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Il rabbino Rosen e il dialogo interreligioso come chiave della tregua a Gaza

di Bruno Cantamessa

Bruno Cantamessa Autore Citta Nuova

Trovato l’accordo sul piano di pace per la Palestina. Qual è stato il ruolo del dialogo? Le riflessioni del rabbino Rosen, riportate da asianews.it

Il fumo si alza vicino all’Università Islamica in seguito agli attacchi aerei israeliani durante un’operazione militare israeliana a Gaza City, Striscia di Gaza, 7 ottobre 2025. Ansa, EPA/MOHAMMED SABER

Tempi difficili per i dialoghi, molto difficili. In questa consapevolezza che fa male, che un rabbino israeliano metta l’accento sul dialogo interreligioso parlando del piano Trump non è una notizia di tutti i giorni, né da notiziari generalisti. Spira un delicato soffio di speranza, che molti cercano.

Ma partiamo dall’inizio: chi è David Rosen? È un rabbino 74enne nato a Newbury, nel Berkshire, a un’ora di auto dalla periferia ovest di Londra. Rosen è anche cittadino israeliano, ha studiato a Gerusalemme, è stato rabbino capo a Cape Town e poi in Irlanda. Il suo curriculum è molto lungo e di altissimo profilo. Appartiene al movimento ebraico modern orthodox ed è presidente della Società ebraica vegetariana. Soprattutto, è noto in tutto il mondo per il suo impegno nel dialogo interreligioso, in particolare con il mondo islamico e con quello cristiano.

È stato anche membro della commissione bilaterale fra Israele e Vaticano e per oltre 30 anni direttore internazionale degli affari religiosi dell’American Jewish committee. Ma è anche direttore della sezione israeliana della prestigiosa Anti Defamation League (Adl), una influente associazione non governativa fondata negli Usa nel 1913 che si definisce «la principale agenzia nazionale relazionata ai diritti civili e ai diritti umani», che combatte l’antisemitismo e i pregiudizi, e difende gli ideali democratici promuovendo informazione, istruzione, educazione, legislazione e patrocinio.

Il rabbino David Rosen. Ansa, EPA/JACEK BEDNARCZYK

Ad agosto 2025, David Rosen è stato uno degli 80 rabbini modern orthodox internazionali firmatari di un appello allo Stato di Israele per porre fine alla carestia a Gaza e denunciare la violenza estremista dei coloni. L’iniziativa era promossa e guidata dal rabbino Yosef Blau, che fra l’altro aveva affermato, senza ambiguità: «Il mio sostegno a Israele e al sionismo deriva dal mio impegno per l’ebraismo. Una lealtà acritica è in contraddizione con l’introspezione fondamentale dell’ebraismo. Quando la religione viene usata per giustificare l’adorazione del potere, distorce la moralità di base».

Dunque, cosa sostiene David Rosen sul dialogo interreligioso come chiave del piano Trump per Gaza? Il punto 18 del piano, recita: «Sarà avviato un processo di dialogo interreligioso basato sui valori della tolleranza e della coesistenza pacifica per cercare di cambiare la mentalità e le narrazioni di palestinesi e israeliani, sottolineando i benefici che possono derivare dalla pace».

Il rabbino Rosen afferma a questo proposito, nell’intervista: «Ho l’impressione che gli Emirati Arabi Uniti, in particolare, comprendano l’importanza di questo aspetto molto meglio della leadership politica israeliana. Il coinvolgimento di leader e di figure religiose in incontri pubblici improntati sul rispetto può svolgere un ruolo enorme nell’educare le persone al fatto che siamo tutti membri di un’unica Famiglia Abramitica e nell’imparare a conoscerci e rispettarci a vicenda».

Il riferimento è alla “Casa della famiglia abramitica”, un complesso interreligioso ispirato al Documento sulla fratellanza umana firmato da papa Francesco e dal Grande imam di Al-Azhar nel 2019 proprio nella capitale degli Emirati, Abu Dhabi. La prospettiva di Abu Dhabi rappresenta un modello che mons. Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia meridionale, ha più volte definito “positivo” anche per la Terra Santa in guerra.

David Rosen, infine, riconosce il ruolo di rilievo avuto in questi ultimi due anni dal cardinale Pierbattista Pizzaballa: «Tutti noi in Terra Santa siamo benedetti dalla presenza di un patriarca latino molto saggio e profondamente spirituale, che comprende le paure e le aspirazioni delle diverse parti. Il suo ruolo è molto importante e ha un grande potenziale per il futuro nel promuovere la riconciliazione, se e quando il conflitto avrà fine».

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