Uomo delle istituzioni, sindaco, dirigente scolastico, educatore e figlio spirituale di Chiara Lubich, Marco Fatuzzo ha trasformato Siracusa con visione, competenza, umanità. Il suo impegno lo ha portato a divenire presidente del Movimento politico per l’unità (Mppu) con la stima e l’amicizia di tutti.
La politica è stata infatti per lui solo servizio, “l’amore degli amori”. Si è spento il 31 ottobre 2025 all’età di 80 anni. Primo sindaco eletto direttamente dai cittadini, ha saputo unire cultura, rigore, umanità, senso civico, grande capacità di ascolto.
Nato a Siracusa nel 1945, laureato in Fisica all’Università di Catania, ha portato in Comune capacità scientifica di analisi dei problemi, insieme a passione civile e umanità. Prima dell’esperienza amministrativa era noto come preside capace di valorizzare studenti e docenti, innovatore, aperto alla comunità educante. Il dialogo è stato lo strumento prezioso nella cura delle relazioni, con la persona al centro.
Nel 1994 ha ottenuto una grande fiducia direttamente dagli elettori per la sua trasparenza, vicinanza alle persone, competenza, visione complessa della polis. Portò in amministrazione comunale un linguaggio nuovo: comunità, partecipazione, cittadinanza attiva. A tutto questo ha saputo unire concretezza e fermezza nelle decisioni difficili.
I fatti raccontavano la trasformazione della città fino al 1998, nello sviluppo urbano come nei temi della cultura e del sociale. Visione e innovazione hanno caratterizzato il suo mandato. Pioniere nei processi di digitalizzazione degli uffici, seppe riqualificare il centro storico. Ortigia divenne il cuore identitario della città, ben prima della sua valorizzazione turistica. Particolare attenzione dedicò alla difesa delle aree naturalistiche insieme allo sviluppo dei servizi urbani.
Così Siracusa divenne città moderna ben consapevole della sua importante storia. Uomo di scuola, trasformò quest’ultima nel cuore della città anticipando i Patti di comunità con l’attenzione ai processi formativi ed educativi. Aveva molto chiara la necessità di coinvolgere i giovani nella vita della polis. Rafforzò il legame tra scuola e città favorendo la formazione civica degli studenti. Da dirigente e da sindaco sapeva motivare, riconoscere il merito e valorizzare le differenze, incoraggiare, convincere con autorevolezza senza imporsi.
Dal 1998 al 2002 divenne vicepresidente della Provincia di Siracusa. Anche qui portò la sua capacità di costruire ponti, di fare rete, di programmare in un’area vasta superando campanilismi e personalismi, confermando la sua capacità di visione strategica.
Siracusa si è unita a lui in un unanime cordoglio per un suo figlio che sempre l’amò, anche dopo il mandato amministrativo. Tutti ricordano il suo stile dialogico, sobrio, competente, autorevole, saggio. Portò Siracusa nel futuro valorizzando le sue radici culturali. Una vera eredità di etica e di umanità.
La visita di papa Giovanni Paolo II fu certamente un incontro con la città, ma fu anche un incontro, non formale, tra due persone che parlavano lo stesso linguaggio e nutrivano la loro Speranza nel Vangelo.
Marco raccontava la sua titubanza a presentarsi al papa come focolarino, e ne aveva parlato con il suo segretario che immediatamente invece lo aveva incoraggiato affinché il papa ne fosse a conoscenza. Il pontefice aveva programmato la sua visita in un periodo precedente, quando Marco non era sindaco, né si ipotizzava una sua sindacatura.
Il noto incidente domestico, con la frattura della gamba, lo aveva costretto a rinviare la visita pochi giorni prima della data programmata, con grande delusione della città. Marco raccontava con pudore, commozione e gratitudine a Dio questo fatto. Quando Giovanni Paolo II giunse a Siracusa, Marco era stato eletto, contro tutte le previsioni, sindaco della città. La mobilitazione civica in quei mesi di campagna elettorale resterà nella storia!
Giovanni Paolo II incoraggiò Marco Fatuzzo a proseguire il cammino intrapreso, (quel periodo storico della sua sindacatura è ricordato ancora oggi con il nome di “primavera siracusana”) e memorabile resterà il loro abbraccio nella piazza principale di Siracusa: «Non ho resistito» diceva Marco, persona tendenzialmente schiva.
Marco concluse con dignità ma anche con rammarico la sua esperienza politica. Il rammarico nasceva, non per un suo attaccamento alla poltrona, ma perché sentiva di non aver completato quanto iniziato. Inoltre, la sua mancata elezione fu causata dal fatto che i partiti, dopo Tangentopoli, si erano riorganizzati e ripreso le loro dinamiche di potere e Marco, per la sua etica e solidità intellettuale, non poteva più rappresentarli, se non cedendo alle loro dinamiche, cosa che Marco rifiutò.
Chiamato direttamente da Chiara come presidente internazionale del Mppu, accettò pur sapendo che questo avrebbe cambiato la sua programmazione di vita. In un periodo in cui le comunicazioni via webinar non erano ancora in uso, Marco volava quasi tutte le settimane a Roma, per passarvi alcuni giorni per seguire lo sviluppo del Mppu ancora in fase di fondazione.
Durante quegli anni si era dato vita alle “nuove scuole di politica” e girò “tutta l’Italia” per aprirle in quasi tutte le regioni. Inoltre, numerosi furono i suoi viaggi in Europa e fuori di essa, per incoraggiare lo sviluppo del Mppu. Anche questa esperienza si concluse in modo poco lineare, lasciando in Marco momenti di tristezza. Anche questa volta Marco lasciò l’incarico con dignità, senza risentimenti e continuando ad incoraggiare quanti hanno proseguito dopo di lui.
Fatuzzo è stato sempre un interprete fedele del mandato che gli era affidato. Vissuto sempre con spirito di servizio e sempre pronto a lasciare la poltrona, mai ricercata, ma sempre offerta da altri e accettata con umiltà. Nonostante la sua intelligenza, la sua cultura e competenza, il rapporto con lui era sempre semplice, per chiunque. Mai faceva pesare il suo ruolo ed oggi tutte le testimonianze di tanti cittadini ricordano come si sentivano penetrati dal suo sguardo e dal suo ascolto. Governò Siracusa pur non avendo in consiglio comunale la maggioranza, avendo lo stesso la capacità di rispetto delle opposizioni, ma soprattutto sapendo mediare affinché l’attività di governo potesse proseguire per il bene della città.
Si è sempre dedicato, con modalità diverse, al bene comune e ai problemi del suo territorio. Negli ultimi anni era ancora protagonista soprattutto all’interno della Diocesi con diversi servizi, dalla Commissione per il Sinodo fino a – carica di pochi mesi fa – presidente del Consiglio pastorale diocesano.