Sfoglia la rivista

Cultura > Letture

Ranchipur: la catastrofe, le rinascite

di Oreste Paliotti

- Fonte: Città Nuova

“La grande pioggia” di Louis Bromfield: il monito che ci giunge da un romanzo… monsonico

Un uomo nella regione del Kashmir durante le alluvioni di settembre 2025. Foto Ansa/EPA/FAROOQ KHAN

Negli ultimi anni i fenomeni meteorologici estremi dovuti ai cambiamenti climatici si sono intensificati anche in Italia, al punto che il nostro Paese potrebbe ormai considerarsi compreso nell’area dei monsoni. A questo riflettevo leggendo La grande pioggia, un vecchio romanzo mondadoriano della prestigiosa collana Medusa: quasi mille pagine “bagnate” dalle piogge monsoniche, autore quel Louis Bromfield (1896-1956) che da noi ha goduto in passato di una vasta popolarità, soprattutto grazie al titolo di cui sto parlando e alle sue versioni cinematografiche del 1939 e del 1955.

Di questo affresco romantico e avventuroso sull’India coloniale prima dell’indipendenza, ispiratogli da un viaggio fatto nel 1930 in quel subcontinente, oggi mancano riedizioni recenti ed è un vero peccato perché, nonostante la sua mole, si legge senza sforzo per lo stile scorrevole e la varietà di tipi umani descritti con vivacità e indagati con perspicacia psicologica; ma anche per il suo messaggio di rinascite morali seguite al finale catastrofico.

La storia ci trasporta a Ranchipur, nome fittizio della capitale di un piccolissimo Stato indiano dove l’abitudine ai monsoni non desta nella popolazione particolari preoccupazioni, almeno inizialmente. Qui, sotto il saggio governo del maharaja, la cui dispotica consorte sembra più interessata ai giochi d’azzardo, s’intrecciano le vicende sia dei sudditi indiani divisi in caste e sottocaste, sia degli occidentali residenti: questi ultimi, detentori del potere economico e politico, oltre che gestori degli aiuti umanitari, quando non avventurieri incapaci, per pregiudizi razziali, di apprezzare le ricchezze culturali del Paese.

Per oltre ottocento pagine, avendo come sottofondo lo scroscio delle piogge monsoniche, l’autore ci mostra pregi, difetti e ambizioni di alcuni di loro dentro e fuori le pareti domestiche: siano dimore fastose con giardini fiabeschi dei ricchissimi, dove la vita si svolge tra cene, cerimonie, inviti per il tè e feste, oppure catapecchie dei poveri ammassate lungo il fiume Kaveri. Tra la folla di personaggi spiccano Tom Ransome, un aristocratico inglese cinico e semialcolizzato, che inizia un cammino di redenzione quando s’innamora di Fern Simon, figlia inquieta di un missionario americano; e poi Edwina, ex amante di Tom, amorale e annoiata moglie del facoltoso Lord Heston, costui sempre in cerca di nuovi vantaggiosi affari in terra indostana.

Accanto a loro, l’attraente dottore indiano Safka e l’anziana infermiera scozzese McDaid, sua adoratrice senza speranza: entrambi consacrati a gestire in modo impeccabile l’unico ospedale di Ranchipur. E ancora, il musulmano capo della polizia Rashid Alì Khan, il rappresentante della comunità degli Intoccabili Jobnekhar, la professoressa Hodget-Clapton, il servo indiano di Ransome e tanti altri. Nell’ultima e più drammatica parte del romanzo, un terremoto sconvolge improvvisamente vita e progetti di questa varia umanità, provocando il crollo di una diga (si saprà poi, costruita al risparmio), causa a sua volta di un’esondazione del fiume con conseguente epidemia di colera. E qui Bromfield riprende ad uno ad uno i suoi personaggi principali per mostrarci di alcuni la fine miseranda, di altri il principio di un nuovo percorso di vita fra tanta distruzione.

La catastrofe, infatti, che tutti ha colpito indistintamente, ha suscitato una diversa reazione fra i sopravvissuti: se tra quanti hanno perso anche il poco che possedevano c’è chi tenta di rifarsi col saccheggio, tra i fatui e annoiati dell’alta borghesia, egoisticamente ripiegati su sé stessi, scatta verso gli altri, senza distinzione di classe sociale, la solidarietà che fa condividere la fame, il freddo, la mancanza di un riparo, di medicine… È il caso di Edwina, che, scoprendo l’avventura dell’amore gratuito, con abnegazione si mette al servizio dei feriti e dei colerosi che affollano l’ospedale, fino alla sua stessa morte per contagio.

Mille pagine, quante ne conta La grande pioggia, sono state necessarie a Bromfield per arrivare a esplicitare un messaggio conforme alla sapienza biblica. E ciò con l’accento messo su ciò che è vano e transitorio, e viceversa sui valori che consentono di vivere una vita degna, responsabile; sulla capacità di contribuire a sollevare chi è già caduto; nonché sull’importanza di essere vigilanti, perché senza preavviso può verificarsi l’evento che deciderà del proprio futuro.

E vigila solo chi ama. Due anni dopo la pubblicazione del romanzo, e precisamente il 1º settembre 1939, la Storia gli dava ragione, quando con l’invasione della Polonia da parte della Germania iniziava la Seconda guerra mondiale: l’inizio della catastrofe, quella vera.

Riproduzione riservata ©

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come?
Scopri le nostre riviste,
i corsi di formazione agile e
i nostri progetti.
Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni:
rete@cittanuova.it

Esplora di più su queste parole chiave
Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876