Una lettera dal Sudan, inviata dall’amico padre Alessandro Bedin, missionario comboniano, ci giunge come un grido di umanità in mezzo al dolore. Il Sudan è vittima di una guerra civile disumana, che non mostra alcun segnale di una pace imminente.
«A quando l’Africa?», si chiedeva lo storico burkinabè Joseph Ki-Zerbo, ideatore del concetto di sviluppo endogeno. Una domanda che molti preferiscono evitare, tanto la “madre di tutti i continenti” sembra priva di futuro: ancora preda delle sue immense risorse e delle lotte tribali, ancora condizionata da poteri economici esterni che alimentano un’economia globale malata e ingiusta.
Eppure, nella storia africana non mancano le strade da percorrere: i socialismi africani di Nyerere, la negritudine di Césaire, la civiltà dell’universale di Senghor, fino al sogno realizzato — anche se fragile — da Mandela. Tutti segni di un cammino possibile, di un’Africa che può ancora costruire la propria identità e la propria unità.
Padre Alessandro Bedin, come molti altri missionari che scelgono di condividere la vita dei popoli africani anche in contesti di guerra, continua a credere nel sogno della pace. La sua testimonianza, dalla missione di Kosti, ci parla di fraternità e di speranza concreta.
Lettera da Kosti, Sudan. 3 novembre 2025
Carissimi amici toscani di Migrantes,
Grazie per il messaggio. Come sapete dalle notizie il Sudan non sta bene in salute.
Qui a Kosti lungo il Nilo Bianco, la situazione è monitorata dall’esercito, le scuole funzionano così pure il mercato. Siamo a circa 350 Km a sud di Khartoum, El Obeid la capitale del Kordofan si trova a 320 Km a ovest da Kosti.
Le RSF (Rapid Support Forces) sono riuscite a conquistare la città di El Fasher capoluogo del nord Darfur e così hanno il monitoraggio e il controllo di tutto lo stato. Sembra siano stati commessi delle atrocità. In un Ospedale di El Fasher le RSF hanno massacrato 450 persone. La conquista del Darfur era un obiettivo perseguito dalle RSF fin dall’inizio del conflitto 2023. Questa zona del Sudan è ricchissima di oro, che viene estratto artigianalmente, serve a finanziare le truppe e la logistica militare. Gli Emirati Arabi Uniti, fonti indipendenti di informazione confermano che, sono i principali sostenitori delle RSF. Da qualche anno a questa parte l’industria dell’arte orafa negli Emirati Arabi sta portando considerevoli profitti economici.
La presa di El Fasher e nei giorni successivi quella di Bara, città a 60 km a nord di El Obeid e principale via di comunicazione e rifornimento con Khartoum, ha messo la popolazione di El Obeid in stato di allarme e di paura. Da ciò che si può comprendere, le RSF hanno come prossimo obiettivo la presa di El Obeid. Prendendo El Obeid avranno il controllo e monitoraggio del Kordofan e in modo particolare dei monti Nuba. Nei monti Nuba si trovano le famose Terre Rare, minerali strategici per le nuove tecnologie, il petrolio e altri minerali importanti. Amici di El Obeid e di altre città limitrofe ci comunicano che desiderano andarsene o mettere i propri figli in luoghi più sicuri. Kosti per il momento rimane la principale città che accoglie sfollati e profughi provenienti dal Kordofan. Per l’esercito del paese è una grave perdita, siamo in attesa dell’evolversi della situazione.
Questo conflitto mostra da una parte l’interesse dei potentati finanziari ed economici di avere il monitoraggio e il rifornimento di materiale strategico per la leadership mondiale dei prodotti tecnologici etc. Ma questo monitoraggio è perseguito con metodi alquanto discutibili sul piano dei diritti dei popoli e della giustizia. Dall’atra parte l’esercito del paese è guidato da forze fondamentaliste Islamiche, è riconosciuto dalla comunità internazionale ma non è affidabile per la guida del Sudan. La comunità internazionale lascia che i belligeranti si confrontino per vedere chi appoggiare: Le RSF che intendono guidare il Sudan con un governo civile o l’ancième regime uscito dalla caduta di El Bashir?
In questo scenario incerto in cui il Sudan si trova, la Chiesa locale cerca di mantenere viva la speranza della gente. Nella nostra parrocchia abbiamo festeggiato la solennità di S. Daniele Comboni il 10 ottobre scorso. Questo evento è particolarmente sentito dalla popolazione locale e in modo particolare dai cristiani.
Nonostante la vita ordinaria sia difficile e problematica a causa dei pezzi che continuano a salire, la gente si arrangia come può per vivere. Noi missionari Comboniani stiamo cercando di animare e mantenere dinamiche le attività pastorali per aiutare i nostri cristiani a non perdere la speranza in un futuro migliore.
Il vostro migliore contributo è sostenerci con la preghiera. Se volete inviare qualcosa per aiutarci nelle nostre attività in modo particolare il sostegno dei ragazzi/e nelle scuole fatemelo sapere.
Un abbraccio a tutti voi.
Alessandro Bedin
Missionario Comboniano