Una figura rannicchiata in un sacco a pelo sulla soglia di un negozio chiuso; un carrello della spesa abbandonato in un fiume, in cui ruggine e alghe si confondono. Due immagini diverse, un’unica radice profonda.
È la cultura dello scarto, denunciata da papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, che a Belfast non è un’astrazione teologica ma una realtà quotidiana, tangibile e cruda. E non solo a Belfast.
A 10 anni dalla Laudato si’, approda a Roma una mostra fotografica dal titolo “La nostra casa comune” del Westcourt Camera Club di Belfast. La mostra, grazie all’Ambasciata del Regno Unito presso la Santa Sede, sarà ospitata a Roma dal 27 al 29 settembre presso la cripta della Basilica di Sant’Antonio al Laterano, e successivamente si sposterà al Centro Mariapoli di Castelgandolfo in occasione della Conferenza internazionale Raising Hope (1-3 ottobre).
Questa straordinaria collezione di immagini è un evento da non perdere, ma anche un modo per riflettere e un percorso da condividere.
Cormac McArt, il direttore del Westcourt Centre, un ente di beneficenza di Belfast che si propone di promuovere l’inclusione sociale e ridurre lo svantaggio attraverso l’istruzione, ha dato il via, nel suo centro, a un club di appassionati di fotografia, il Westcourt Camera Club che dal 2010 cattura le immagini dei senzatetto di Belfast, con l’intento di rendere cosciente la popolazione su cosa significa essere senza fissa dimora e agire di conseguenza.
«Quando abbiamo iniziato, dovevamo farci dire dove trovare i senzatetto. Oggi non c’è quasi una strada in centro senza tracce di chi dorme all’addiaccio», racconta Cormac McArt, mentre indica le foto che ritraggono porte sbarrate e panchine che diventano giacigli.
A Belfast i dati confermano il dramma: il numero di famiglie legalmente riconosciute come senzatetto ha raggiunto il record di 31.719 a marzo 2025 (dato del Department for Communities dell’Irlanda del Nord nell’Housing Bulletin).
Ma la stessa logica “usa e getta” che colpisce le persone più vulnerabili degrada anche l’ambiente naturale, come nel caso del fiume Farset, che pur essendo il corso d’acqua da cui Belfast ha tratto la sua ricchezza, oggi è soffocato da detriti e scarichi illegali.
Dopo la pubblicazione della Laudato si’, gli scatti fotografici del Westcourt Camera Club si sono rivolti anche al degrado ambientale denunciando la doppia crisi che ci sovrasta: quella umana e quella ambientale. Due crisi apparentemente separate ma con una radice comune nel profitto e un complice silenzioso nell’indifferenza.
Infatti, un sistema che considera le risorse infinite e pone il profitto come unico fine genera inevitabilmente una cultura dello scarto e un uso irresponsabile del pianeta. Ed è proprio l’indifferenza, ormai globalizzata, a permettere a questo sistema di prosperare, disconnettendo le persone dai problemi ambientali e sociali che le colpiscono.
Nella Laudato si’ si sottolinea più volte che la crisi ambientale e quella sociale sono inseparabili e che il degrado della natura e la sofferenza umana sono sintomi della stessa malattia:
«Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura». (LS 139)
La mostra del Westcourt Camera Club di Belfast, che non è solo una denuncia ma anche un invito all’azione, si sviluppa in un percorso a 4 tappe, riproponibili a chiunque voglia (singolo o gruppo) ripetere questo progetto nella sua città.
Si passa da fotografie che apprezzano la bellezza del posto a quelle che evidenziano la biodiversità che arricchisce il luogo. Si sottolinea l’importanza dei corsi di acqua e le conseguenze dell’inquinamento e del degrado ambientale. Infine, attraverso le organizzazioni locali, si cerca di identificare le preoccupazioni e le sfide del posto, segnalando iniziative e opportunità di cambiamento positivo.
Riguardo a queste ultime, nel caso di Belfast, per esempio, una delle attività che rispondono alla cultura dello scarto con un’azione che apporta benefici sia alle persone che all’ambiente naturale è il FareShare NI che combatte lo spreco alimentare (rifiuto-ambiente) trasformando le eccedenze in 1,7 milioni di pasti l’anno per persone vulnerabili (rifiuto-sociale).
Due battaglie, una sola lotta.
Con questa esposizione il percorso è tracciato: dalla sensibilizzazione alla responsabilità, dall’individuo alla comunità, fino a un impatto globale. Ognuno di noi può fare la differenza. Non lasciamoci rubare la speranza facendo il gioco di chi persegue solo i propri interessi, perché il bene contagia e ogni atto di cura per la nostra casa comune e per chi la abita è come un sassolino gettato nell’acqua: genera onde di bene il cui destino è imprevedibile.