È sempre così diversa da quella italiana, la politica che ha come teatro Parigi, l’Eliseo e Matignon. I francesi hanno (avuto) una Repubblica presidenziale forte, un apparato statale impressionante, hanno (avuto) una stabilità politica invidiabile, godono di una stabilità dei conti ammirevole, hanno (avuto) imprese autoctone che riescono a resistere alle offerte di acquisto estere… Tutto vero, ma fino a qualche anno fa. L’era Macron sarà ricordata come una Repubblica presidenziale assediata da una frammentazione politica simile a quella degli anni ’70-’80 in Italia, con un debito pubblico che ha raggiunto l’Italia (in basso alla classifica) nello spread, mentre la Repubblica francese non riesce più a fare sistema tra imprese pubbliche e private.
Perché Bayrou chiede che la Francia tagli 44 miliardi di euro nella finanziaria del prossimo anno? Perché da decenni il Paese vive al di sopra delle proprie possibilità, e si trova con una crescita esponenziale del debito pubblico che ha raggiunto il 112% del PIL con tendenza al rialzo, mentre l’Italia è al 150% ma con una tendenza al ribasso. Lo spread dei due Paesi è ormai quasi uguale, attorno a 80 punti base. In materia pensionistica la Francia ha sempre voluto fare banda a parte rispetto al resto dell’Europa, arrivando a ipotizzare la pensione per tutti a 60 anni. Nel settore pubblico, Parigi sostiene poi un’amministrazione poderosa, con servizi di welfare che noi ormai ci sogniamo… Oggi i conti non tornano più sulle rive della Senna.
A contribuire al malessere economico del Paese, ci si è messo in primo luogo il panorama politico, con una forte crescita delle destre e delle sinistre, e un arretramento sensibile delle forze centriste. Per di più si sono moltiplicate le sigle partitiche, in uno scenario simile a quello che da noi è da sempre consuetudine: sappiamo barcamenarci, pratica sconosciuta Oltralpe. Il forte spirito identitario dei partiti francesi aborre il compromesso, per cui i veti incrociati che diventano ragioni di esistenza continuano a impedire che un governo di coalizione si insedi al Palazzo di Matignon, anche perché Macron non vuole fare scelte verso la destra o verso la sinistra: vuole essere solo l’ago della bilancia, anche se non ha più i numeri. Così, probabilmente l’8 settembre, giorno di convocazione dell’Assemblea nazionale, il centrista cattolico dal franco parlare dovrà fare le valigie. Anche lui.
François Bayrou ha occupato Matignon dopo Michel Barnier, Gabriel Attal, Elizabeth Borne, Jean Castex e Edouard Philippe, per un totale di 8 governi, che si sono rivelati sempre più instabili ed effimeri. Bayrou, cattolico di centrosinistra, è stato solo l’ultimo dei politici francesi sacrificati sull’altare di un presidenzialismo che Emmanuel Macron ha interpretato in modo poco popolare, in Francia dicono “altezzoso”, potendo godere dell’appoggio esplicito solo di un quarto della popolazione francese. Probabilmente il sistema politico francese ha bisogno di un nuovo assetto, con una revisione costituzionale che renda il Paese nuovamente governabile. Ma non tutti lo ammettono.
La crisi francese, però, non è solo politica e ora economica, ma ha profonde motivazioni culturali. Specchio ne è tra l’altro l’atteggiamento nei confronti dell’immigrazione, che ha fatto crescere le destre e ha spinto i governi di Macron a prendere decisioni che cozzano con la tradizione francese di origine colonialista, che vedeva aperte le porte della madre patria ai cittadini delle colonie. Ma la Francia sta perdendo anche le ultime basi in Africa, come testimoniano i casi di Senegal, Burkina Faso, Niger, Gabon e Mali. E poi la crescita del terrorismo, che ha avuto il suo culmine negli episodi di Charlie Hebdo, del Bataclan e della Promenade des Anglais di Nizza ha svelato un malessere diffuso nelle banlieue delle grandi città, con un difficile rapporto in particolare con l’Islam. Il modello di integrazione francese – se tu sposi la cultura francese, puoi diventare persino presidente della Repubblica in pochi decenni, ma devi accettare le nostre leggi in toto e “dimenticare” la tua cultura di origine – è in grave crisi. Parigi è ancora la città più visitata dai turisti nel mondo intero, ma non è più la capitale culturale del pianeta.