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Italia > Economia

Stellantis, manca un piano strategico per evitare delocalizzazioni e calo di produzione

di Luigi Laguaragnella

- Fonte: Città Nuova

Il trasferimento in Serbia per la produzione della Grande Panda coinvolge gli operai di Mirafiori e Pomigliano D’Arco, per un periodo di tempo massimo di 5 mesi: per coloro che accetteranno è prevista un’indennità di circa 70 euro al giorno. Una situazione critica che riguarda e si estende all’intera area dell’indotto dell’automotive

Antonio Filosa, amministratore delegato di Stellantis, nello stabilimento Mirafiori di Torino dove ha iniziato la visita. Il giro di Filosa è partito dalle carrozzerie, dove si producono la 500 elettrica e i prototipi della 500 ibrida. Con lui ci sono il responsabile europeo di Stellantis Jean Philippe Imparato, il capo delle risorse umane del gruppo nel mondo Xavier Chereau e il capo mondiale degli stabilimenti Arnau Debouef. Torino, 29 maggio 2025. US STELLANTIS HANDOUT / 111

L’intero Stivale subisce le conseguenze della crisi del gruppo Stellantis. Un report condotto da Fim Cisl conferma il calo di produzione: «Nel primo semestre 2025 sono state prodotte complessivamente 221.885 unità tra autovetture e veicoli commerciali, in calo del -26,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le autovetture registrano una flessione del -33,6% (123.905 unità), mentre i veicoli commerciali sono scesi del -16,3% (97.980 unità)». I dati del 2025 sono più critici dell’anno precedente e il sindacato Fiom Cgil prova a darne motivazione: «In Italia la situazione è grave a causa delle scelte della multinazionale che da anni non investe nel nostro Paese e della mancanza di un piano industriale per l’automotive da parte del governo».

Addirittura tra ammortizzatori sociali, cassa integrazione ed esuberi per una percentuale che supera il 60% della manodopera, le conseguenze economiche per molti operai si fanno più gravi a seguito della decisione di spostare gran parte del comparto automobilistico all’estero, come in Serbia per esempio, dove si prevede la produzione della nuova Grande Panda. Nel 2023 Stellantis scelse di trasferirsi nello stabilimento di Kragujevac per un investimento complessivo per la conversione di 190 milioni di euro.

La delocalizzazione suona come un vero e proprio ricatto, poiché il gruppo italo-francese ha proposto agli operai italiani, su base volontaria, di trasferirsi nei Balcani per continuare a lavorare, si può ben dire sotto forma di trasferta. In Serbia Stellantis sfrutta gli investimenti pubblici garantiti dal governo, ossia 48 milioni di euro per convertire la fabbrica alla produzione di veicoli elettrici, a cui andrebbero ad aggiungersi i vantaggi fiscali, costi energetici e di lavoro più bassi. Si prevedono, inoltre, nuovi investimenti anche in Nord Africa, soprattutto in Algeria e Marocco.

Un paradosso dato che proprio attraverso i sindacati di categoria fu fatta espressa richiesta di riattivare la produzione di Mirafiori. Invece nello stabilimento piemontese altre 2000 unità si aggiungeranno alle oltre 4000 che usufruiranno degli ammortizzatori sociali. Riduzione del lavoro e di busta paga confermati anche per i prossimi mesi del nuovo anno. La situazione è critica anche Pomigliano d’Arco (Napoli), da cui dipende il 64% della produzione dell’auto nazionale, nell’attesa di avviare nuova produzione, verranno sottoposti ad un anno di cassa integrazione oltre 3500 operai. A cascata prosegue lo stallo della produzione anche negli stabilimenti del Mezzogiorno. A Termoli, dove si prevedeva la realizzazione della gigafactory, un impianto innovativo da avviare con i fondi PNRR, per produrre batterie per i veicoli elettrici, il mancato rilancio industriale ha beffato oltre 1800 operai che lavoreranno in cassa integrazione per un anno, a cui si accodano i 4800 dello stabilimento di Melfi. Oltre alla mancanza di nuove commesse, a creare instabilità è proprio questa fase di transizione in cui in cui i modelli in uscita sono di volumi minimi e quelli elettrici e ibridi potranno produrre effetti almeno tra un anno.

Proprio nelle sedi del Molise e della Basilicata le criticità si espandono nell’intera area dell’indotto dell’automotive, come ad esempio, gli stabilimenti di Bosch, Magna PT, Marelli, presenti nella zona industriale di Bari con una ricaduta occupazionale per 8000 persone. Proprio i sindacati locali suonano l’allarme: «In Puglia sono in piedi 20 vertenze sindacali che riguardano il comparto e sono legate a doppio filo alla transizione energetica e alla decarbonizzazione, con licenziamenti collettivi già avviati che coinvolgono oltre 2000 lavoratori».

Si discute molto di green deal oltre il 2035, intanto mancano gli interventi strategici per governare un processo e un concreto piano industriale tra il Governo e Stellantis affinché si possano offrire garanzie agli stabilimenti italiani.

I solleciti, sullo sfondo del nero 2025, non mancano, proprio come espresso dal sindacato Fim Cisl sulle testate giornalistiche locali in riferimento alla situazione di Melfi: «A Stellantis chiediamo di confermare nuovi investimenti produttivi per garantire occupazione e competitività e di investire nei servizi e nelle aree interne dello stabilimento per restituire qualità all’ambiente di lavoro; accompagnare la transizione ecologica con strumenti concreti e risorse dedicate, evitando che gli obiettivi ambientali si traducano in perdita di lavoro e desertificazione industriale».

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