Sfoglia la rivista

Mondo > Notizie dall'Africa

Appello per il riconoscimento del genocidio in Congo

di Armand Djoualeu

- Fonte: Città Nuova

Lunedì 8 settembre, a margine della 60a sessione del Consiglio per i Diritti Umani, a Ginevra, si è tenuta una conferenza scientifica dedicata al Genocost congolese: il massacro sistematico alimentato da motivazioni economiche e legato all’estrazione illegale di coltan, cobalto, oro e diamanti, che dura da 30 anni nell’est della Repubblica Democratica del Congo.

Il presidente congolese Felix-Antoine Tshisekedi Tshilombo, il 14 febbraio 2025. Foto: EPA/RONALD WITTEK via Ansa

Il mese scorso, il presidente congolese Félix Tshisekedi ha chiesto al Parlamento di approvare una risoluzione che riconosca i genocidi perpetrati nella Repubblica Democratica del Congo (RdC). Negli ultimi tre anni, il Paese ha commemorato ogni 2 agosto il “Genocost” (genocidecost definisce il massacro sistematico alimentato da motivazioni economiche e legato all’estrazione illegale di coltan, cobalto, oro e diamanti) in memoria dei milioni di congolesi uccisi nei conflitti che hanno devastato il Paese per oltre tre decenni.

Lunedì 8 settembre, a margine della 60a sessione del Consiglio per i Diritti Umani, a Ginevra, si è tenuta una conferenza scientifica dedicata al Genocost con una numerosa delegazione congolese, rappresentanti di organizzazioni internazionali, esperti di diritti umani e accademici.

La RdC chiede alla comunità internazionale di impegnarsi a riconoscere i crimini commessi nel Paese da diversi gruppi armati, in particolare dall’M23 (un gruppo armato che ha preso il controllo della parte orientale del Paese) e dal Ruanda. Nel suo discorso, il presidente Felix Tshisekedi ha dichiarato: “Siamo qui per rompere questo silenzio, sollevare il velo e chiedere il riconoscimento internazionale dei genocidi perpetrati sul territorio congolese”. Il Capo dello Stato ha aggiunto: “Perché ora? Perché la nostra generazione ha la responsabilità di spezzare il ciclo di negazione, impunità e recidive. Perché la prevenzione richiede innanzitutto di denunciare i crimini e riconoscere le vittime. Inoltre, perché la stabilità di un’intera regione dipende dalla capacità di dire la verità, di perseguire i criminali, di riparare l’irreparabile e di garantire che non si ripeta”.

Per il ministro congolese della Giustizia, Guillaume Ngefa: “Riconoscere i genocidi congolesi significa onorare le vittime e affermare che l’impunità non sarà mai tollerata”. Secondo Ngefa, la creazione di un Fondo Nazionale di Riparazione per le Vittime (Fonarev) costituisce “una forte risposta nazionale, volta a fornire sostegno e riparazione”, finanziata da una parte delle royalties minerarie.

Ancora più importante, il ministro della Giustizia ha ribadito la posizione coerente del governo: la RdC non cerca né vendetta né divisione, ma verità e giustizia.

Le relazioni hanno evidenziato la gravità dei crimini commessi sul territorio congolese dal 1993. Il ministro dei Diritti Umani, Samuel Mbemba, ha ricordato che la RdC è stata teatro di una serie di crisi umanitarie e conflitti di una brutalità senza precedenti.

La conferenza di Ginevra è stata anche l’occasione per esaminare il Rapporto di Mappatura (Mapping Report), un documento di riferimento sulle gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario nella RdC. Infine, Adama Dieng, primo inviato speciale dell’Unione Africana per la “Prevenzione del Genocidio e di Altre Atrocità di Massa”, ha ricordato che il rapporto ha documentato massacri, stupri sistematici e altre forme di violenza che potrebbero essere classificate come crimini di guerra e crimini contro l’umanità. “Le conclusioni del Mapping Report hanno portato a richieste di giustizia, della fine dell’impunità e ad indagini e procedimenti giudiziari nei confronti dei responsabili di questi atti”, ha affermato Dieng.

La rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite, e capo della missione Onu Monusco, Bintou Keita, ha ribadito l’impegno nei confronti della RdC. “È essenziale che questo processo sia guidato dagli stessi congolesi, con il continuo sostegno dei loro partner internazionali”. Secondo Keita, costruire una pace duratura nel Paese non è solo “un obbligo morale”, ma anche “una responsabilità storica e un’opportunità unica per trascendere le ferite del passato offrendo alle vittime l’opportunità di contribuire a un futuro migliore”. La conferenza scientifica di Ginevra fa proprio l’ampio sforzo della RdC per mobilitare la comunità internazionale e rafforzare i meccanismi di protezione dei diritti umani, attribuendo al contempo alle vittime un ruolo centrale nel processo di memoria e ricostruzione.

La RdC orientale, una regione al confine con il Ruanda e ricca di risorse naturali, è dilaniata dal conflitto da 30 anni. La violenza si è intensificata negli ultimi mesi con l’occupazione armata di Goma e Bukavu, capoluoghi delle province del Nord e del Sud Kivu, da parte delle milizie M23.

Riproduzione riservata ©

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come?
Scopri le nostre riviste,
i corsi di formazione agile e
i nostri progetti.
Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni:
rete@cittanuova.it

Esplora di più su queste parole chiave
Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876