«Suor Eugénie ci insegna a vivere la santità del quotidiano ricordandoci che è questa la nostra vocazione. Un esempio per ogni catechista». Sono le parole pronunciate da san Giovanni Paolo II nell’omelia della S. Messa del 20 novembre 1994 durante la quale Eugénie Joubert, religiosa della Santa Famiglia del Sacro Cuore, è stata dichiarata beata. La sua vita e la sua testimonianza di santità parlano ancora oggi al mondo e in particolare ai catechisti che hanno da pochi giorni celebrato il loro Giubileo, durante il quale hanno avuto l’opportunità di pregare davanti alle reliquie della beata Eugénie.
La sua vita lascia un segno indelebile nella storia della chiesa e nel cuore dei ragazzi e delle ragazze che l’hanno conosciuta. Nata a Yssingeaux (Le Puy) in Francia, l’11 febbraio 1876, Eugénie studia presso le suore Orsoline di Monistral, dove riceve la Prima Comunione e la Cresima. In quel periodo, scrive a una delle sorelle minori: «Il Buon Dio non vieta di ridere e di divertirsi, purché lo si ami di tutto cuore e si conservi la propria anima tutta bianca, cioè senza peccati… Il segreto per rimanere figli del Buon Dio è quello di rimanere figli della Santissima Vergine. Bisogna amare molto la Santissima Vergine e chiederle tutti i giorni di morire, piuttosto che commettere un solo peccato mortale».
All’età di 19 anni Eugénie si sente chiamata alla vita consacrata e sceglie di entrare nell’Istituto delle suore della Santa Famiglia del Sacro Cuore, a Le Darne. Dopo la professione religiosa, avvenuta nel 1897, si dedica all’apostolato e all’insegnamento del catechismo: una “vocazione nella vocazione”, vissuta con amore e dedizione, svolta soprattutto nelle periferie di Parigi e di Liegi, tra i bambini più fragili e indigenti e i giovani più “difficili”, che vivono in famiglie provate da una grande povertà.
«Voi catechisti siete quei discepoli di Gesù, che ne diventano testimoni: il nome del ministero che svolgete viene dal verbo greco katēchein, che significa istruire a viva voce, far risuonare. Ciò vuol dire che il catechista è persona di parola, una parola che pronuncia con la propria vita». L’omelia di papa Leone XIV durante il Giubileo dei catechisti sembra descrivere l’arco della vita della beata, profondamente radicata nell’amore di Dio: la sua professione di fede era, infatti: «Solo Gesù». Dall’amore per Gesù attinge la gioia e l’entusiasmo che sa trasmettere agli altri in modo immediato e spontaneo.
Contemporanea di santa Teresa di Lisieux, Eugénie viene definita dal vescovo di Liegi, mons. Jean Pierre Delville, “la piccola Teresa del Belgio” perché, anche senza avere mai incontrato la santa, ne condivide il cammino dell’infanzia spirituale. La sua fede, che esprime in gesti di carità verso tutti, è alimentata da una intensa vita interiore, dall’unione con Gesù Eucaristia e con la Vergine Maria. Eugénie desidera “incendiare” i cuori, soprattutto quelli dei più giovani affinché essi, a loro volta, possano diventare apostoli dell’amore di Dio.
La sua vita è oggi un modello per i catechisti e gli animatori dei gruppi giovanili, che sanno bene che per evangelizzare bisogna imparare a predicare con il proprio esempio. «Tutti siamo stati educati a credere mediante la testimonianza di chi ha creduto prima di noi. Da bambini e da ragazzi, da giovani, poi da adulti e anche da anziani, i catechisti ci accompagnano nella fede condividendo un cammino costante», ha ribadito papa Leone XIV durante il Giubileo.
Quando Eugénie si ammala di tubercolosi, decide di assumere un nuovo impegno: «Essere fedele nelle sofferenze. È Gesù che viene. Posso così far molto per le anime, per la Santa Famiglia del Sacro Cuore». Rimane fedele a questo proposito fino al 2 luglio 1904 quando, all’età di 28 anni, Gesù la chiama in cielo.
«È così che i catechisti in-segnano, cioè lasciano un segno interiore: quando educhiamo alla fede, non diamo un ammaestramento, ma poniamo nel cuore la parola di vita, affinché porti frutti di vita buona» (Leone XIV, Omelia, 28 settembre 2025).