Stanno partendo. È arrivato a zero il conteggio alla rovescia avviato a giugno, subito dopo il blocco imposto dall’Egitto alla marcia via terra per raggiungere il valico di Rafah e portare aiuti ai palestinesi della Striscia di Gaza. Le prime barche sono partite a fine agosto da Barcellona e da Genova. Nei prossimi giorni se ne uniranno altre provenienti da Marocco e Tunisia. Ed altre ancora, in Sicilia, dall’Italia e da altri Paesi. Meeting point nel Mediterraneo centrale a metà settembre. Poi, insieme, circa 50 imbarcazioni navigheranno verso la Striscia di Gaza realizzando la più grande flottiglia civile coordinata della storia.

Un’attivista a bordo di una delle barche della flottiglia prima della partenza da Barcellona, 31 augosto 2025. Ansa EPA/TONI ALBIR
Sono le barche della Global Sumud Flotilla (globalsumudflotilla.org). Mentre il termine global indica l’ampia provenienza di barche ed equipaggi, e flotilla il comune percorso via mare, il termine sumud è quello che unisce tutti, i naviganti, i loro sostenitori e i destinatari: in arabo, sumud significa “fermezza” o “resilienza”, e per i palestinesi ha una lunga e intensa storia, che inizia ancora prima della Nakba del 1948. La psichiatra palestinese Samah Jabr descrive il sumud come «la base di una vita di resistenza, ancorata alla terra come un olivo dalle radici profonde, che preserva l’identità, cerca l’autonomia e la capacità d’agire, salvaguarda la storia dei palestinesi e la loro cultura dall’annientamento».

I preparativi su una delle venti imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, salpata da Barcellona per Gaza con circa 300 attivisti a bordo, tra cui esponenti politici e personalità internazionali quali l’attivista svedese Greta Thunberg e l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau, 31 agosto 2025 ANSA/ Musicforpeace
La storia dei tentativi per aiutare i civili palestinesi non è nata ieri. Su questo merita leggere l’intervista su Vanityfair del 31 agosto a Maria Elena Delia, portavoce per l’Italia del Global movement to Gaza: «Nel 2003 per la prima volta mi sono trovata in un progetto di un mese in Cisgiordania, a Betlemme, in un campo profughi, e lì ho conosciuto degli altri attivisti dell’International Solidarity Movement, come Vittorio Arrigoni, e mi sono resa conto che di tanti Paesi che avevo conosciuto, quella era una situazione molto particolare, io la chiamo “la madre di tutte le ingiustizie”, dal 1948 e anche prima…». Questo accenno di Maria Elena Delia a Vittorio (Vik) Arrigoni è doveroso, parlando dell’impegno per la gente della Palestina. Vik, che concludeva sempre i suoi articoli e reportages con la frase: «Restiamo umani», è morto a Gaza nel 2011, ucciso, pare, da un gruppo jihadista salafita, anche se molti suoi amici non ne sono convinti. All’epoca, Moni Ovadia definì Vik «un essere umano che conosceva il significato di questa parola».
Gli organizzatori della “regata” verso Gaza salpata in questi giorni sono 4 associazioni: si tratta della Maghreb Sumud Flotilla, della Freedom Flotilla Coalition, del Global Movement to Gaza e della Sumud Nusantara (quest’ultima con sede in Malesia). Questi gruppi si sono uniti per un obiettivo comune, rompere l’assedio illegale di Gaza via mare, aprire un corridoio umanitario di aiuti e denunciare le complicità dei Paesi che non fanno nulla per fermare la strage di civili palestinesi.
Le 50 imbarcazioni avranno complessivamente a bordo 500 persone, selezionate fra le 30 mila che hanno chiesto di partecipare. I naviganti appartengono a 44 delegazioni nazionali: 6 dall’Africa; 7 dal Medio Oriente; 17 dall’Europa; 8 dall’Asia; 2 ciascuna da Sudamerica, Nordamerica e Oceania. Nei Paesi di provenienza delle 44 delegazioni, durante la navigazione della flotilla si svolgeranno manifestazioni, accampamenti, azioni dirette e attività educative sugli scopi della “regata”.
Il coordinamento delle barche è globale, con formazione legale, equipaggi addestrati, preparazione alla sicurezza e addestramento alla nonviolenza.

Fiaccolata dalla sede di Music For Peace in via Balleydier verso il porto antico di Genova per ‘caricare’ in via del tutto simbolica parte delle oltre 280 tonnellate di derrate alimentari raccolte da Music for Peace e dai portuali genovesi dei Calp su alcune barche che domani partiranno per Catania dalla zona di ponte Parodi.
ANSA/LUCA ZENNARO
La navigazione avverrà nella legalità delle acque internazionali, per poi entrare in acque territoriali palestinesi, sempre in piena legalità. E se l’esercito israeliano bloccasse di nuovo queste barche, si troverebbe a doverne fermare molte decine, oltre a violare il diritto internazionale. Nelle precedenti 37 missioni a Gaza non si era mai presentato un numero così alto di imbarcazioni in un’unica operazione e non si era mai realizzato un segnale così forte e concreto di solidarietà internazionale.
Fra i sostenitori e testimonial della Global Sumud Flotilla ci sono attivisti, giornalisti e personalità di molti Paesi. Una presenza particolarmente numerosa è quella di artisti italiani come Fiorella Mannoia, Elisa, Levante, Nina Zilli, i Negramaro, i Subsonica, Gemitaiz, Shade, Frankie Nrg-Mc, ed altri. E gli attori Fabrizio Gifuni, Claudio Santamaria, Alessandro Gassman, Anna Foglietta, Elena Sofia Ricci, Marco Bocci, Marco D’Amore, Giovanni Storti, i fratelli Fabrizio e Claudio Colica. Anche attori internazionali di grande fama come Susan Sarandon, Mark Ruffalo e Liam Cunningham. Ma anche personalità come il fumettista Zerocalcare e il professore Alessandro Barbero. Ci sono di mezzo anche organizzazioni ben note e varie come Slowfood, Greenpeace e Un ponte per. Perfino il Collettivo fabbrica Gkn e il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (Calp), cioè i camalli di Genova, che insieme a Music for Peace hanno raccolto 260 tonnellate di cibo donato, che è stato caricato nei giorni scorsi su alcune barche della Flotilla.
Senza dimenticare Greta Thunberg che su una barca della Flotilla ci è già stata, è stata respinta e ci torna anche stavolta.
Li bloccheranno? È difficile pensare che non lo faranno. E fa male all’anima, ma nell’ideologia ultrasionista di Netanyahu, del suo governo e del loro sponsor statunitense, la Global Sumud Flotilla è probabilmente, e nella migliore delle ipotesi, solo una seccatura.
Io spero che prevarranno tutti coloro che preferiscono “restare umani”. Anche se non so quando avverrà.