Sfoglia la rivista

Italia > Società

La questione ambientale non è uno scherzo. Che fare?

a cura di Carlo Cefaloni

- Fonte: Città Nuova

Carlo Cefaloni

Il riscaldamento climatico non sembra più un problema dopo le grandi manifestazioni di Fridays for future. L’azione eclatante e nonviolenta degli attivisti di Ultima generazione per avvertire che resta poco tempo per invertire la rotta. Intervista a Nicola Stievano

Manifestazione di Ultima generazione a Milano centro. 2025. Foto da Ultima generazione

Un senso di scoramento e disillusione sembra essere all’origine di un disimpegno politico dei giovani, tra l’altro sempre meno numerosi per ragioni demografiche.

Eppure, esistono tante realtà diffuse che praticano forme antiche ma sempre nuove di mobilitazione, come la disobbedienza civile e il boicottaggio. Pratiche nonviolente adottate con l’intento di svegliare l’opinione pubblica sul tempo estremo che sta vivendo l’umanità  davanti ad un collasso ambientale sempre più imminente.

Bloccano il traffico per un breve periodo, imbrattano opere d’arte con tinte lavabili, ecc. per creare attenzione. Si chiamano Ultima generazione per indicare che, senza un cambiamento radicale collettivo non c’è futuro per l’umanità di questo nostro pianeta. Questa modalità di azione li rende molto meno simpatici dei giovani di Fridays for Future che, come per una premonizione, riempivano le piazze prima della pandemia.

Per cercare di capire le ragioni di questo movimento abbiamo intervistato Nicola Stievano, attivista di Ultima generazione a Lodi.

Cos’è Ultima Generazione e come si distingue dagli altri movimenti ambientalisti?

Facciamo  parte della rete internazionale A22 e siamo un movimento di attivismo climatico nato ufficialmente in Italia nell’aprile 2022, da 6 attivisti che si sono staccati da Extinction Rebellion (XR).

Abbiamo scelto di adottare metodi di disobbedienza civile non violenta per generare un impatto mediatico e mobilitare l’opinione pubblica, andando oltre le manifestazioni tradizionali, tipo marce, presidii, assemblee o altro, che si rivelano inefficaci. Puntiamo sulla rapidità e l’intensità della circolazione del messaggio, cercando di creare un dibattito diffuso anche a costo di generare reazioni inizialmente negative.

Quali sono le motivazioni profonde che  ti hanno spinto a far parte di Ultima Generazione?

In tutti gli attivisti si avverte un profondo senso di angoscia e rabbia per la situazione climatica attuale e per la percezione di inerzia delle generazioni precedenti. Questo disagio non produce effetti negativi o autodistruttivi, ma è diventato una spinta ad agire non solo a livello personale, anche perché ad un futuro diverso ancora ci crediamo. Non ci muoviamo in base ad un interesse individuale ma come servizio per il bene collettivo. Utilizziamo il nostro corpo per far capire l’urgenza di affrontare la questione cruciale del cambiamento climatico e delle disuguaglianze sociali ad esso collegate.

In che modo mettete in pratica la disobbedienza civile non violenta? Non rischiate di essere etichettati come disagiati dediti ad atti di vandalismo?

I blocchi stradali o le imbrattature simboliche sono pensate per creare un “effetto eclatante” in grado di generare attenzione mediatica e dibattito. Sono azioni che possono causare disagio a persone comuni, ma l’intento non è certo quello di colpire ad esempio i pendolari (le emergenze, come le ambulanze, vengono sempre fatte passare), quanto mobilitare la cittadinanza e far sì che il problema climatico diventi una priorità nel discorso pubblico, portando le persone a riflettere e, potenzialmente, a intraprendere azioni individuali o collettive.

Che tipo di campagne avete lanciato?

Facciamo istanze concrete come, ad esempio, la richiesta al governo di stanziare 20 miliardi di euro annualmente nella legge di bilancio per un “fondo di riparazione” destinato ad affrontare i disastri ambientali e aiutare le persone colpite. Gli eventi estremi ormai sono sistemici e richiedono soluzioni strutturali. Proponiamo il  boicottaggio dei supermercati in alcuni giorni, per chiedere l’eliminazione dell’Iva sui prodotti di prima necessità, recuperando le tasse non versate dai settori come i combustibili fossili anziché dal welfare. Contiamo di arrivare a 100 mila adesioni personali entro ottobre 2025 per lanciare l’iniziativa su scala nazionale.

I blocchi stradali li hanno fatti anche gli agricoltori, ma voi siete stati molto attenzionati con diversi processi in corso; poi è arrivato il decreto sicurezza, che pone pene severe per queste forme estreme di protesta. Come state reagendo?

Siamo una realtà recente, in costante fase di “correzione del tiro”. Si tratta di allargare la base di consenso abbassando i “livelli di rischio” delle azioni proposte tramite campagne più accessibili, come il boicottaggio dei supermercati, che permettono a un maggior numero di persone di partecipare.

La mobilitazione dal basso punta ad un rapporto con le istituzioni. Quindi non siete totalmente sfiduciati verso la politica?

Siamo  un soggetto esterno che “spinge” per portare proposte e istanze direttamente nei luoghi di potere, come i ministeri e il Parlamento. Ad esempio partiamo dal taglio dell’Iva sui beni essenziali, promesso anche dal governo in carica, per chiederne l’effettiva applicazione. Cerchiamo di indicare obiettivi comuni, pur avendo idee diverse su come reperire i fondi.

Ultima generazione è un movimento composto solo da giovani?

Io stesso mi avvio verso i 40 anni e quindi non faccio parte dell’ultima generazione in termini anagrafici, anche se sono un attivista di lunga data. Il movimento è stata fondato da giovani (tra i 23 e i 30 anni, principalmente di Roma e Milano), ma ultimamente la composizione di Ultima generazione si sta evolvendo con l’aumento della partecipazione di persone più anziane, inclusi molti pensionati, specialmente in città più piccole e realtà diverse da Roma e Milano. Questo indica un allargamento della base e un coinvolgimento trasversale delle generazioni.

Siete comunque una minoranza. Pensate davvero di poter incidere sulle scelte che contano? Ed esiste ancora tempo per poterlo fare?

Cerchiamo di agire confrontandoci con esperti e scienziati affidabili che stimano 15 anni ancora di tempo per poter non tanto invertire, ma fermare la deriva definitiva del cambiamento climatico. In effetti siano una minoranza numerica (circa 180 membri attivi a livello nazionale, con l’obiettivo di raddoppiare), ma evidentemente crediamo nell’efficacia del nostro agire. Essendo in pochi possiamo muoverci rapidamente in maniera eclatante, in modo da suscitare un impatto mediatico significativo, riuscendo a far parlare del problema climatico su larga scala e in ambienti diversi anche “nemici”. Circa sette italiani su dieci conoscono il movimento. L’obiettivo non è tanto quello di radunare grandi masse per manifestazioni classiche, quanto piuttosto di innescare un dibattito diffuso e una consapevolezza collettiva che porti al cambiamento.

Riproduzione riservata ©

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come?
Scopri le nostre riviste,
i corsi di formazione agile e
i nostri progetti.
Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni:
rete@cittanuova.it

Esplora di più su queste parole chiave
Condividi

Ricevi le ultime notizie su WhatsApp. Scrivi al 342 6466876