Il 7 settembre 2025, nel corso della messa celebrata da papa Leone XIV, Carlo Acutis sarà dichiarato santo. La sua canonizzazione, inizialmente prevista per il 27 aprile e poi rimandata a causa della morte di papa Francesco, avrà luogo insieme a quella di un altro giovane, Pier Giorgio Frassati.
Questo momento, atteso dalla famiglia di Carlo e dalle tante persone in tutto il mondo che si affidano alla sua intercessione, è un richiamo a riscoprire la presenza di Dio accanto a noi e a vivere una vita piena, felice, dedicata agli altri. Antonia Salzano Acutis, mamma di Carlo, ci parla di lui.
Come state vivendo questo tempo così speciale?
Siamo molto contenti perché è il coronamento di un percorso che non è durato tanto rispetto ad altre cause che durano centinaia di anni. Quello che vorrei ricordare è l’esempio luminoso di Carlo: il modo in cui utilizzava con temperanza i media, le cose buone che ha fatto per evangelizzare, come la mostra sui miracoli eucaristici, che è importante perché oggi tanta gente non ha la fede nei sacramenti, non frequenta più la messa.
Ci parla della mostra?
La mostra è una collezione di miracoli che sono stati fatti da Gesù nel scorso dei secoli. Sono miracoli riconosciuti dalla Chiesa, come per esempio quello di Legnica, avvenuto nel 2013 dove l’Ostia si trasforma in carne, oppure quello di Sokółka nel 2008, dove l’Ostia trasformata in carne risulta essere una parte del cuore. Il miracolo di Lanciano, poi quello del 2006 avvenuto a Tixtla, in Messico, quello di Buenos Aires… Questi miracoli, che anche la scienza finalmente conferma, sono veramente dei segni grandi che Dio ci dà per farci capire l’importanza dell’Eucaristia. Dio è amore e ci fa vedere l’Ostia diventata carne, che è una parte del cuore, proprio per mandarci un suo messaggio, per dirci: «Io sono l’amore e l’essenza dell’Eucaristia è proprio l’amore». L’Eucaristia è, come diceva Carlo, «l’autostrada per il cielo» perché attraverso l’Eucaristia Gesù ci aiuta a rafforzarci, a combattere contro le tentazioni, a trasfigurarci in Lui. È veramente il cibo dell’anima, il «farmaco di immortalità», come diceva Sant’Ignazio di Antiochia.
Sono stata negli Stati Uniti a portare questa testimonianza di Carlo alla conferenza episcopale a Washington e mi hanno detto che il 70% dei cattolici americani non crede nella reale presenza di Cristo nell’Eucaristia, quindi c’è un problema serissimo a livello di fede. C’è sempre meno gente che va Messa e Carlo è uno strumento che Gesù usa per richiamarci all’essenziale che sono i sacramenti attraverso i quali Dio ci dà la grazia per santificarci, per andare avanti nel cammino della vita e raggiungere la meta che è il paradiso, che è una meta che attende tutti.

Carlo Acutis davanti al santuario di Fatima, foto della famiglia Acutis
Come è stata la vita di Carlo?
Carlo ha vissuto, nella sua ordinarietà di vita, lo straordinario che è Cristo. Quando apri le porte a Cristo, nel tuo cuore tutto diventa straordinario e Carlo è riuscito a vivere l’ordinarietà nella straordinarietà perché ha messo Cristo al centro. Fece la prima comunione a sette anni e scrisse in quell’occasione: «essere sempre unito a Gesù, questo è il mio programma di vita». Da allora ha cominciato ad andare a messa tutti i giorni, a fare l’adorazione eucaristica tutti i giorni, a recitare il rosario quotidiano, a leggere la Parola di Dio, che per Carlo era importantissima. San Girolamo diceva che l’ignoranza della scrittura è ignoranza di Cristo, quindi è importante confrontarsi con la Parola di Dio.
Carlo ci teneva che la gente potesse capire l’importanza di avere una vita unita a Cristo. Chiamava il tabernacolo “Gerusalemme” e diceva: quante milioni di Gerusalemme ci sono nel mondo, i luoghi dove Gesù abita, perché a Nazareth, a Gerusalemme, ha vissuto, ma ormai non vive più, vive nei tabernacoli. E aggiungeva: ci sono file chilometriche per assistere a un concerto, ci sono file chilometriche per vedere una partita di football ma non vedo queste file davanti al tabernacolo.
Quando si ama Gesù non si può non essere per gli altri…
Carlo ha vissuto 15 anni, ma ha fatto tante cose: è stato catechista per cinque anni, portava sacchi a pelo, bevande, cibo ai clochard. Spesso si è indifferenti, soprattutto nelle grandi città: i giovani tendono quasi a non accorgersi che ci sono queste realtà, invece Carlo ci ricorda che ognuno è speciale, che ogni persona è un mondo e dobbiamo pensare che se siamo più fortunati di altri abbiamo il dovere di aiutarli, anche dando una buona parola se non si può aiutare economicamente.
Tutti ricordano come Carlo ha sempre testimoniato con la sua vita. Dalla prima elementare fino al liceo, prendeva sempre le difese di chi era oggetto di bullismo, aiutava i ragazzi che avevano problemi scolastici. Era un “genio” del computer, ha fatto siti web per il volontariato dei gesuiti, per le parrocchie, per la Pontificia Accademia «Cultorum Martyrum». Ha fatto sempre tante cose, ma soprattutto alcune mostre che hanno riportato molte persone alla fede. Tante persone hanno ricominciato ad andare a messa, a confessarsi e per me queste sono le cose più importanti perché la fede è la cosa più importante.
Carlo ci spiega l’importanza dell’Eucaristia, ci ricorda che le promesse di Dio hanno un valore infinito. Quando Dio promette «io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo», vuol dire che Lui è veramente presente, che veramente è con noi. I sacramenti sono i segni efficaci attraverso cui Lui ci dona la grazia, quindi io devo avere il mio rapporto personale con Cristo, devo avere fede in Gesù. Questo è quello che è richiesto: fiducia e affidarmi, abbandonarmi alle promesse di Cristo.
Il 7 settembre Carlo sarà canonizzato insieme a un altro giovane, Pier Giorgio Frassati. Cosa dice al mondo la vita di questi due ragazzi?
Carlo e Pier Giorgio Frassati, che ha vissuto una vita similare a quella di Carlo – un po’ diversa perché era più grande, però anche per lui erano importanti la messa quotidiana, l’adorazione quotidiana, l’aiuto ai più poveri -, testimoniano che bisogna vivere, non «vivacchiare». È importante capire che la vita ha un senso, riscoprire che esiste una vita eterna, che esiste qualcosa di meraviglioso che ci attende e vivere in chiave di eternità, in prospettiva di eternità, non vivere come se la nostra vita fosse solo «orizzontale». Tante persone non hanno fede nella vita eterna, nell’Infinito e questo è il grosso problema. Bisogna riaccendere la fede, aiutare le persone a riavere fede e penso che il Signore abbia mandato Carlo, nella sua semplicità, proprio per ricordarci l’essenziale, per ricordarci che veramente Dio è con noi, che la presenza di Cristo mezzo a noi esiste nell’Eucaristia.