una «costellazione», una rete «viva e plurale». «Ogni “stella” ha una luminosità propria, ma tutte insieme disegnano una rotta. Dove in passato c’è stata rivalità, oggi chiediamo alle istituzioni di convergere: l’unità è la nostra forza più profetica». È necessario procedere verso una comunione sempre più profonda, realizzare «progetti comuni tra continenti, riconoscimento mutuo di buone pratiche, cooperazione missionaria e accademica. Il futuro ci impone di imparare a collaborare di più, a crescere insieme», sottolinea il papa indicando tre priorità: la vita interiore, il digitale umano, la pace disarmata e disarmante, ovvero l’importanza di educare a linguaggi non violenti, di riconciliazione e far sì che questo «diventi metodo e contenuto dell’apprendere». Infine, esorta: «Chiedo alle comunità educative: disarmate le parole, alzate lo sguardo, custodite il cuore».

A raccogliere il suo invito, studenti e professori, incontrati nei giorni successivi in due udienze distinte. Agli studenti, papa Leone si rivolge in maniera diretta e confidenziale invitandoli a contare il numero delle stelle: «Da ex professore di matematica e fisica, permettetemi di fare con voi qualche calcolo. […] Sapete quante stelle ci sono nell’universo osservabile? È un numero impressionante e meraviglioso: un sestilione di stelle – un 1 seguito da 21 zeri!». Poi, ricordando loro la forza dell’unità, dice: «Una stella da sola resta un punto isolato. Quando si unisce alle altre, invece, forma una costellazione, come la Croce del Sud. Così siete voi: ognuno è una stella, e insieme siete chiamati a orientare il futuro».

Essere motori del cambiamento, disarmare i cuori, rinunciare a forma di ogni violenza e di volgarità è l’invito del pontefice: «In tal modo, un’educazione disarmante e disarmata crea uguaglianza e crescita per tutti, riconoscendo l’uguale dignità di ogni ragazzo e ragazza, senza mai dividere i giovani tra pochi privilegiati che hanno accesso a scuole costosissime e tanti che non accesso all’educazione. Con grande fiducia in voi, vi invito a essere operatori di pace anzitutto lì dove vivete, in famiglia, a scuola, nello sport e tra gli amici, andando incontro a chi proviene da un’altra cultura».

Anche con i docenti papa Leone XIV affronta temi cruciali, scendendo nella concretezza delle situazioni quotidiane che anche chi insegna si trova ad affrontare: «Oggi, nei nostri contesti educativi, preoccupa veder crescere i sintomi di una fragilità interiore diffusa, a tutte le età. Non possiamo chiudere gli occhi davanti a questi silenziosi appelli di aiuto, anzi dobbiamo sforzarci di individuarne le ragioni profonde».

Agli educatori consegna quattro parole: interiorità, unità, amore e gioia. È l’amore che anima e orienta ogni sforzo volto a intercettare le necessità più urgenti, a superare preconcetti o visioni limitate, a rispondere alle necessità di chi è più fragile. «L’insegnamento non può mai essere separato dall’amore, e una difficoltà attuale delle nostre società è quella di non saper più valorizzare a sufficienza il grande contributo che insegnanti ed educatori danno, in merito, alla comunità. Ma facciamo attenzione – ammonisce il papa -: danneggiare il ruolo sociale e culturale dei formatori è ipotecare il proprio futuro, e una crisi della trasmissione del sapere porta con sé una crisi della speranza».

Al termine dell’udienza, l’augurio rivolto a ciascuno a vivere con gioia la missione educativa: «I veri maestri educano con un sorriso e la loro scommessa è di riuscire a svegliare sorrisi nel fondo dell’anima dei loro discepoli».

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