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Dialop, una speranza radicata nel reale

di Candela Copparoni

- Fonte: Città Nuova

Si è tenuto a Loppiano l’incontro “Speranza in tempi difficili. Sfide, in politica, ambiente, economia”, un dialogo fra cristiani e marxisti per un impegno congiunto verso la pace e la giustizia sociale

La giornalista Candela Copparoni in dialogo con Walter Baier e Declan O’Byrne a Loppiano (Fi). (ph Paolo Loriga)

«Che cosa significa sperare? Non sperare ingenuamente, ma sperare realisticamente, intelligentemente, e in solidarietà con altri i cui quadri di comprensione della speranza possono differire fondamentalmente dal nostro». Questa la domanda a cui hanno cercato di dar risposta venerdì 17 e sabato 18 ottobre i cristiani e i marxisti che conformano il progetto di dialogo Dialop.

Circa 50 persone in presenza a Loppiano, la cittadella internazionale del Movimento dei Focolari, e oltre 20 punti di collegamento internazionali via Zoom hanno partecipato all’incontro “Speranza in tempi difficili. Sfide, in politica, ambiente, economia”.

La conferenza si è aperta venerdì pomeriggio con il contributo di Declan O’Byrne, rettore dell’Istituto Universitario Sophia, e Walter Baier, presidente del Partito della Sinistra Europea. Nei loro discorsi hanno interagito con le domande poste dagli studenti di Sophia sulle sfide attuali che colpiscono le nostre società e sulle possibili vie per risolvere alcune delle gravi problematiche sociali del nostro tempo.

Dalla chiamata al riarmo e l’arricchimento che ne trae una piccola fetta della popolazione, all’ipocrisia del turismo selvaggio in contrapposizione alle restrittive politiche migratorie, alla fragile speranza di un futuro migliore in un presente instabile e incerto. Queste le inquietudini che sono state poste sul tavolo e su cui si è discusso da un punto di vista teologico, filosofico, politico e umano.

«Le oltre 50 guerre che attualmente infuriano in tutto il mondo, il genocidio a Gaza, il collasso ecologico incombente, e il pericolo crescente di una guerra nucleare causato dal riarmo fanno sì che molti di noi guardino al futuro con paura. Viviamo in tempi pericolosi, tempi in cui il coinvolgimento negli affari pubblici, nella politica, è tornato ad essere urgentemente necessario». Con queste parole Baier ha iniziato la sua riflessione, orientata a scovare dove sia il positivo della questione.

«La precondizione di qualsiasi futuro – ha proseguito –, marxista o meno, è la pace: la fine della corsa agli armamenti e la salvaguardia del nostro pianeta dal collasso ecologico». E ha aggiunto: «Dobbiamo fermare questa caduta nell’abisso, non attraverso vittorie militari o superiorità bellica, ma attraverso il dialogo e la diplomazia […]. La pace e il disarmo saranno raggiunti solo se le persone stesse interverranno in politica».

Da parte sua, O’Byrne ha messo in evidenza che la metodologia pratica di Dialop contribuisce a rivelare come «popoli con visioni del mondo diverse – cristiani e marxisti, credenti e umanisti laici – possono lavorare insieme su sfide condivise senza richiedere l’uniformità ideologica o la rinuncia alle loro convinzioni più profonde». È ciò che il gruppo chiama “consenso differenziato”. «Un cristiano e un marxista possono camminare fianco a fianco per resistere all’oppressione, per costruire istituzioni più giuste, per difendere i vulnerabili – ha spiegato il rettore –. Le loro motivazioni differiscono, ma le loro azioni convergono. Il loro disaccordo sul significato ultimo non richiede paralisi nel presente. Questa è l’intuizione creativa che consente a Dialop di funzionare».

In più, si è concentrato sulla maniera in cui la teologia cristiana e la comprensione cristiana della speranza possono essere uno strumento per il dialogo e l’azione collaborativa in un frangente storico in cui dice «c’è una crisi della speranza stessa». Secondo il teologo, se da un lato i cristiani sono chiamanti a «impegnarsi appassionatamente nelle lotte del loro tempo», dall’altro la fiducia in Dio salvatore, giusto e fedele alle sue promesse, «libera il cristiano dalla disperazione quando le vittorie sono parziali o ritardate».

Facendo riferimento all’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco, O’Byrne ha puntualizzato che «l’impegno cristiano di vedere Cristo nell’altro deve tradursi in azione concreta: proteggere i vulnerabili, costruire legami fraterni, trasformare le strutture dell’ingiustizia».

A questo riguardo, Baier ha richiamato l’attenzione sull’ascolto degli svantaggiati, degli oppressi, degli emarginati. E ha affermato: «Ascoltare il grido dei poveri. Questo è ciò che unisce le speranze dei marxisti e dei cristiani. L’opzione per i poveri significa percepirli non solo come oggetti di assistenza caritatevole, ma come soggetti della storia».

Infine, il leader della Sinistra europea ha messo in risalto la preoccupazione espressa da papa Leone nell’esortazione apostolica Dilexi te riguardo alla «crisi spirituale» di un mondo in  cui la ricchezza di pochi cresce mentre il numero dei poveri si moltiplica. Questo per dire che la trasformazione del lavoro umano in merce «per Marx significava alienazione, un’alienazione che permea tutte le dimensioni della società: consumo, relazioni di genere e rapporto dell’umanità con la natura».

Quello a cui il gruppo di cristiani e marxisti di Dialop ha cercato di rispondere in questa occasione di incontro è stato se ci può essere una speranza radicata nel reale. Ciò che ne deriva è il bisogno di una “cultura della speranza”. «Questa speranza non è ingenua – conclude O’Byrne –. È rivoluzionaria nel senso più profondo. Confida che la trasformazione è possibile. E insiste che abbiamo un obbligo gli uni verso gli altri di perseguire quella trasformazione insieme […]. Non è mera tolleranza, è una disponibilità a essere messi in discussione e trasformati, un impegno nell’azione collaborativa di fronte a sfide condivise. Così appare la speranza in tempi difficili».

Nella giornata di sabato i gruppi locali hanno restituito i lavori eseguiti nel proprio contesto di riferimento. Da Atene, l’impegno cristiano e socialista contro la guerra; da Berlino la speranza nel capitalismo dei disastri; da Bonn l’esperienza dei disertatori e il rifiuto del servizio militare; da Buenos Aires nuovi modi per affrontare le crisi; da Lisbona le sfide per il dialogo; da Loppiano il multilateralismo, le migrazioni e la democrazia; e da Vienna la difesa sociale e il cambiamento climatico.

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